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sabato 13 luglio 2013

Teresa 11 - Smoky Heaven

#PER CHI AMA: Ambient/Ethnic/Trip Hop
Il suono minimale di un'arpa si confonde con il rumore di una metropoli notturna e la voce modulata di una donna che accompagna lo strumento si perde nel chiasso delle luci elettriche, come se le immagini che scorrono lente davanti a noi fossero un sogno vissuto ad occhi aperti. È questa la prima, immediata sensazione visuale che ha suscitato in me l'ascolto di "Harp and 12 String Harp - Impro" e "Blue Shine", i due brani che aprono il lavoro dei Teresa 11. È un vero peccato che il promo non sia accompagnato da nessuna nota biografica e che l'unica informazione fornita dall'etichetta sia che il gruppo proviene dal Giappone, ma con qualche ricerca sono venuta a sapere che si tratta di un trio (formato da Rie Lambdoll, Anri Muramatsu e Miyazaki) e "Smoky Heaven" è il loro primo lavoro. La tradizione musicale giapponese emerge in numerosi passaggi, come qualcosa cui i Teresa 11 non sanno rinunciare, ma la sua eco si fonde con sonorità moderne, variegate e multisfaccettate che fanno di quest'album un'ideale e distaccata colonna sonora noir per una lunga, solitaria notte insonne in una grande metropoli. Ognuna delle dieci canzoni scandisce il trascorrere delle ore. Ognuna accompagna un'esperienza che si dipana in luoghi fisici e mentali diversi. Costanti aleggiano il suono dell'arpa e la voce "grassa" e modulata della cantante, interprete carnale di un soul moderno, riletto in chiave sintetica. Le arpe di Rie e di Anri e la voce di Rie sono senza dubbio anche gli aspetti più caratteristici dei Teresa 11, ma ad essi si mescolano una serie di gradazioni sonore multiformi che attingono dal trip-hop, dalla musica etnica, classica, ambient e soul-blues fumosa per poi macchiarsi di sperimentazioni e distorsioni elettriche in un seducente concentrato "cinematografico" dal forte impatto visivo e dal mood oscuro. Per apprezzare veramente quest'album è necessario dimenticare completamente qualsiasi classificazione e avvicinarsi ad esso con la mente libera da ogni forzatura stilistica. È un lavoro sfuggente, eppure risulta profondamente concreto e il suo maggior pregio sta proprio nel non sottostare ad alcuna corrente musicale. È un prodotto forse anomalo, un po' datato (2004) ma anche completamente maturo, pronto per essere accolto senza riserve da chiunque sappia apprezzare la vera musica. Non fate l'errore, dunque, di trascurare "Smoky Heaven": sorprendente! (Laura Dentico)