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sabato 24 dicembre 2016

Eternal Samhain - Storyteller Of The Sunset And The Dawn

#PER CHI AMA: Symph Black/Death
La RNC Music rilascia finalmente il tanto atteso primo full length dei veronesi Eternal Samhain, , 'Storyteller Of The Sunset and the Dawn', che ci consegna una band in eccellente stato di forma, sebbene siano passati ben cinque anni dal mini cd di debutto, 'Obscuritatis Principium, Proxima Est Omnibus Damnatio'. Freschi peraltro di un nuovo contratto con la label russa Φono Records (la Metal Blade d'oltrecortina), il quintetto veneto, che abbiamo già avuto modo di ospitare sulle nostre pagine ed un paio di volte in radio, torna quindi con nove tracce nuove di zecca. Dopo il declamatorio intro in latino, si scatena l'inferno grazie al black sinfonico di "Cathedral", che chiama in causa interessanti paragoni per la band: se da un lato l'apporto delle orchestrazioni, erette da intelligenti keys (ad opera del turnista Hati), evocano inequivocabili accostamenti con Dimmu Borgir e Old Man's Child, l'architettura spesso elaborata dei brani, tra cambi di tempo e stop'n go, chiama in causa invece il devastante e sinfonico approccio dei nostrani Fleshgod Apocalypse. Insomma, mica male no? Il fatto poi che questa traccia, cosi come le successive, non si dilunghi in inutili trame ritmiche, agevola non poco, una più semplice assimilazione del sound. Tra i vari pezzi, vorrei citare "Ode al Vento", song da cui è stato estratto anche un video e che vede lo screaming comprensibilissimo di Taliesin, misurarsi con l'italiano a livello delle liriche, mentre la canzone, oltre ad offrire un ottimo break centrale, propone un'epica cavalcata sorretta da sontuose tastiere, accompagnate da una sempre elegante sezione ritmica affidata a zanzarose chitarre in tremolo picking. L'esperimento ben riuscito dell'utilizzo dell'italiano tornerà anche in "Cenere", lunga traccia sinfonica mid-tempo, che nella sua ottima progressione, propone uno spettacolare parlato, sulle orme dei primi Maldoror e Aborym, in un brano di sanguinolento black vampiresco che mi ha evocato anche i disciolti Seed of Hate e i teutonici Ancient Ceremony. Si prosegue con la magniloquenza della quarta "Vox Populi, Vox Dei", song che accentua ancor di più la componente orchestrale del quintetto italico, ma che allo stesso tempo, vede la proposta dei nostri, più devota alla fiamma nera. Un breve intermezzo ambient e si sfocia nel riffing brutale di "Trinux Samonia", che avvicina maggiormente gli Eternal Samhain ai più famosi colleghi umbri dei Fleshgod Apocalypse. Anche la voce in questo caso, abbina al cantato in scream, soluzioni più vicine al growling. La musica prosegue intanto sulla stessa matrice, abbinando melodiche chitarre black (qui anche con uno splendido solo) con teatrali synth, che divengono più preponderanti (forse troppo) con "King of Yourself", in cui, il flusso sinfonico della band viene investito, nella seconda parte del brano, da un'interpretazione al limite del death metal. Detto della traccia più bella del disco, "Cenere", l'album si chiude con la tiratissima title track che sancisce un come back discografico in grande stile (anche per ciò che concerne il formato in digipack con un artwork colmo di simbolismi); per questi ragazzi, che ora possono contare anche sull'importante appoggio di una grande etichetta, si può anche sognare, mantenendo però sempre i piedi ben saldi al terreno, perché per emergere di lavoro ne serve ancora parecchio. (Francesco Scarci)

(RNC Music - 2016)
Voto: 75

lunedì 9 luglio 2012

Eternal Samhain - Obscuritatis Principium

#PER CHI AMA: Black Gothic, Cradle of Filth
Vedo percolare, al lume di una nera candela, da una malsana e demoniaca stigmata, impressa su una mano di Gloria, lente, calde, rosse gocce di densa ceralacca a sigillare un occulto, dannato, oscuro, tesoro. Si fondono, piano, senza fretta alcuna. Vi vedo imprimere un pentacolare sigillo con elementi terra e fuoco puntati verso l'alto, per celebrarli e lo spirito, dannato e consacrato al male, puntare verso il basso, addirittura sorvegliato e tenuto sotto scacco, da due famelici mastini. Non so quale famelica entità si sia scatenata nel momento stesso in cui ho osato spezzare quel sigillo: quando l'ho fatto, la luce, che fino ad un istante prima mi circondava è, per un attimo, quasi venuta a mancare, sopraffatta, succube delle tenebre. Mi avventuro in questo iniziatico percorso in cinque tappe e comincio ad assaporarne, ad apprenderne, il primo dei cinque arcani segreti che con Fatima, nulla hanno a che fare. M'incammino, accompagnato da logoranti note di tastiera, sul sentiero di "Ante Lucem" che mi introduce in questo sacrilego rituale. Avverto la melodia di "Black Frame" esplodere con l'avvento di chitarre distorte e batteria. Incontro in questa mia crepuscolare incursione, un vecchio saggio. Piegato dal tempo sul suo nodoso bastone, vestito di stracci, in preda al delirium tremens, cieco, del tutto privo degli occhi, maleodorante per suppuranti ferite, mi allunga la sua rachitica mano. M'invita a seguirlo. Sarà lui la mia guida: comincia a conversare in quel suo magnifico growl cavernoso, sembra il canto di un vulcano ma è la sua voce naturale, non avverto infatti sforzo alcuno o un'autoimposta forzatura. Ottima prova quindi, quella del vocalist. Crescendi di batteria, oculati e sapienti accenti di piatto, molte gustose galoppate di doppio pedale, accompagnate da deliziosi soli di chitarra, rendono quest'opener una perla. Sono decisamente soddisfatto. Chissà cos'altro m'attende... continuo a camminare seguendo questo mio nuovo amico che già si è conquistato la mia fiducia e lui m'illustra, con la sua parlantina sempre più spigliata e veloce, le meraviglie della dannazione con "Vas Damnationis", un vero e proprio incantesimo musicale da cui resto immediatamente folgorato: un po’ come S. Paolo sulla via per Damasco, solo che qui si tratta di me sulla via della dannazione, strada che non ho mai smesso, né mai avuto intenzione di abbandonare o paura di calcare. È questa musica, quest'armonia, questo sconsacrato ambiente naturale di cui da sempre sono famelico e che assolutamente non potrò mai, mai farmi mancare. È come una sorta di perversa, erotica eccitazione: ogni volta che ne assaggio, ne vorrei sempre di più, ancora, ancora e ancora... Le melodie si fanno più selvagge, s'inviperiscono: non vedo più corde su quelle chitarre, sbiadiscono lasciando il posto a venefiche serpi che s'aggrovigliano, sibilano sempre più inacidite e ad ogni successiva plettrata, cercan di morder le dita di chi suona, senza riuscirvi mai. Troppo veloci, troppo precisi quei movimenti. Giungo nei pressi di un lago dalle calme acque. Sembrano immobili. Su di esse, si riflette maestosa la luna che su questa levigata superficie scivola, sembra disegnare. Il suo incedere sicuro, come la sfera di una biro, allunga la sua falce. S'illumina sempre più, sempre più pronta a mietere vittime. Dapprima non odo alcun suono. Poi, al suo centro, su di un levigato sperone roccioso, accarezzato dalle nebbie e che per questo scorgo solo a tratti, intravedo una figura. È una magnifica ninfa. Con la sua arpa m'introduce alle peccaminose note di "Sinful In Every Choice". È di così bell'aspetto che ne resto fin da subito ammaliato. Quali indicibili pensieri sfiorano la mia mente drogata da quelle ipnotiche, sinergiche e velocissime tastiere. Mi trascinano nel più largo, profondo e potente dei Maelstrom. Pause cadenzate valorizzano ritmiche metronomicamente perfette che scandiscono quest'armonia giocosa, guizzante che riesce pian piano a perturbare, quella calma piatta che da tempi remoti e fino ad un istante prima, regnava in quei luoghi. Il mio viaggio, purtroppo, e spero solo per ora, si conclude con la title track "Obscuritatis Principium", un ricettacolo di tutti gli ingredienti visti finora, una degna chiusura di un seppur breve ma magnifico sogno dal quale non vorrei svegliarmi mai. Sono le ultime parole di quel mio curioso compagno di ventura, a chiudere questo mio viaggio spirituale che non poteva concludersi senza una decisiva maledizione. Dopo essere stato infatti fin da subito e per tutto il tempo gentile con me, dopo essersi conquistato la mia fiducia, ed avermi fatto desiderare ardentemente quella dolce ninfa, si gira di scatto, mi guarda con quelle due sue orbite nere, profonde e... vuote. Sprofondandosi lentamente nel terreno, ricongiungendosi agli inferi dai quali era venuto al mondo, mi maledice in eterno con codeste parole: "Obscuritatis Principum Proxima Est Omnibus Damnatio Damnatio Damnatio Damnatio". (Rudi Remelli)

(Self)
Voto: 80