#PER CHI AMA: Atmospheric Black |
Li avevo recensiti a inizio 2021 in occasione dell'uscita del loro disco di debutto, 'Through the Mist with Courage and Sorrow'. Ora i Voyage in Solitude, il progetto della one-man-band di Hong Kong capitanata da Derrick Lin, torna con un nuovo secondo album, 'The Isle of Death and Rebirth'. Due anni fa avevo particolarmente apprezzato la proposta dell'artista originario dei Nuovi Territori dell'ex colonia britannica, dedita ad un post black atmosferico. Cinque nuovi pezzi oggi per il polistrumentista dell'estremo oriente con il lunghissimo incipit strumentale affidato alle melodie graffianti di "Set Sail for the Isle", che per nove minuti e mezzo ci delizieranno anche con atmosfere soffuse ed intriganti, e chitarre che, nel corso del brano, si paleseranno in modo assai simile alla forma in cui Burzum ci aveva abituato ai tempi di 'Hvis Lyset Tar Oss'. Non si tratta però di una ritmica cosi ferale, ma sicuramente tra un arpeggio e l'altro, di punti di contatto con l'artista norvegese ce ne sono parecchi. Con la seconda "Wrath of Nature" (singolo apripista per questo cd) la ritmica si fa decisamente più tirata e, finalmente, fa anche la sua comparsa il latrato animalesco di Derrick in un contesto feroce dal primo al quinto minuto, quando il frontman decide di tirare il freno a mano e, accanto al classico arpeggio di chitarra, proporre il raffinatissimo e deprimente suono di un violino che per quattro minuti ci coccolerà in eteree soluzioni atmosferiche prima dell'attacco frontale conclusivo che ci martorierà le orecchie per un altro minuto quando invece a fare la sua comparsa troveremo un altro drastico e repentino cambio di tempo. Suoni nord europei (chi ha detto Sarcasm?) si manifestano in "Miasma", un'epica cavalcata black che ricorda sicuramente anche i Windir ma che nel corso del brano, saprà palesarsi anche in modo più personale, con una ritmica stralunata, quasi di estrazione Blut Aus Nord. Il pezzo è tuttavia bello lungo e nei suoi 11 minuti avrà modo di investirci con le sue raggelanti melodie di scuola Dissection, prima di un folklorico break acustico e una successiva e più orchestrale porzione strumentale (quasi da colonna sonora) che conferma le eccellenti doti stilistiche del bravo Derrick. "Night Trek to Phoenix Mountain" è il pezzo più breve del lotto (quasi cinque minuti e mezzo) e forse anche quello più normale, vuoi anche la sua natura puramente strumentale, una sorta di ponte che ci condurrà al finale rappresentato da "And Meditate Through the Clouds", gli ultimi otto minuti e poco più, in compagnia del sound ricercato dei Voyage in Solitude. Credo sia un flauto quello che apre timidamente il pezzo, prima che la brezza chitarristica faccia il suo ingresso nella song, che meglio rappresenta la componente malinconica di Derrick, complice anche il tremolo picking delle chitarre e il suono (credo) di un violoncello che compensano la mancanza dell'ispirato screaming del frontman. Un peccato aver relegato la voce solo ad un paio di song, avrebbe meritato sicuramente più spazio. Alla fine, 'The Isle of Death and Rebirth' conferma quanto di buono avevamo già ascoltato in occasione del precedente lavoro; sono certo che se adeguatamente supportati, i Voyage in Solitude potrebbero regalare splendide perle in futuro. (Francesco Scarci)
(Self - 2022)
Voto: 77
https://voyageinsolitude.bandcamp.com/album/the-isle-of-death-and-rebirth-2
Voto: 77
https://voyageinsolitude.bandcamp.com/album/the-isle-of-death-and-rebirth-2