#PER CHI AMA: Brutal Techno Death Auspico che un album con una copertina del genere non possa avere un contenuto altrettanto orrendo. Si tratta del debut dei polacchi Toughness, intitolato 'The Prophetic Dawn', lavoro che anche a livello di produzione non brilla certo in eleganza. Arriviamo infine ai contenuti: affibbierei alla band l'etichetta di brutal death, questo almeno quello che si intuisce dalle devastanti note iniziali di "Misanthropy Within Transcendence", che aprono il disco. Tuttavia, nel corso dell'ascolto emergono partiture tipicamente techno death con largo spazio affidato al basso di Ziemowit Chalciński e ghirigori chitarristici che strizzano l'occhiolino ai mostri del genere. Con la successiva "Forsaken Entity" emerge forte più che mai l'influenza dei Morbid Angel, laddove la ritmica emula palesemente quella della band statunitense, anche in termini di sound cadenzato e saliscendi di chitarra. Poi una pausa e arrivano le frustate in pieno volto con il growling da orco cattivo di Bartek Domański a narrare, a quanto pare, di mitologia e altri mondi lontani. Quello che non fa scadere la proposta dei quattro musicisti di Lublin è una preparazione tecnica spaventosa, la scelta di un certo rifferama da paura e lo sciorinare di alcuni assoli che lasciano quasi a bocca aperta. Stiamo parlando di un disco comunque che non scopre certo l'acqua calda e che incorpora nel suo incedere il bagaglio sonoro di altre realtà purulenti della scena estrema, in primis i Demilich. Si prosegue con il sound tritaossa di "In Perversity Premonition", dove imperversa un intricato riffing ma soprattutto uno sbalorditivo lavoro alle pelli. Quello che non mi fa impazzire di questa band è il loro lato più violento, tra blast beat e sfuriate metalliche, mentre li trovo ben più brillanti nel comparto melodico, laddove si cimentano anche in rallentamenti al limite del doom come nella stessa song, dove compare anche il suono di una campana a suonare a morto, mentre i nostri si dilettano in contorsionismi ritmici angoscianti. La title track prosegue sulla stessa falsariga, immortalando ancora giochi di chitarra prima di dar sfogo ad una trama ritmica impetuosa, tipica del thrash metal, rozzo e compatto. L'album continua a prenderci a schiaffi con le stesse modalità anche nei successivi pezzi, ove sottolinerei un brano su tutti gli altri, "The Infernal Travelings" con quel suo incipit più controllato che troverà sfogo in divagazioni più progressive, quasi jazzy. Rimane il suono "cingolatoso" della chitarra e quella ricerca di ambientazioni più ipnotiche in una parte atmosferica davvero eccellente (che si riproporrà anche nel finale etereo di "Depths of Nothingness". Per il resto, vi suggerisco semplicemente di porgere l'altra guancia. (Francesco Scarci) (Godz ov War Productions - 2022) Voto: 74 |