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martedì 30 agosto 2011

Terminal Sick - Diagnosis

#PER CHI AMA: Death/Thrash Metal, Sepultura, Soulfly
Inizio a pagaiare tranquillo sul mio kayak inconsapevole di un’invisibile ma inequivocabile, carontica presenza. Mi lascio traghettare in un petrarchico fiume dalle chiare, fresche e diaboliche acque. Odo rullare i primi bonghi tribali. Vedo scoccare, tra le fronde, le prime frecce intinte nelle avvelenate ghiandole della Dendrobates azureus. Sono fottuto. Sono infatti stato colpito: solo di striscio, certo, ma pur sempre colpito. Avverto già, nelle mie vene, l'onirico effetto della batracotossina. Sono ormai entrato in coma: "Deep Coma". E' con questa dicotomica nomenclatura che è stato per l'appunto battezzato il primo "sintomo" di questa diagnosi. I Terminal Sick sono una cinquina tutta italiana, emiliana per la precisione. I nostri cinque incazzati mietitori fan schizzar sangue qui, a casa nostra, e non hanno inzozzato a casaccio una qualunque scena del crimine come troppo spesso, ormai, si vede fare in televisione. Hanno pennellato ad arte, questo mistico, rosso, fiume di sangue. “Deep Coma”, di cui vi ho appena scattato una mia personale fotografia, è appunto la track di apertura di "Diagnosis". Un'esecuzione incazzata si, ma senza eccessi: regola d’oro questa, nel metal, come l’ora et labora per i Benedettini. Provo sempre un certo gusto nel mescolare il sacro al profano… ma non lasciamoci andare: delle percussioni tribali vi ho già accennato, alla "Roots" dei brasiliani Sepultura mi pare azzeccato dire. Molto buone le soluzioni adottate da Alessio alla batteria; che le sue pelli siano state tratte dal Necronomicon? Velocità si, ma priva di ripetitività e scontatezza. Pause e begli accenti vanno ad impreziosire la parure di chitarra, basso e campionamenti. Il tutto è sapientemente accompagnato da un buon scream, pieno, corposo, urlato ma a tratti anche melodico. "Living Injection", secondo sintomo, costruito sul dialogo tra voce pulita e scream, è meno aggressivo del primo. Belli i passaggi di tom ma il pezzo, a mio parere, non è all'altezza del primo. "Android" e "Blind War!, pur sapendo piacevolmente accarezzare il mio lato oscuro, non riescono più di tanto a domare la mia sete di vittime innocenti. Mi affaccio invece più curioso che mai sul panorama di "Psychical Analysis" bella quasi come il pezzo forte, "Deep Coma", alla quale segue, con un sound completamente diverso, "Useless Hope": netto stacco da quanto ho finora ascoltato. Di sicuro più docile delle precedenti track, rivela preziose sonorità che finora la nostra cinquina ci aveva tenuto nascoste. Con la omonima "Terminal Sick" si ritorna al sound incazzato iniziale. I bei riff di chitarra plasmati all'incalzante batteria e alla voce di Roberto mi accompagnano per più di sei minuti senza stancarmi mai. Sulla stessa lunghezza d'onda, per me forse anche più bella della precedente, mi faccio inebriare da "Unnatural". Il sound cambia ancora con la camaleontica "My Pain": la vedo come un quadro, un quadro che si autodisegna nella mia mente con l'incedere delle note. Vi si alternano spennellate tranquille a spatolate incazzate con intercalati campionamenti, che mi diverto a pensare come ai tagli nelle tele di Lucio Fontana. Ci vedo una sorta di criptico erotismo in tutto questo, ma forse sono solo io ad essere deviato. Nel penultimo sintomo, "Forever Alone", assistiamo ad un ennesimo cambio di sound: acustico, solo chitarra e voce. Breve si, ma bello. Il disco si chiude con l'ultimo sintomo, piacevole remix elettronico di "Deep Coma", una sorta di ...e vissero felici e contenti... tra le bare ed infiniti tormenti. nemA! (Rudi Remelli)

(Copro Records/Casket Music)
Voto:75