#PER CHI AMA: Metal Etnico, Avantgarde, Senmuth, Negura Bunget |
Era da un bel po’ che tenevo d’occhio questa band, poi finalmente nella cassetta postale mi sono trovato il loro cd e con grande entusiasmo mi sono lanciato ben presto nella recensione. Beh, mettiamo subito in chiaro una cosa: pur avendo i nostri un monicker che richiama l’antica città azteca o un’intro dal sapore vagamente tribale, non siamo al cospetto di alcuna band centramericana, bensì trattasi di un side-project russo, che vede coinvolti alcuni membri di act dell’underground, tra cui il più noto, è sicuramente Senmuth, un polistrumentista resosi famoso, per aver prodotto una cosa come 120 release in una decade. Comunque sia, la proposta del combo dell’est Europa è un qualcosa di estremamente suggestivo, originale, e a tratti mi verrebbe da aggiungere esotico. Si perché pur presentando un sound piuttosto estremo, diverse sono le divagazioni etniche che esso propone, probabilmente dovute anche all’interpretazione in lingua madre (in cirillico tra l’altro l’intero booklet) delle song, che, cinque in tutto, raggiungono un totale di 45 minuti di musica di pregevole fattura. Se devo porre attenzione su qualcosa in particolare mi soffermerei sulla traccia numero tre, un mid-tempo dai suoni stranianti, in cui le vocals pulite di Archon si alternano con le harsh del duo Senmuth e Lefthander, e in cui si percepisce pure l’innesto di un flauto e di altri strumenti tipici della tradizione flokloristica. Niente male, ma l’album non è ancora decollato del tutto; lo fa però alla grande con la sinfonica quarta song, un’ondata di suoni magniloquenti, pomposi ed epici, che mi inducono ad alzare il volume e farmi trascinare dalla fierezza che essa emana. Il quinto brano evidenzia ancora una certa predilezione per sonorità ambient, comunque intrise da quel flavour etnico che va via via conquistandomi; poi ad irrompere ci pensa una ritmica marziale, con un bel growling in primo piano. Quando parte l’ultima traccia, il suono dei synth mi ricorda la proposta etnica del buon Senmuth, mentre le incursioni a dir poco stravaganti, possono suggerire alla mia memoria i francesi, ahimè disciolti, Carnival in Coal o i finlandesi The Wicked. In conclusione, questo quarto lavoro offre la possibilità di dare ascolto ad un interessante prodotto, che per certo, prende le distanze da tutti gli stereotipi che affollano, in questo momento, l’ormai saturo mondo metallico. Provare per credere. (Francesco Scarci)
(BadMoodMan Music)
Voto: 75