#PER CHI AMA: Symph Black/Death |
La RNC Music rilascia finalmente il tanto atteso primo full length dei veronesi Eternal Samhain, , 'Storyteller Of The Sunset and the Dawn', che ci consegna una band in eccellente stato di forma, sebbene siano passati ben cinque anni dal mini cd di debutto, 'Obscuritatis Principium, Proxima Est Omnibus Damnatio'. Freschi peraltro di un nuovo contratto con la label russa Φono Records (la Metal Blade d'oltrecortina), il quintetto veneto, che abbiamo già avuto modo di ospitare sulle nostre pagine ed un paio di volte in radio, torna quindi con nove tracce nuove di zecca. Dopo il declamatorio intro in latino, si scatena l'inferno grazie al black sinfonico di "Cathedral", che chiama in causa interessanti paragoni per la band: se da un lato l'apporto delle orchestrazioni, erette da intelligenti keys (ad opera del turnista Hati), evocano inequivocabili accostamenti con Dimmu Borgir e Old Man's Child, l'architettura spesso elaborata dei brani, tra cambi di tempo e stop'n go, chiama in causa invece il devastante e sinfonico approccio dei nostrani Fleshgod Apocalypse. Insomma, mica male no? Il fatto poi che questa traccia, cosi come le successive, non si dilunghi in inutili trame ritmiche, agevola non poco, una più semplice assimilazione del sound. Tra i vari pezzi, vorrei citare "Ode al Vento", song da cui è stato estratto anche un video e che vede lo screaming comprensibilissimo di Taliesin, misurarsi con l'italiano a livello delle liriche, mentre la canzone, oltre ad offrire un ottimo break centrale, propone un'epica cavalcata sorretta da sontuose tastiere, accompagnate da una sempre elegante sezione ritmica affidata a zanzarose chitarre in tremolo picking. L'esperimento ben riuscito dell'utilizzo dell'italiano tornerà anche in "Cenere", lunga traccia sinfonica mid-tempo, che nella sua ottima progressione, propone uno spettacolare parlato, sulle orme dei primi Maldoror e Aborym, in un brano di sanguinolento black vampiresco che mi ha evocato anche i disciolti Seed of Hate e i teutonici Ancient Ceremony. Si prosegue con la magniloquenza della quarta "Vox Populi, Vox Dei", song che accentua ancor di più la componente orchestrale del quintetto italico, ma che allo stesso tempo, vede la proposta dei nostri, più devota alla fiamma nera. Un breve intermezzo ambient e si sfocia nel riffing brutale di "Trinux Samonia", che avvicina maggiormente gli Eternal Samhain ai più famosi colleghi umbri dei Fleshgod Apocalypse. Anche la voce in questo caso, abbina al cantato in scream, soluzioni più vicine al growling. La musica prosegue intanto sulla stessa matrice, abbinando melodiche chitarre black (qui anche con uno splendido solo) con teatrali synth, che divengono più preponderanti (forse troppo) con "King of Yourself", in cui, il flusso sinfonico della band viene investito, nella seconda parte del brano, da un'interpretazione al limite del death metal. Detto della traccia più bella del disco, "Cenere", l'album si chiude con la tiratissima title track che sancisce un come back discografico in grande stile (anche per ciò che concerne il formato in digipack con un artwork colmo di simbolismi); per questi ragazzi, che ora possono contare anche sull'importante appoggio di una grande etichetta, si può anche sognare, mantenendo però sempre i piedi ben saldi al terreno, perché per emergere di lavoro ne serve ancora parecchio. (Francesco Scarci)
(RNC Music - 2016)
Voto: 75