Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Sons of a Wanted Man. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sons of a Wanted Man. Mostra tutti i post

sabato 8 febbraio 2020

Sons of a Wanted Man - Kenoma

#PER CHI AMA: Post Black, Deafheaven
 Che botta! Il debut dei belgi Sons of a Wanted Man irrompe infatti con una violenza quasi disarmante nelle casse del mio stereo, con tanto di grida infernali ed ritmica arrembante, quasi a volersi presentare facendo le dovute premesse su quanto dovremo aspettarci durante l'ascolto di questo controverso 'Kenoma'. È un black scarnificante quello dei primi due minuti della opening (e title) track che evolve però verso lande desolate di un sound che ammicca in modo indiscutibile al post metal (e con relative vocals che virano improvvisamente al growl). Ma i quasi undici minuti della traccia sono multiformi, con continui cambi di tempo e forma, tant'è che mi sembra addirittura di percepire una forma primordiale di punk quando a metà brano c'è l'ennesima inversione di rotta (e vocals). Ma la song è mutevole, come ampiamente intuito nei primi minuti del brano, che ha ancora modo di proporsi sotto molteplici vesti, sfiorando il black doom e il depressive prima di risprofondare nella modalità post black della feroce "Serpentine". Qui, ritmiche tiratissime e screaming vocals, ma anche rallentamenti oscuri si coniugano in un marasma sonoro alquanto complicato da venirne fuori. E con "Canine Devotion" le cose si complicano ulteriormente e sapete il perchè? Questa volta non è un annichilente urlaccio ad aprire le danze ma la seducente voce di una gentil donzella che si assesta su un disarmonico pezzo dalle forti tinte shoegaze su cui tornerà a graffiare anche la urticante voce di Jan Buekers e di una sezione ritmica da incubo, a cavallo tra black e post-punk, dove vorrei sottolineare la prova disumana alla batteria di Mr. Kevin Steegmans, un uomo che parrebbe dotato di un paio di arti addizionali.In chiusura rientra la voce soave della vocalist in una versione più caustica dei Sylvaine. Con “Under A Lightless Sky” si torna nelle viscere dell'inferno con un intro di chitarra che poteva stare tranquillamente su 'Clandestine' degli Entombed ed un cantato di nuovo tra il possente e l'urlato. Il brano è una convincente cavalcata black metal corrotta qua e là da parti atmosferiche che ne assorbono tutta la malvagità. La parte centrale si mostra poi come un mid-tempo più controllato e melodico, ma io dei Sons of a Wanted Man, ho capito che non posso certo fidarmi e faccio bene. Appena si abbassa la guardia infatti, l'ensemble di Beringen, torna ad assestare mortiferi colpi in stile Deafheaven, sebbene accanto allo screaming ferale del cantante compaiano anche delle clean vocals. È il turno della seminale "Absent", che sferza colpi di brutal black che sconfinano nuovamente nel death metal. 'Kenoma' l'avrete capito non è un disco leggerino e "Amor Fati" non fa che confermarlo con un'altra tonante scarica adrenalinica che si muove tra ritmiche infuocate, altre mid-tempo, contestualmente ad un'alternanza vocale tra laceranti scream e oscuri growl. A chiudere il cd ecco l'outro ambient affidato a "Pleroma", finalmente la pace dopo la tempesta perfetta. (Francesco Scarci)
 
(LADLO Prod - 2020)
Voto: 70