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domenica 24 marzo 2024

Obituary - Live Infection

#FOR FANS OF: Death Old School
I was wondering why James on guitar sounded the way he did and to conclude that wonder it's because Kenny Andrews was on lead. He had the effects down pretty good, but the technicality was waning. James was/is the master shredder either in Death, Disincarnate, Obituary and Testament. His quirky behavior was because like Chuck from Death, he had a brain tumor, but he recovered where for Chuck it was his demise. This 'Live Infection' album is about an hour long (CD version) and I still like it even though it's less technical than the original 'Cause of Death' release. And the change was because it wasn't James on lead (to me, at least), so it wasn't as listener friendly to Obituary fans.

Don't misunderstand me, this is a great CD, but the production quality was less than optimal. Four original members on this release, featuring Donald Tardy (drums), Trever Peres (rhythm guitar), Terry Butler (bass), and John Tardy (vocals).

I think that this release was optimal, but it could've been a lot better. Live albums are not as good as studio albums, with exceptions. Destruction's "Live Without Sense" as an exception, but that was a thrash metal compilation that supposedly "live."

This live album didn't get much feedback from listeners (only 1). When I first heard it, it was bringing me back to the 'Cause of Death' era, just not as good. But they still did a good job with their instruments. I just wish James was on lead. I always liked his creativity with the effects he uses and that vibe that comes out of his guitar. Kenny's OK, he plays on the modern Obituary albums, including 'Dying of Everything.' Obituary has always held this old school death metal sound. It's never really changed. That's what keeps the band "bad ass." And 'Live Infection' I still give them a "70" rating for. Mostly because of the sound of the instruments and aggression.

I really wasn't sure what to expect from this album since it wasn't 'Cause of Death' solely, it was Kenny Andrews that took over James Murphy's leads. There were bonus tracks, too, that made it into the killer sound that was a result.

The vocals, music and vibe of this album is the 'Cause of Death' sounding songs which makes it very listenable and brutal. They never changed their style of music, that was makes or breaks a band. I still felt that this was a "70" rating and will stick by that. Take a listen to this one! (Death8699)


sabato 23 marzo 2024

The Pit Tips

Francesco Scarci

Finsterforst - Jenseits (Kapitel III - Reflexionen)
Borknagar - Fall
Before the Dawn - Archaic Flame

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Death8699

Dark Tranquility - Moment
Naglfar - Vittra
The Halo Effect - Days of the Lost

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Alain González Artola

Kraken Mare - Towards The World Beyond
Oromet - Oromet
Wraithlord - The Ballad of John Joel Glanton

Zipper Blues - I Wish I Could Be Like a Tree

#PER CHI AMA: Dark/Alt Rock
Bisogna ammettere che, mentre ci sono artisti come il signor Lindemann, che non hanno compreso bene, o hanno semplicemente dimenticato, lo spirito con cui si faceva ottima musica alternativa tra la seconda metà degli anni '80 e i primi anni '90, (sono convinto che la sua cover di "Entre Dos Tierras", non sarà ricordata nel tempo a venire), altri meno famosi di lui, ne fanno bottino e buon uso tutt'ora, proprio come la band veronese degli Zipper Blues. I nostri, alternando erudizioni eighties con quella dell'alternative rock/grunge degli anni novanta, danno vita a un EP dagli spunti molto interessanti. 'I Wish I Could Be Like a Tree' nasconde molti richiami dell'epoca, ma come in una sfera di cristallo, l'insieme sembra tutelato da un'originalità molto intelligente, soprattutto nella composizione e nell'uso dei suoni atti alla rievocazione sonora. Il disco ha un buona produzione, moderna e di qualità, i brani risentono di un taglio tipico della new wave e del post punk, forse perché la sezione ritmica è già in forza tra le fila dei Carnage Visors, nota tribute band ufficiale dei The Cure, e fin dalle prime note, ci si accorge che basso e batteria suonano con lo stesso stile, minimale, avvolgente, pulsante e statuario, tipico dell'album 'Seventeen Seconds' di Smith e soci. Nella filosofia musicale degli Zipper Blues vige una linea molto vellutata per il rock, che anche quando si aprono alle cose più rumorose, mantengono il controllo in maniera maniacale, sobriamente ricercati, per creare un suono omogeneo che si estende per tutti i brani dell'album. La chitarra mi piace molto, perché vanta influenze che possono ritrovarsi nelle atmosfere dei Cocteau Twins ("The Gain Game"), negli Smashing Pumpkins ("Squash the Bug") e persino sfumature care al sound dei Red House Painters di 'Down Colorful Hill', offrendo un apporto importante al sound, pur rifiutando il ruolo di primadonna. Inserita sempre in maniera peculiare, la sei corde si muove a suo agio tra le ritmiche tonde, proponendosi con un suono dinamico ma non esuberante, e comunque sempre dall'anima perfettamente rock. Il tribale usato in "Insanity" rimanda all'iconico inizio di "Figurehead" dei The Cure, cosi come il giro di basso del singolo "In or Out" è un toccasana per le orecchie cosi pure nel finale della conclusiva "Lipton", dove la chitarra si appresta a riecheggiare armonie di memoria Screaming Trees e Nirvana (quelli meno rumorosi), senza mai eccedere in vortici dal sapore noisy. L'equilibrio è il grande segreto e valore aggiunto di 'I Wish I Could Be Like A Tree', album autoprodotto registrato negli studi della Fantasma Records. Il quartetto suona bene e il disco non mostra lacune, l'anima dark si estende qua e là, capitanata dalla bella voce di Sara, che difficilmente si presta a un confronto con vocalist più famose, poiché vive di una veste canora tutta sua, uno stile particolare, che guarda al glam, ma che sa dare anche profondità (ascoltatevi "The Gain Game") e il riferimento più attinente, se proprio vogliamo paragonarla a qualcuno, direi Anneke van Giersbergen dei The Gathering in "Shortest Day", primo brano dell'album 'Home'. Stiamo parlando di rock raffinato e maturo, con una buona dose di esperienza portata da musicisti che sanno costruire brani efficaci e piacevoli. Non rimarrete delusi da questo EP di debutto degli Zipper Blues, e sicuramente non avrete la sensazione di trovarvi di fronte a uno scontato e sommario album buttato lì per caso, il disco è tutt'altro che mansueto e i suoi 23 minuti si fanno ascoltare tutti d'un fiato. Sarebbe una nota dolente per voi farvelo scappare, ascolto consigliato! (Bob Stoner)

giovedì 21 marzo 2024

Absque Cor - Na Zawsze Cieniem​.​.​.

#PER CHI AMA: Post Black
Un lungo arpeggio, una ritmica imponente dai tratti malinconici e un assalto sonoro all'arma bianca. Ecco lo scenario che mi si palesa quando faccio partire 'Na Zawsze Cieniem​.​.​.' dei polacchi Absque Cor, la classica quiete prima della tempesta che divampa come il peggiore degli incendi, tra martellanti ritmiche post black, vocioni impastati, brutali ma di grande impatto. Per quanto l'approccio con la poco rassicurante opener "Zapaść" non sembri dei più originali, devo ammettere che la proposta della one-man-band capitanata dal buon Vos, mi ha colpito. Basso e batteria aprono la successiva "Jeden Raz Za Dużo", la progressione musicale a braccetto con una certa tensione, si fanno palpabili, la musica ghiacciata nel suo incedere sembra paralizzarci per il terrore fino a un break atmosferico di grande intensità (e semplicità), che ci dà modo di riorganizzare le idee prima della sassaiola finale. Interessanti, parecchio, per quanto ci troviamo di fronte all'ennesima scoperta dell'acqua calda. Proseguo però con una certa curiosità e "Nawet Nie Próbuj"continua con quel suo impetuoso ma anche un po' sghembo martellare. La scorbutica proposta del factotum polacco qui assume le sembianze dei Blut Aus Nord, anche se quei break improvvisi mi tolgono la terra delle mie certezze da sotto i piedi per calarmi in un incubo a occhi aperti. Cavolo, fighi, soprattutto per quella capacità di cambiare pelle e acquisire qui un piglio quasi cerimoniale. Le sorprese comunque non si arrestano certo qui, visto che è il turno della quasi cacofonica "Dziękuję, że Jesteś" e i suoi dieci minuti di sonorità old-school, che sembrano aprire a un nuovo scenario sonico per il polistrumentista mittle europeo. L'ipnotico e sinistro sound degli Absque Cor non accenna a placarsi e continua a mietere vittime, visto il sopraggiungere della lunghissima (oltre 14 minuti) "Piosenka O Niczym", un'epica cavalcata che avrà modo di maciullarci con la sua rutilante e vertiginosa ritmica, le abrasive vocals del frontman e un senso costante di inadeguatezza che si declina attraverso un burzumiano intermezzo ambient che enfatizzerà le emozioni vissute durante questa prova di resistenza, a fronte dei 58 minuti di musica dell'hero polacco. In chiusura, "Солнце Мертвых", azzeccatissima cover dei russi Der Golem, per una miscela stralunata di post rock, industrial e blackgaze sulla scia dei primi Deafheaven. Un indovinato finale (anche se l'originale è di tutt'altra pasta) per un più che discreto lavoro. (Francesco Scarci)

Morbid Sacrifice - Ceremonial Blood Worship

#PER CHI AMA: Black/Death
Eccovi servito un po' di sanguinolento black death d'annata. Loro si chiamano Morbid Sacrifice, sono stranamente italiani per il genere proposto e 'Cerimonial Blood Worship' è il loro secondo album. Un lavoro questo che ci fionda indietro nel tempo di almeno 30 anni, giusto per stare stretti, visti i rimandi che si possono cogliere durante l'ascolto di questi otto pezzi, che ci catapultano ai bei tempi di Celtic Frost e Possessed, per non parlare poi dei satanici testi che costituiscono le liriche. Insomma, per i grandi nostalgici dei bei tempi andati, un tuffo al cuore con brani come la furibonda "Venomous Messiah" o la più compassata "Bloodsoaked Salvation", che per un minuto ci tiene sospesi sul vuoto per poi lasciarci cadere in un vorticoso death black old-school, fatto di atmosfere lugubri, ritmiche furiose e un growling chiaro e distintivo. Vorrei sottolineare che se siete alla ricerca di suoni freschi e moderni, qui non troverete nulla di tutto questo ma semmai grandinate detonanti ("Cremation Ritual"), ambientazioni insane e dai tratti infernali. I super nostalgici si ritroveranno anche una cover dei Sodom, "Conjuration", mitico estratto di 'Persecution Mania' del 1987, che per chi non la conoscesse, è una bella cavalcata thrash black. Ebbene, se vi servivano altri indizi per capire la proposta del quartetto italico, credo che questa rappresenti l'ultima inconfutabile prova. Per chi vuole invece avere ogni tipo di dubbio dissipato, si accomodi ad ascoltare le ultime "Serpent of Abomination", un death sporcato da venature doomish, e la più brutale "Bleed for the Horned King". A questo punto sono certo che la testa al toro sia definitivamente mozzata. Retrò. (Francesco Scarci)

martedì 19 marzo 2024

Cannibali Commestibili - Dio Sta Invecchiando Male

#PER CHI AMA: Alternative Rock
Se tanto ho amato titolo del disco, artwork e moniker di una band che non conoscevo assolutamente, non posso dire altrettanto di essermi lasciato sedurre dai contenuti di questo 'Dio Sta Invecchiando Male', nuova release dei trentini Cannibali Commestibili. Mettiamoci però che il sound proposto dal terzetto italico non rientra proprio tra i gusti affini alle mie papille gustative, offrendo un alternative rock cantato in italiano. Sei i pezzi a disposizione dei nostri, brevi, essenziali, e con quella giusta presunzione di volersi ficcare nella nostra testa a tutti i costi, come accade con il coro dell'opener "Scimmie": per quanto mi riguarda, l'obiettivo però non è raggiunto. Posso tuttavia apprezzare il fuzz delle sei corde, la robustezza di qualche ritmica, soprattutto quella della title track, interessante anche per le sue liriche. Ma ci sono alcune cose che non mi hanno fatto impazzire durante l'ascolto dell'EP, la voce è una di queste, che a mio avviso, ha il suo perchè quando si propone più aggressiva e ben supportata dalla muscolosità delle chitarre. Le stesse chitarre poi, in taluni passaggi, mi indispettiscono per quel loro piglio hard rock che a mio avviso non rende giustizia all'ensemble e potrebbe bollarlo addirittura come discendente di gente del tipo di AfterHours o giù di li ("Cimice"). Direi invece che preferisco la band in comparti più attuali e sperimentali come accade in "Vodka Economica" che, tra vaneggiamenti di primusiana memoria, testi psicotici e passaggi più claustrofobici, mostra la parte più sperimentale del trio. Lo stesso dicasi per la stravaganza di "Ballerine Splatter", bella furiosa nel comparto vocale e nelle brevi schegge chitarristiche, o in chiusura, con l'ossessività paranoica della breve "Il Finale". Insomma, un disco che per quanto mi riguarda, ho faticato ad apprezzare fin da subito, ma che nella sua brevità, potrebbe comunque riservare qualche bella sorpresa. (Francesco Scarci)

Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat - Afrolulu

#PER CHI AMA: Psych/Noise/Indie
Quanto di nuovo ci sia in questo secondo album degli Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat, album che arriva esattamente dieci anni dopo al loro debutto, lo lascio al libero arbitrio degli ascoltatori. Il fatto che sia un buon disco non lo metto nemmeno in dubbio, d'altra parte la band è composta da musicisti navigati ed esperti, ma trovo che gli manchi qualcosa per aprire una breccia nei cuori del pubblico contemporaneo, non per sua mancanza propria, ma perché penso che questo tipo di sound sia tanto nostalgico e di rimando ai concetti sonori che animavano a suo tempo, i Banco de Gaia, che oggi per i più, potrebbe risultare purtroppo poco attraente. L'intuizione di un suono analogico con il sodalizio tra vibrazioni retrò e psych, che ricordano alcune pagine scritte ai tempi d'oro della musica afrobeat degli anni '70, saranno apprezzate solo da persone esperte in quest'ambito musicale, e da chi come me, ama riscoprire questo tipo di sonorità. Analizzandone il lato più sperimentale dei brani, ci rendiamo conto che 'Afrolulu' gode e soffre delle stesse virtù del suo suono, lasciandoci stupiti per quei suoi ritmi e canti rituali tipici del continente sub-sahariano, condito da percussioni e riverberi che possono ancora destare qualche sorta di effetto sulla nostra conoscenza musicale, dopo la scomparsa della prima ondata della musica trance, quella più ipnotica e cerebrale, quella che mostrava ancora segni di intelligenza. Quindi i brani "Bufalo" e "Lagos", giocano facilmente la carta etnica e nostalgica, mentre "Talker X" si abbandona al flusso d'ispirazione lavorando sulla falsariga di cose apparse sullo splendido album 'Deceit' dei This Heat, mentre "Fc Lampedusa", e infine "Sabbie", si espongono a un suono più sperimentale, che se godesse del potere di certo Hi-Fi, potrebbe gareggiare con le uscite "high-tech" della Ultimae Records. Un disco quindi cerebrale che al primo ascolto risulta ostico, ma che a un ascolto più approfondito, mostra una saggezza psichedelica fuori dal comune e anche aspetti krautrock in più occasioni. Un album liturgico nel segno di 'Freeform Flutes & Fading Tibetans' dei già citati Banco de Gaia, per un bagno ipnotico, suoni familiari, e costruzioni che si dissetano nel mare del già conosciuto e sentito, ma che sprigionano nell'ascoltatore un cosmo di allucinogene fughe dalla realtà, un allargamento sonico della propria percezione temporale. Un viaggio sonoro in un mondo primordiale immaginario, a cui vale la pena partecipare, costellato di mille rimandi, dai campionamenti vocali delle voci di Malcom X e Martin Luther King, fino ad arrivare ai canti tradizionali africani. Musica fatta con un cuore d'altri tempi. (Bob Stoner)

Exhorder - Defectum Omnium

#FOR FANS OF: Thrash Metal
This release has quite a bit of peaks and valleys, to me though, there are some peaks just not enough to earn it a top rating. A lot of Pantera-esque riffs...they seem to use the same tuning as Dimebag (I think drop 60). But Pat O'brien does a good job in his solos and his rhythms. Just not enough "great" licks, but enough to earn it an "80" rating. I don't really have much history with this band, though their 2019 release collectively earned a top score. It's made me want to purchase more of their releases even though I don't multitudinously highly believe in this release, mainly because the music itself wasn't enough to gain its favor in my estimation. If the rhythms were as strong as the leads, I would diametrically oppose this belief that they should earn a higher rating.

The vocals are decent, and they vary between yelling to some clean. It compliments the music well. Pat plays the guitar on pretty much all tracks, with (I believe) some guest musicians as well. I think I'm right in saying so. There are some songs that incorporate the vocals with reverb or an echo sound.

Aside from placating the Pantera-esque style on some tracks or licks, this whole album altogether is a great effort collectively. Pat sure hopefully recovered from being axed from Cannibal Corpse due-to run ins in the law and his drug addiction. I believe he was caught last year playing live for Exhorder to replace their existing guitar player. He's made a tremendous effort to be welcomed back into the metal community, even though this band is quite different in their metal genre than they are from Cannibal Corpse. Let's just hope he sticks with the band and continues on his journey with them in the metal world. These guys have a somewhat great mass of riffs that stand out altogether.

What keeps this CD going is the energy to each track and the electric moments of the guitars going alongside the vocals. I enjoyed this album, I thought it was a great effort by the band. They have a history, but not a long history, of LP's in their discography. Let's hope they last a lot longer! (Death8699)