#PER CHI AMA: Alternative, Post Rock, Rock, Progressive |
Recensire una band italiana mi mette sempre di buon umore e se il lavoro è pure di buona fattura, la giornata non potrà che essere positiva. Il nostro quartetto veronese esce con questo "Facing the Opposite" andando a scrivere un capitolo interessante per quanto riguarda l'alternative rock/progressive metal di casa nostra. Certo, percorrendo le nove tracce si sentono le forti influenze "Tooliane", ma i passaggi melodici azzeccati e una tecnica da manuale fanno apprezzare non poco questo ottimo album. La qualità di registrazione e la pre-post produzione sono a livello professionale, lo stesso dicasi per gli arrangiamenti che non saranno mai imprevedibili e geniali, ma danno continuità alla composizione. Il cd si apre con "Recurring Fault" che dopo un breve riff di chitarra come intro, incalza subito unendo una linea di basso potente e una batteria solida che creano insieme buon all' unisono. "Reckoning" ha un inizio epico, incentrato sulla batteria e chitarre più aperte e distese, ma i riff che contraddistinguono i Bridge arrivano subito, intrecciando una stretta maglia che imprigiona la mente e porta a dondolare la testa a ritmo. Bella veramente e personalmente la considero la main title dell'album. Avevo già apprezzato "Barren Moor" nel precedente EP, ma ancora di più in questa nuova registrazione la malinconia della traccia si fa vivere fine in fondo. Forse il pezzo più strumentale dell'intero album. L'album si chiude con "Outcast" che ha uno dei pochi main riff puliti di questa release, il che crea un'atmosfera psichedelica e post rock, alla Explosions in the Sky. Ma il marchio di fabbrica dei riff incalzanti arriva come sempre e basso/batteria accompagnano degnamente il tutto, anche se potrebbero rubare tranquillamente la scena per quanto sono ben studiati. Come già detto, la qualità di registrazione è ottima, ma in particolare sulle chitarre è stato fatto un lavoro certosino. Posso immaginare le ore passate a trovare i giusti settaggi ma ne è valsa la pena, sentire dei distorti così realistici e caldi è una goduria per le mie orecchie intasate da tanti suoni freddi e sterili degli ultimi tempi. Ovviamente basso, batteria e voce non sono stati trascurati, rimangono nella media (alta). Se devo fare un appunto ai Bridge, riguarda la voce. Sicuramente il cantante non ha doti che fanno strappare i capelli ma conoscendo forse i suoi limiti, fa un uso attento della stessa, senza mai esagerare e soprattutto si fonde perfettamente con l' idea di fondo di tutti i pezzi. Se poi la scelta di suonare la chitarra e cantare allo stesso tempo è stata fatta per non introdurre un altro elemento alla formazione, approvo (e capisco) in pieno la scelta dei Bridge. Difficile creare una sintonia così perfetta e riuscire a mantenerla. Bravi, complimenti agli On a Bridge of Dust che si lasciano apprezzare molto anche dal vivo, mantenendo sempre un atteggiamento umile e disponibile. Ce ne fossero... (Michele Montanari)
(Self)
Voto: 80
Voto: 80