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martedì 11 marzo 2014

OJM - Volcano

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Garage Rock
Gli OJM sono una piacevole realtà italiana che calca la scena dal lontano 1997, nascendo prima come band stoner rock, e poi trovando nel garage mescolato al rock anni settanta la loro vera fonte di ispirazione. Molti concerti in Italia/Europa ed importanti collaborazioni sono sinonimo di musicisti che ci sanno fare e soprattutto che ci credono. Con questo 'Volcano' gli OJM confermano il loro sound e con l'introduzione di un nuovo elemento del gruppo dedito al piano/organo, fanno capire che passano dei pensieri malsani per la mente. Infatti "Ocean Hearts" approfitta della new entry per creare un'atmosfera psichedelica fatta di chitarre e sezione ritmica che scalcia e si dimena. Un pezzo che ti lascia di stucco per la cura nei minimi dettagli e ti porta indietro di 30-40 anni con un viaggio lisergico in pure stile '70s. Verso la fine le tastiere si lanciano in un bellissimo duetto danzante con la chitarra del buon Andrew e l'opera d'arte è fatta e servita, tanto che vi ritroverete madidi di puro rock senza rendervene conto. Poi si passa ad "Escort" e gli OJM acquistano potenza, riff granitici che risentono dei trascorsi stoner e una voce carica di riverbero a ricreare atmosfere psichedeliche a noi molto care. Assoli pregni di wah che urlano e si contorcono come in una danza di accoppiamento primordiale, una batteria forsennata e un basso distorto completano questa gemma musicale da sfoderare quando tutto sembra perduto e nulla può salvarci dalla musica arida e insignificante. "Disorder" riprende i suoni e la frenesia del garage rock con una gran cavalcata tanto veloce quando breve (poco più di due minuti). Forse troppo poco per lasciare qualcosa a chi l'ascolta. Passate a "Rainbow", molto meglio anche in termini di arrangiamenti e mood. A questo punto possiamo dire che i nostri amici veneti sono tutto fuorchè statici e il loro percorso artistico lo dimostra. Se provate a mettere sul giradischi la riedizione in vinile di 'Heavy' del 2002, vi sembrerà quasi impossibile che sia lo stesso gruppo. Questo vuol dire avere le palle e lavorare duro alla ricerca della propria identità, mettendosi in gioco e rischiando tanto. (Michele Montanari)

(GoDown Records - 2010)
Voto: 85

giovedì 22 agosto 2013

Satyricon - Volcano

BACK IN TIME

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Da più di un decennio seguo le sorti di questo colosso norvegese, che assieme ad Emperor e a pochi altri è riuscito a portare il black metal a livelli elevatissimi. Lavori come "Dark Medieval Times", "The Shadowthrone" e il capolavoro assoluto "Nemesis Divina" hanno segnato un'epoca e hanno posto le basi per la crescita di un genere che agli inizi degli anni '90 sembrava dover essere relegato unicamente all'underground. Ho sempre accolto con grande entusiasmo ogni prova in studio di Satyr e Frost e neanche il tanto contestato "Rebel Extravaganza" era riuscito a deludermi quando uscì nel 1999. Trovo che "Rebel Extravaganza" rappresenti tuttora il capitolo più estremo e misantropico della carriera dei Satyricon, un ottimo album che purtroppo non fu accolto in modo benevolo e venne criticato duramente, forse proprio per il suo carattere ostico e per l'abbandono totale delle atmosfere epiche e medievali degli esordi. Dopo l'uscita di "Volcano", ammetto però di esser rimasto sorpreso e disorientato leggendo tutti i commenti positivi che l'album ha ricevuto da stampa e affezionati e non mi sento di appoggiare in pieno questo verdetto collettivo che ha decretato la nuova creatura dei Satyricon come un'opera d'arte sublime ed innovativa. Indubbiamente "Volcano" ha ereditato le strutture spigolose e dissonanti di "Rebel Extravaganza" ma appare più scarno e diretto del suo predecessore, tanto da perdere quasi integralmente quell'aura ipnotica e malsana a cui il duo norvegese ci aveva abituati nelle sue composizioni più intricate. Solo "Angstridden" porta con sè l'inconfondibile marchio dei Satyricon mentre brani come "Suffering the Tyrants", "Mental Mercury" o "Black Lava", nonostante risultino formalmente perfetti e non manchino di alcuni spunti geniali, scivolano via senza far male e rimangono privi di slancio. Va anche detto che riesce difficile resistere a due pezzi esplosivi come "Repined Bastard Nation" e "Fuel for Hatred" -due macigni dalla vena rock'n'roll che suonati dal vivo, vi assicuro, risultano assolutamente travolgenti- ma questo non basta a far guadagnare quota a "Volcano", che purtroppo rimane soffocato dall'eccessiva smania di sintesi emersa nella sua stesura. Per quanto mi riguarda non c'è nessun tradimento delle origini, nessun cambio radicale di stile e non trovo nulla di sospetto nemmeno nel passaggio della band ad un'etichetta importante (affermare che Satyr e Frost siano diventati delle rockstar è semplicemente ridicolo)... più semplicemente, "Volcano" è un disco sottotono e alle volte un po' noioso, l'album di una band che resta comunque grandissima e rimarrà tale anche in futuro. (Roberto Alba)

(Capitol, 2002)
Voto: 65

http://www.satyricon.no/