|
#PER CHI AMA: Thrash/Death, Voivod, Nevermore |
Gli Eufobia con la loro musica riescono ad elettrizzare qualsiasi cosa gli venga a tiro; hanno la dote speciale di saper scrivere brani potenti e corposi lasciando anche l'ascoltatore più scettico a bocca aperta. Nati a Sofia nel lontano 2003, e al loro terzo album completo (distribuito via Wizard LTD), dopo un buon disco come il precedente 'Cup of Mud' datato 2011, tante date e tour di spalla a band molto blasonate (Immolation, Onslaught...), centrano il bersaglio con un ordigno sonoro pronto ad esplodere nelle vostre orecchie. Risultano un po' come una felice anomalia nel panorama metal estremo odierno, poiché riescono a fondere in maniera convincente vecchie e nuove tendenze senza cadere nell'obsoleto e nella composizione scontata. La cosa che più colpisce nel nuovo disco è l'uso della voce, che si avvale poco del growl a vantaggio di un canto d'assalto, ruvido ma nitido, che ricorda molto i felici fasti dei Voivod epoca 'Phobos', cosa che li accosta ancor più al thrash d'annata rivisitato con un sound più moderno che rievoca i Gojira, tecnologico e melodico, stile Nevermore o i Machine Head dell'ultimo periodo. Comunque, 'Eufobia', è un album la cui caratteristica principale è la velocità: le canzoni rincorrono le tradizioni del metal estremo presentandosi con un impatto sonoro inaudito, tutto impostato sulla timbrica di una bellissima sezione ritmica e con chitarre mozzafiato che riescono a dare vitalità e inventiva a modelli musicali preimpostati. La voce e i cori che si spingono fino alla soglia dell'hardcore/punk vecchio stile, risultano di grande efficacia ("Liquid of Creation"), mentre la ricerca di evoluzione e la fuga verso le derive della sperimentazione e della creatività compositiva si esaltano in "Devotion", carica di suggestioni prog in salsa Static X, isterica e stravagante con un drumming supersonico. La band è difficile da inquadrare sin dal primo brano, le influenze sono molte e pure lo spettro dei Mastodon più complessi, appare sullo sfondo di "Fat Sack of Shit", un pezzo da devastazione ben calibrato. Bella la concentrazione d'atmosfere sci-fi e il sano carico di potenza (vedi "Unspoken") che sorvolano tutto il disco, senza dimenticare che i quattro musicisti bulgari danno mostra delle loro ottime capacità in tutti i brani, anche grazie ad una produzione accorta e di primo piano che rende la mezz'ora di musica contenuta nell'album davvero encomiabile. Un'opera d'arte, fresca e coinvolgente da ascoltare tutta d'un fiato. Una prestazione notevole della band per uno splendido album, vivace ed aggressivo, creato con tanta passione ed intelligenza per reinterpretare, contorcere, ed oserei dire, reinventare le sorti dell'extreme metal. Un album di metal pesante che non si regge solo sulla violenza sonora, sulla doppia cassa soffocante o ad una voce gutturale, un album che parla di nuovo death metal in maniera seria e credibile, saltando a piè pari tutte le possibili etichette del genere. Un lavoro evoluto, geniale e proiettato nel futuro che soddisferà le esigenze di tutti, anche quelle dei più intransigenti. Album stellare! (Bob Stoner)