Cerca nel blog

domenica 21 dicembre 2014

Machine Gun Kelly - Lady Prowler

#PER CHI AMA: Hard Rock
Quando la giornata è piovosa e non puoi tirare fuori dal garage la tua amata due ruote, l'alternativa è ascoltare un po' di sano rock. Se non ti affidi ai classici della tua collezione, non resta che buttarsi sui cd nuovi di zecca. Ed è così che mi soffermo sull'album 'Lady Prowler' dei Machine Gun Kelly (MGK). La copertina mostra una gentil donzella che tiene in mano un meno gentile mitragliatore e senza indugio caccio il cd nelle fauci del lettore. Si inizia con "Backstreet Queen" e dopo pochi riff capisco subito che i cinque ragazzotti di Savona amano il rock nella sua coniugazione hard, in puro stile anni '90. La traccia è un classico del genere: ritmica compatta creata, dal binomio basso/batteria e chitarre che guidano la melodia a forza di riff e accordi. La voce ha un tono particolare ed abbastanza acuto, equiparabile a Judas Priest e Alice Cooper. Infatti la band ligure nasce nel 2000 come cover band con una scaletta basata sui classici di questi due gruppi. In seguito prende la propria strada e produce alcuni demo/promo per arrivare nel 2010 con il primo e vero album. "Bad Fun City" inizia con la batteria a preparare l'attacco delle chitarre, che crescono lentamente ed esplodono ma non troppo, nel senso che una bella cavalcata rock avrebbe permesso al brano di decollare, invece rimane in un basso profilo. Assoli e un breve break arricchiscono il brano, ma la struttura si presenta classica e prevedibile, troppo composta negli schemi e non lascia spazio ai musicisti, che vorrebbero picchiare più duro e correre come dei forsennati. Il brano che da il nome all'album è il più riuscito: bei riff che ci inducono fin da subito al headbanging spinto, fino al gran assolo di chitarra che zittisce tutti e spinge i musicisti in erba a tornare in cameretta e ripassare un po' di tecnica. Il vocalist fa il suo dovere, lavora bene trovandosi a proprio agio nella tonalità del brano, ma lo stesso non si può dire per altri pezzi, come "The Hunter", un po' più debole. La band ha tutte le carte in regola per far bene e suonare con gusto un genere che al momento è amato da chi, negli anni 80-90, voleva essere un ribelle e provava ribrezzo per l'elettronica e affini. I MGK sono da ascoltare così, con genuinità e una punta di nostalgia: non ve ne pentirete perché solo le cose fate bene e con il cuore, rimangono nel tempo. (Michele Montanari)

(Beyond Productions - 2014)
Voto: 70