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mercoledì 19 dicembre 2018

Gravespell - Frostcrown

#PER CHI AMA: Black/Death, Windir, Opeth, Dragonlord
Dall'assolata California, San Diego per la precisione, ecco arrivare i Gravespell e il sound dinamitardo contenuto nel loro secondo full length, 'Frostcrown'. Il riffing compatto dell'opener, nonchè title track del disco, ci ricorda perché il thrash metal abbia avuto la sua massima diffusione là dove Testament, Metallica, Slayer ed Exodus, si davano battaglia negli anni '80. La song che esordisce con questo thrashy mood, in realtà muterà in seguito, in una serie di cambi di tempo, stile e generi che arrivano ad abbracciare il techno death (a livello ritmico) e il black metal nord europeo. I cinque californiani picchiano duro, mantenendo però intatta la forte componente melodica che li contraddistingue, sempre gradevole, attraverso epiche cavalcate che scomodano un ulteriore paragone con un'altra realtà del luogo, i Dragonlord, creatura di Eric Peterson dei già citati Testament. Otto minuti quelli di "Frostcrown" per cercare di inquadrare la proposta dell'act statunitense, sempre in bilico tra scorribande black e velleità death progressive. Il disco è davvero buono, il che è certificato anche dall'arpeggio iniziale (una sentenza in quasi tutti i brani) di "Imprisoned", una traccia che ammicca agli Opeth, prima di esplodere in un riffing serrato che troverà successivi rallentamenti in atmosferici break acustici che si sovrappongono al rifferama compatto dei nostri e ad una sezione solistica di primo livello. Un breve interludio acustico ci dà modo di rifiatare, prima di imbatterci in "Shadows of the Underdark", song ben impostata a livello ritmico, che gode sempre di una certa libertà esecutiva, a testimoniare che i Gravespell non vogliono essere rinchiusi in un filone ben preciso. Le vocals di Garrett Davis poi sono un ibrido tra growl e scream e le chitarre qui si agitano rincorrendosi, in scale ritmiche da urlo. Se c'è una cosa su cui non discutere è pertanto la porzione ritmica dell'ensemble americano, cosi come l'ottimo gusto per le melodie. Forse c'è da lavorare un pochino su quei pezzi che suonano più come dei classiconi: penso a "Intrinsic Frost", un macigno, forse un po' troppo ancorato agli stilemi di un genere e quindi più suscettibile a giudizi perentori prima di godere di un finale in cui le chitarre si lanciano in aperture in stile Windir. Beh, tanto di cappello alla band che riesce a controvertere ogni pronostico, a fronte di commenti un po' troppo severi, con una prova di spessore. Lo stesso dicasi di "Occam's Razor", un pezzo che ha da offrire un diligente esempio di death metal tecnico, dotato di harsh vocals e di ottimi assoli conclusivi, l'altro punto di forza dei Gravespell. Sonorità più anguste sono quelle che compaiono nella più fosca e claustrofobica "Fear of My Vengeance", una traccia che per certi versi si avvicina come veemenza e compattezza del riffing a "Intrinsic Frost" ma che in taluni frangenti, fa riecheggiare quell'epicità, marchio di fabbrica dei Windir. Il disco ha le ultime cartucce da sparare e lo fa con gli ultimi tre belligeranti pezzi: "Ignis", spettacolare per quel rincorrersi delle sei corde. "Deadhand" è un brano dalla forte indole death thrash, un robusto omaggio alle grandi metal band del passato, che trova in un break acustico centrale un punto dove concedersi il meritato riposo, prima del conclusivo sprint, affidato alle stilettate della nervosa "Redemption", traccia che evidenzia una componente atmosferica più strutturata ed individua gli ampi margini di miglioramento in cui la band potrà muoversi in futuro. Insomma, 'Frostcrown' è un buon lavoro che vanta ottimi colpi, soprattutto a livello solistico ma che soffre ancora di qualche ingenuità. Ma le possibilità di crescere per i nostri sono davvero interessanti, basta solo coglierle al volo. (Francesco Scarci)