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sabato 13 dicembre 2014

The Slaughterhouse 5 – Alban B. Clay

#PER CHI AMA: Alternative Rock, At the Drive In, Minus the Bear, Echolyn, Sparta 
I The Slaughterhouse 5 (TS5) sono una band math-rock danese nata nel 2012 e composta da sei signori musicisti. Dico signori perché questo 'Alban B. Clay' è il frutto di un lavoro monumentale: un concept album con cui vengono raccontate le vicissitudini di un misterioso individuo, Mr. Alban appunto. L'album a lui dedicato è composto da sedici tracce arrangiate, registrate ed editate in modo professionale, a queste si aggiungono inoltre degli intermezzi parlati in stile teatrale. Quest'ultimi regalano un'esperienza diversa dal classico rock album dove i musicisti si focalizzano totalmente sui brani, arrangiamenti e suoni. Il loro genere è il math-pop/rock, quindi ritmiche ingarbugliate (ma non troppo), riff iperbolici che mutano dopo poche battute e cantato che per pochi secondi segue la melodia principale e immediatamente si stacca e ne crea una propria. Gli strumenti utilizzati sono i classici del rock, con un forte utilizzo di cori che rafforzano le linee melodiche e anche alcuni campionamenti/loop per aumentare la complessità sonora. Dopo una breve intro cacofonica, l'album apre con "Alban B. Clay the Artistè", un brano talmente ricco di arrangiamenti e suoni che diventa una festa per le nostre orecchie. Provate ad immaginare gli Arctic Monkeys al quadrato, il tutto miscelato alla perfezione, senza mai una sbavatura o un calo di tono. Per tutto il brano non troverete uno strumento solista, ma un'unica sinfonia che veleggia in maniera suadente; "Kill Thrill 2.0" è una canzone totalmente diversa, breve e ritmata, la voce femminile diventa la protagonista e gli strumenti si divertono esibendosi in una sorta di fuga. La batteria in particolare da prova delle sue velleità tecniche, sfoderando una ritmica complessa e rullate velocissime. Un pezzo coraggioso è "Hitler in a Box" che dopo un breve campionamento di un qualche vaneggiamento del Führer, si lancia in una corsa scavezzacollo con il basso e la batteria. Questi creano una ritmica che si impossesserà delle vostra membra e vi troverete a muovervi a scatti, in preda alle convulsioni con tanto di schiuma alla bocca. Ogni singola nota vibra di energia e ogni volta che ascolterete questa brano, vi accorgerete di una linea melodica o un arrangiamento che vi era sfuggito precedentemente. Se continuate l'ascolto di questo cd, soffermatevi su "The Celebrity Snuff Tape pt. 1", un brano che vi riporterà indietro di qualche hanno, quando i Radiohead producevano album come 'Pablo Honey' e in seguito 'Ok Computer'. Per carità, gli arrangiamenti diversi, ma i TS5 hanno studiato bene la lezione e hanno saputo fare tesoro di una struttura compositiva vincente. Concludo confermando quanto detto prima: la band danese è degna di nota, si meritano ampiamente il successo che stanno avendo e non ho difficoltà a pensare che la loro strada sia ancora lunga e piena di successi. Con loro l'idea classica di concerto è forse pronta al cambiamento a diventare un po' più rappresentazione teatrale, per dare così vita ad uno spettacolo che coinvolga appunto altre forme d'arte. (Michele Montanari)

(Self - 2014)
Voto: 85

La scena alternativa mondiale offre chicche da ogni parte del mondo, forte del suo volubile e versatile senso di esplorazione, espone band come questa, che pur essendo autoprodottasi nel 2014, è stata in grado di partorire un disco dalle splendide potenzialità di riuscita. Il sound della band danese, al suo primo album, è asciutto, fantasioso, nervoso, con un'indole selvaggia trattenuta da una verve che lo imbriglia piacevolmente in ambito pop e si intrufola tra i solchi degli Arcade Fire e i mitici Minus the Bear. Il gusto psichedelico e sperimentale della band emerge soprattutto in alcuni brani lampo fatti di pochi secondi, piccole schegge impazzite di forte urgenza creativa. L'intero lavoro è suonato con forte gusto alternative rock/math pop che richiama il metodo canzone classico degli storici The Housemartins, ed è influenzato dal punk alternativo degli Sparta e a tratti anche dal particolare mix sonoro dei rimpianti At the Drive In. Tra queste tracce si elevano le doti del bravissimo vocalist propense a rievocare il miglior Cedric Bixler Zavala, immaginato in contemplazione ai migliori Band of Horses, per poi proseguire a suon di ritmiche sbilenche, di scuola indie, a metà strada tra Sleater Kinney e The Strokes, cadenze romantiche decadenti glam care al buon Marc Almond e canto ecclesiastico stile Dave Gahan nei Soulsavers. "Hitler in the Box" alza il tiro e per la band è un vero e proprio inno assieme a "Light Bulbs", "Fish pt. 2–3" esalta la composizione in chiave neo progressive e li avvicina agli Echolyn in modo eccelso, mostrando le qualità e le virtù del combo danese, mettendo di fronte all'ascoltatore un'opera di ampio respiro e fresca, degna di nota e di composizione musicale superiore. Uno spettacolo interessante e variegato che farà piacere ai cultori del progressive rock come agli estimatori del rock alternativo senza colore ne parte. Liberi di creare senza vincoli, poiché questa è la sensazione netta che da tempo contraddistingue le band di classe dai surrogati proposti dalle major... e The Slaughterhouse 5 ne è la conferma in positivo! Meglio indipendenti, vitali e geniali. Ottimo esordio! (Bob Stoner)

(Self - 2014)
Voto: 90