Cerca nel blog

giovedì 29 luglio 2021

Primordial - To the Nameless Dead

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Pagan Black
Gli irlandesi Primordial sono di gran lunga una delle migliori band in ambito di metal pagano. Abbandonata l'oscura rabbia e le tematiche popolari del precedente 'The Gathering Wilderness', la band guidata da Alan Nemtheanga rilascia, solo nella prima edizione, un doppio cd assai malinconico (che include tra l'altro un raffinato libro di 40 pagine e un bonus live cd registrato nel 2005 al Rock Hard Festival), che avrà reso felici i fan più accaniti, che rimpiangono gli esordi più epici e bellicosi della band. Il disco apre meravigliosamente con un trittico ispiratissimo di brani: le tragiche “Empire Falls” e “Gallows Hymn”, che affrontano il tema di Nazione e le sue implicazioni politiche, regalandoci una band rinnovata, fiera e matura, con un Alan Nemtheanga, che credo non abbia rivali in ambito estremo, grazie alla sua voce espressiva, sofferente, ricca di pathos e in grado di conferire a tutte le songs un'aura mistica, mortale e fugace. La terza “As Rome Burns” (che tratta l'incendio di Roma ad opera di Nerone) è il tipico brano in stile Primordial: assai ritmato, trascinante nel suo climax ascendente grazie a quei suoi riff carichi di epicità, in grado di condurci, al termine dei suoi nove minuti, in un'estasi di piacere che non trova confini nel tempo. Sembra di essere scaraventati in un'altra epoca, un'era di battaglie in cui il sangue sgorgava a fiumi e le spade brandite nel cielo. Forti di un songwriting maturo e di elevata qualità, i Primordial rilasciano tonnellate di emozioni, emozioni che scorrono violente nell'incedere possente e monumentale di questo straordinario disco, frutto di duro lavoro e sacrificio. Con “Failures Burden”, la band irlandese affronta il tema della mortalità umana: ricompare il growling di Alan (più raro rispetto al passato, a dire il vero), mentre la musica si fa più heavy, diretta e veloce. Con la quinta “Heathen Tribes”, la band omaggia invece il nostro passato, andando a pescare dalla musica tradizonale e acustica del proprio paese. Dopo l'intro “The Rising Tide”, esplodono le finali “Traitors Gate” e “No Nation on this Earth”, con le quali si torna all'antico, in cui l'act irlandese sfodera una rabbia primordiale, che ha come tema portante la decadenza della società: echi di 'Storm Before Calm' riemergono vigorosi dalle note di questi due brani, dove ricompaiono forti le caratteristiche della band di Dublino, fatto di giri ossessivi di chitarra, cupe atmosfere doom e richiami alla tradizione celtica. Drammatici, emozionanti, epici, furiosi, oscuri e malinconici. questi sono solo alcuni degli aggettivi necessari a descrivere i Primordialdi questo lavoro. E correva l'anno 2007... (Francesco Scarci)