#PER CHI AMA: Swedish Black, Marduk, Setherial |
Dopo essere stato tramortito in sede live e averli ospitati in trasmissione nel Pozzo dei Dannati, finalmente giunge tra le mie mani il come back discografico (dopo ben sei anni!) dei violentissimi Stigmhate, con un lavoro che è più una sonora legnata nella schiena, e poi più giù all’altezza del cavo popliteo, subito dietro al ginocchio, a piegarci le gambe e a chinare il capo di fronte a cotanta furia e malvagità. Avremo anche aspettato tutto questo tempo per rivedere all’opera l’oscuro quartetto veneto, ma ne è valsa la pensa, perché i nostri sono tornati più tonici e in forma che mai, ben supportati dall’etichetta Bakerteam Records. Ebbene “The Sun Collapse” ci propone nove annichilenti tracce che, prendendo palesemente spunto dalla tradizione black svedese (quella di Marduk e Setherial), ci investe, sin dall’iniziale “Throne of the Eternal Flame” con tutta la rabbia che, verosimilmente l’ensemble ha tenuto represso, nel corso di questi anni. La musica del combo, come dicevamo, è un vertiginoso esempio di black metal, suonato alla velocità della luce, sorretto da una ritmica mostruosa e sontuosa, grazie a delle chitarre affilatissime e ad un drumming potente e chirurgico, capace poi di anestetizzarci in quei rari momenti, in cui un sound mid-tempo, assurge a ruolo di protagonista. Non temete perché questi istanti, utili soprattutto a recuperare un po’ di ossigeno, sono veramente assai sporadici. Dopo il carattere trita ossa delle prime due track, è la melodia di “Gathered of Isolation” a conquistarmi, con quel suo incedere minaccioso, grazie ad un sound a cavallo tra Dissection e Unanimated, insomma altri due mostri sacri della tradizione scandinava, a dimostrare quale eccellente esempio, la scuola italica abbia da offrire in questo filone, un tempo territorio quasi esclusivo delle band svedesi. Taglienti, feroci e tecnici, supportati peraltro da una brillante produzione, gli Stigmhate devono aver venduto l’anima al diavolo, proponendo un sound che più mefistofelico non si può. Probabilmente lo screaming maligno e brutale di Marco accompagnato dall’efferato lavoro alla chitarra di Mike, spingono gli Stigmhate a candidarsi nel minacciare il trono ai godz svedesi. Un’ultima menzione la voglio dedicare ad “Architects of Fate”, song dal forte carattere apocalittico e alla conclusiva “Luce”, song leggermente più pacata, cantata tra l’altro in italiano, che chiude le porte dell’infernale mondo degli Stigmhate. Diabolici! (Francesco Scarci)
(Bakerteam Records)
Voto: 80
Voto: 80