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lunedì 20 novembre 2017

Three Eyes Left - The Cult of Astaroth

#PER CHI AMA: Doom/Psych/Sludge
Siamo in un cimitero di provincia in pieno medioevo, in una fredda notte d’inverno. Il velo che separa la vita e la morte è stato squarciato e un druido sta evocando un potente demone del mondo antico di nome Astaroth, principe degli inferi e braccio destro di Satana. Il freddo penetra nelle ossa, c’è odore di polvere, terra bagnata e fumo da combustione. È questo lo scenario in cui la musica di 'The Cult of Astaroth' ci catapulta senza troppi giri di parole, supportata egregiamente dall’artwork di Luca Solomacello. Si tratta del secondo album dei bolognesi Three Eyes Left edito per Argonauta Records, un concentrato di doom, psych e sludge, influenze che si fondono in un vortice di oscurità che trasuda esoterismo e magia nera. La prima traccia “Sons of Aries” apre con un leggero arpeggio di chitarra acustica particolarmente adatto ad accompagnare una seduta di meditazione che si riversa poi in un tetro ambiente cimiteriale dove solo una voce femminile ci guida tra le tombe diroccate e tra gli intricati sentieri illuminati fiocamente dalla fiamma di alcune candele che resistono al vento freddo della notte senza mai spegnersi. L'incantesimo però viene subito turbato da una cascata di valvole saturate che declamano pesanti riff doom sovrastati da quella che sembra la voce di Ozzy, tanto somigliante da chiedermi se effettivamente non stia ascoltando i Black Sabbath. Il viaggio continua con “You Suffer...I, The Evil Dead”: dopo un’evocativa apertura degna dei migliori film horror con un traballante carillon, inaspettatamente compaiono i primi attacchi di growl a contrasto con la sensazione di proto-doom che il disco nella sua interezza porta con sé. Personalmente è il mio pezzo preferito, racchiude l’essenza profonda del lavoro ed è costellato di accorgimenti sonori interessanti come l’utilizzo di metriche particolari (il tema principale si sviluppa su 10 quarti), la presenza di assoli allucinatori e gli spiccati connotati ancestrali ed esoterici della voce. Si tratta evidentemente di un rituale, una serie di formule che se ripetute nella giusta sequenza, possono portare energie che abitano altri mondi in visita nel nostro. Ripensandoci questo potrebbe facilmente essere il rituale che il druido in copertina sta celebrando per riportare in vita gli antichi demoni che andranno a riprendersi ciò che gli spetta dal mondo dei vivi. Il disco prosegue imperterrito navigando tra profondi mari sconosciuti, cieli in tempesta eterna e distese di terra spoglia a perdita d’occhio. Il viaggio non è privo di ostacoli, non è facile infatti rimanere agganciati ad un percorso di quasi 70 minuti, gli oscuri anatemi sepolcrali dei Three Eyes Left continuano a fluire nelle casse creando una coltre di tenebra spessa e densa tanto da oscurare il cimitero in cui mi immaginavo di passeggiare. Nel momento in cui arrivo all’agghiacciante chiusura “.. And Then God Will Die..” (ho avuto un brivido lungo la schiena solamente a scrivere il titolo di questo pezzo), l’oscurità ha preso il sopravvento, non vedo niente che possa essere umanamente distinguibile, rimane solo la sensazione di essere sospeso in un limbo infinito dove il corpo non esiste più e lo spirito è libero di vagare nei più neri anfratti dell’ignoto. (Matteo Baldi)

(Argonauta Records - 2017)
Voto: 75

https://threeeyesleft.bandcamp.com/

lunedì 16 novembre 2015

Three Eyes Left - Asmodeus

#PER CHI AMA: Stoner/Doom/Psych
I Three Eyes Left sono una band bolognese attiva nella scena doom/stoner da oltre dieci anni e che ha raggiunto un buon riscontro a livello di pubblico e ascolti. All'attivo hanno un demo, due EP ed un cd, poi la sempre attenta GoDown Records ha pensato bene di metterli a contratto ed è così che vede la luce 'Asmodeus', il secondo full length dei nostri, disponibile in digitale, cd e vinile da maggio di quest'anno. La formazione vede Maic Evil (voce e chitarra), Andrew Molten (basso) e K. Luther Stern (batteria), quindi un trio alla vecchie maniera, in grado di creare un volume sonoro e musicale senza eguali. Appena si inserisce il cd nel lettore, si viene avvolti da suoni sontuosi, le distorsioni delle chitarre sono calde e cremose, il basso è come il battito cardiaco di un'immensa creatura adagiata sul fondo degli abissi. La batteria trasuda ritmiche ancestrali, perentorie e ossessive, mentre la voce è una delle timbriche più piacevoli ascoltate negli ultimi tempi ove il vocalist usa appieno le sue doti e diviene elemento trascinante dei brani composti dai Three Eyes Left. "Beyond the Mountain" è l'opening track di 'Asmodeus' e come tale ha una grossa responsabilità: come la canzone di apertura di un concerto che deve impressionare l'ascoltatore, altrettanto deve fare questa song. Potenza allo stato puro, doom/rock psichedelico al 100%, potente e devastante come un cataclisma naturale che ha accumulato potenza per milioni di anni e finalmente ha trovato la sua via di sfogo. Riff potenti, bassi e imperterriti che prenderanno il sopravvento sui vostri speakers fino al punto di rottura che sarà sempre pericolosamente in agguato. Seppure l'attitudine doom sia abbastanza classica e ricordi senza tanti giri di parole band del calibro di Back Sabbath e Orchid, la band italica riesce a destreggiarsi molto bene creando una fusione personale che trae il meglio da altri generi come il metal e lo sludge, forgiando un sound massiccio e talvolta addirittura mistico. Le ottime linee vocali chiudono il cerchio, anche con excursus in territori death, confermando che i generi chiusi in se stessi alla lunga hanno vita difficile. "Lucifer Brightest in the Sky" è il brano che ho preferito, dieci minuti abbondanti dove il trio mette in piazza tutto il proprio bagaglio musicale e crea un brano pressoché perfetto, perché contiene tutto quello che ci si aspetta da una band doom. Il brano inizia come stoner, evolve e si tramuta in puro doom, per poi cambiare pelle e regalare un break psichedelico che permette a noi nati nei '70s, di viverli come fosse allora. Poesia in musica che soddisferà qualsiasi amante del buon rock, nostalgico o meno, insomma un album che regala otto tracce perfettamente incastonate nella corona del re delle tenebre. "Sign of the Pentagram" mostra il lato più veloce della band, ovvero una cavalcata massiccia e arrogante come poche, sempre caratterizzata da una compattezza strumentale che parecchie band possono solo sognarsi. Dopotutto i Three Eyes Left si sono fatti un mazzo tanto, chiudendosi in sala prove a provare e riprovare; poi con bravura e un pizzico di fortuna, hanno iniziato a raccogliere i risultati. Quindi, che lo prendiate in vinile o cd (massì anche in digitale se proprio non potete farne a meno), 'Asmodeus' si confermerà una gran bella perla stoner/doom/psych rock nostrano che ci permette di camminare a testa alta avanti ad altre scene sparse per il mondo. È solo acquistando musica che permettiamo a realtà come queste di vivere e farci sognare, ricordatevelo. (Michele Montanari)

(GoDown Records - 2015)
Voto: 80