Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Swan Valley Heights. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Swan Valley Heights. Mostra tutti i post

venerdì 14 febbraio 2020

Swan Valley Heights - The Heavy Seed

#PER CHI AMA: Stoner/Space Rock
Mi risulta difficile dire che questa band di Monaco non sia brava, sarà la copertina bella e curatissima che mi coinvolge e mi fa sognare ad occhi aperti guardandola con i suoi due cacciatori primordiali spaziali in prima linea ed una grafica degna dei paesaggi cosmici di Yuri Gagarin. Devo ammettere che questo disco incute un certo fascino. Ovviamente se state cercando novità compositive nel genere in questione (ah dimenticavo stiamo partlando di stoner rock), credo che avrete delle difficoltà, poiché da anni in questo ambito sonoro l'immobilismo sembra regnare sovrano, quindi i chiaroscuri, cosi come le evoluzioni acide srotolate dai nostri, suoneranno proprio come da copione. Detto questo, i teutonici Swan Valley Heights si muovono alla grande tra le coordinate che furono dei The Spacious Mind o degli attuali My Brother the Wind, con quel taglio tra la psichedelia rock dei primi Motorpsycho ed il post grunge dei Three Fish di Jeff Ament dei Pearl Jam, trovando il suo apice compositivo all'interno disco, nel conclusivo lungo brano "Teeth & Waves", che si erge dal lotto per la sua forza propulsiva. Il lato più debole di 'The Heavy Seed' lo si può identificare invece nelle parti vocali che sembrano essere state poco prese in considerazione, tenute in sordina, con l'effettistica sonora che soffoca il canto peraltro in uno stile così morbido e filtrato che poco si sposa al resto del sound liquido e lisergico, risultando talvolta pure stentato o molto distaccato. Sono convinto che valorizzandolo a dovere la proposta della band avrebbe più potenziale e quella leggera influenza nelle parti soft, derivante dai lavori più psych di Steven Wilson, potrebbe fare la differenza nei prossimi lavori. Detto questo, torniamo a valutare la band con voti pregiati, dicendo comunque che il combo germanico suona bene, la produzione è buona e le evoluzioni sonore si sviluppano in maniera molto matura e intelligente. I quaranta e più minuti dell'album, uscito via Fuzzorama Records, appagano l'ascoltatore portandolo in lidi cosmici surreali, nella galassia infinita dei Swan Valley Heights. Altra interessante particolarità è che in nessun brano di 'The Heavy Seed' ci si imbatte in una psichedelia violenta dal classico taglio metal o doom anzi, il sound caldo e acido avvolge che è un piacere, e alla fine è una sensazione liberatoria di avventuroso viaggio ultra terreno quello che collega le atmosfere dei cinque lunghi brani del cd. 'The Heavy Seed' è alla fine un lavoro per cultori dello space rock e di quello stoner poco sabbioso e più visionario che potrebbe rivelarsi un'isola felice. (Bob Stoner)

sabato 16 aprile 2016

Swan Valley Heights - S/t

#PER CHI AMA: Stoner Rock, Colour Haze, Truckfighters, Fu Manchu
Potrei chiudere questa review all’istante. Vi basti sapere che sullo splendido packaging di questo lavoro del trio tedesco Swan Valley Heights c’è scritto “Please listen at full volume”. E che le sette tracce (mai sotto i 6 minuti l’una, più spesso oltre i 9) sono un capolavoro di fuzz e bigmuff con le rotelle a fine corsa, basso distorto e pulsante, batteria minimale ma sempre precisa, arpeggi spaziali imbevuti di delay e una voce pulita e distante (forse l’unico neo del disco, per la sua scarsa personalità), leggermente grunge nelle scelte melodiche. Se esistesse una scuola di riffing, gli Swan Valley Heights sarebbero i prèsidi onorari a vita: potenti, lineari, ossessivi, precisi. Talmente in fissa per il groove, che non ho trovato un singolo riff noioso, banale o semplicemente riempitivo. Vi sfido a non canticchiarvi in testa il giro portante della spettacolare "Mammoth" (11 minuti abbondanti tra crescendo magistrali e cavalcate in pieno mood Truckfighters), a non muovere la testa a tempo su "Let Your Hair Down" o a non stupirvi ascoltando i cinque quarti di "Caligula Overdrive". Non si corre, qui: c’è molto mid-tempo ben sfruttato. Un paio di pezzi rallentano fino allo spasmo, tingendosi di cupe tinte doom ("Slow Planet", "Mountain"). Poi, quando meno ve lo aspettate, il viaggio tra stoner e sludge lascia la terra e si spinge nello spazio: "Alaska", o l’intro della splendida "Caligula Overdrive" sono gemme di psichedelia lisergica. A completare questo lavoro, metteteci una produzione magistrale: tutto il suono vi arriva in piena faccia, come un pugno. Cassa, basso e rullante fanno sobbalzare il torace e rimbalzano nel cranio (sentitevi il minuto 4.00 di "Mammoth"); la voce è morbidamente in secondo piano, dove dovrebbe essere; la chitarra è definita pur restando pastosa, grassa, gorgogliante di distorsione. Sono senza parole: un disco straordinario, in grado di far incontrare lo psych-stoner più tedesco con la scuola americana, il riffing di derivazione blues con l’ispirazione metallara di un certo stoner di oltreoceano. Comprate questo disco. (Stefano Torregrossa)

(In Bloom Publishing - 2016)
Voto: 85

https://swanvalleyheights.bandcamp.com/releases