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domenica 11 aprile 2021

Oh No Noh - Where One Begins and the Other Stops

#PER CHI AMA: Electro Ambient Strumentale
Curva forte l’incipit di questo EP della one-man band teutonica dei Oh No Noh. "Pointer" apre le fila di 'Where One Begins and the Other Stops' con una sonorità disillusa che gioca al rialzo tra un'insistenza pregevole quanto l'elettronica minimalista che parla con intercalari sfuocati, poi suoni neri, lenti, nebulosi fatti ad hoc per toglierci il fiato, spostarci la mente nel loop creato dal suo protagonista, Markus Rom, e congiungersi circolari, delineando una song dal piglio apparentemente ambient. Già mi sento a casa. E la casa me la arreda la seconda "Shrugging". Una base facoltosa accoglie una melodia artefatta, ancora ripetuta per il tempo di entrare e perdere il senno, ma non il tempo. Le casse la fanno da padrone permettendoci di tenere il metronomo della mente acceso. Sento il tinnulo, mi desto. Sento una voce in background, mi accarezza l'anima. Torna il rilancio. Ballano i neuroni. La adoro. Come una fiaccolata errante nella notte della mente parte “Golb”. Qui le mie sinapsi si accendono di elettricità, sfrecciano velocissime le cariche elettriche. Mi ritrovo persa con le palpebre chiuse e l’ascolto aperto ad una traccia dai tratti sperimentali, di quelle che scalda l’aria. Da ascoltare coi bassi al massimo, mi raccomando. L’"Alba" ci desta dalla nottata. In questa song possiamo meditare e riposare la mente. Questo soffondersi di suoni delicati, eterei, onirici sembra un mantra, una cassa di risonanza per la pace in cui togliersi di dosso i demoni della notte. Una sorpresa continua quando parte “Clod”. Qui la band afferma il suo predominio, la sua natura più oscura, i suoi istinti reconditi nelle minimaliste plettrare di chitarra, la sua matrice ibrida tra il noto e l’ignoto. È una digestione di effetti sonori questa traccia, un metabolismo lento questo vuoto sospeso tra il se e la musica, in una lentezza di fondo in cui si può quasi percepire l’assenza dell’inesistenza del tempo. Arriviamo alla traccia che dà il titolo al platter. Ha scelto molto bene il buon Markus, perchè in questa song sento tutto l’album attraversarmi la mente, i timpani, le percezioni, fino a toccare il diapason dell’anima. Lascio a voi il piacere di far convergere ogni singola nota di questa musica così completa per lo stile della band, all'interno del vostro io interiore. Ma ancora non è tempo di staccarsi da questo ascolto. Manca infatti ancora l’ultimo colpo di silenziatore di un caricatore di suoni bellissimi. "Foam". Un insieme di inverno, primavera, estate, autunno. Un corpo unico di stagioni. Questa traccia descrive il freddo nei suoi suoni affilati, il tepore nello spazio concesso alle percussioni, il caldo ansimante dei silenzi, la nostalgia dei colori. La musica è sempre un’esperienza al limite tra la terra e le percezioni. In questo lavoro troverete solo percezioni pregiate da riascoltare ancora ed ancora. (Silvia Comencini)