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giovedì 3 maggio 2018

Swans - Deliquescence

#PER CHI AMA: Rock Sperimentale
...ancora mantiene qualche cronosoma di "Bring the Sun" e compie definitivamente la sua exuvia su 'Deliquescence'. Deliquescenza inversa: l'entrata di "Frankie M" (diciotto minuti: appena un pelino autoindulgente chioserebbe non senza una parte di ragione qualche maligno brufoloso affetto da alitosi) sarà ampiamente ridimensionata su 'The Glowing Man' (che si tratti di una seconda deliquescenza di "The Apostate"?). Deliquescenza retroattiva: "Just a Little Boy" nella versione 'The Gate' appare stranamente intermedia tra le due precedenti live ('Not Here/Not Now') e studio ('To be Kind'), perlomeno negli intenti. Deliquescenza assente, già, nelle (non troppo) sorprendentemente identitarie "Cloud of Forgetting" e "Screen Shot", guarda caso entry-track dei rispettivi album. Deliquescenza della deliquescenza: è ipotizzabile che lo stesso Michael Gira sia a conoscenza dell'impossibilità di oltrepassare la (a tratti prosaica) magniloquenza di "The Knot" (quasi quarantacinque minuti) senza apparire autocaricaturali (cfr. il Neil Young di "Driftin' Back") e, per questa medesima ragione, abbia annunciato lo scioglimento della band. 'The Gate': centocinquanta minuti, tre canzoni da T-B-K, una da T-S e quattro inedite (poi su T-G-M). 'Deliquescence': centocinquantacinque minuti, tre canzoni da T-G-M, una da T-B-K e tre inedite. La deliquescenza live impeccabilmente testimoniata su questi monumentali e autocompiaciuti live è senz'altro parte imprescindibile del processo creativo e compositivo successivamente formalizzato in studio. Ma nove ore tra live e studio per assommare ventuno canzoni in poco più di due anni (la discografia dei prolificissimi Beatles totalizza poco più di otto ore e centottanta canzoni in nove anni) sembrano un cicinino troppe. Ma soltanto nella patetica opinione di qualche qualche gibbuto detrattore affetto da psoriasi. (Alberto Calorosi)

(Young God Records - 2017)
Voto: 75

https://www.facebook.com/SwansOfficial/

venerdì 21 aprile 2017

Swans - The Glowing Man

#PER CHI AMA: Post Rock/Folk
Una duplice apostatica invocazione (“preghiera”, la chiama Michael Gira), stigmatizzante i tumori sociali: la droga e la morte come soluzione ("Frankie M"), l'abuso (sessuale) e la sua ossessiva ricorrenza ("When Will I Return?"), fino a profetizzare una sorta di apocalisse della civiltà, scorticata ("The World Looks Red / The World Looks Black"), onirica ("People Like Us"), cangiante ("Finally, Peace"). Sparute evanescenze soniche ("The World Looks Red / The World Looks Black" è una sorta di re-cover dei Sonic Youth di "Thurston Moore", già occasionalmente militante nei Swans inizio carriera), post rock (le black-heart-dissonanze di "People Like Us"), aural-folk ("Finally, Peace"). Panorami musicali circolari. A lungo termine, una progressiva aggregazione sonora, ma anche lirica, per generare, alimentare e sublimare tensione emotiva: le tre monstre-track "Cloud of Unknowing", "The Glowing Man" e "Frankie M", settantacinque minuti in tutto, potranno ricondurvi dalle parti del Von Trier inizio novanta. Fascinazione, empatia, minimalismo, epica, auto indulgenza, ipnosi, (dis)soluzione finale. 'The Seer', 'To be Kind', 'The Glowing Man'. Tre album tripli in quattro anni, sei ore complessive, un unico profetico, ossequioso, scintillante, monumentale opus sonoro. Prendere o lasciare. (Alberto Calorosi)

(Young God Records - 2016)
Voto: 85

https://swans.bandcamp.com/album/the-glowing-man