#PER CHI AMA: Post Black, Deafheaven |
Che botta! Il debut dei belgi Sons of a Wanted Man irrompe infatti con
una violenza quasi disarmante nelle casse del mio stereo, con tanto di
grida infernali ed ritmica arrembante, quasi a volersi presentare
facendo le dovute premesse su quanto dovremo aspettarci durante
l'ascolto di questo controverso 'Kenoma'. È un black scarnificante
quello dei primi due minuti della opening (e title) track che evolve
però verso lande desolate di un sound che ammicca in modo indiscutibile
al post metal (e con relative vocals che virano improvvisamente al
growl). Ma i quasi undici minuti della traccia sono multiformi, con
continui cambi di tempo e forma, tant'è che mi sembra addirittura di
percepire una forma primordiale di punk quando a metà brano c'è
l'ennesima inversione di rotta (e vocals). Ma la song è mutevole, come
ampiamente intuito nei primi minuti del brano, che ha ancora modo di
proporsi sotto molteplici vesti, sfiorando il black doom e il depressive
prima di risprofondare nella modalità post black della feroce
"Serpentine". Qui, ritmiche tiratissime e screaming vocals, ma anche
rallentamenti oscuri si coniugano in un marasma sonoro alquanto
complicato da venirne fuori. E con "Canine Devotion" le cose si
complicano ulteriormente e sapete il perchè? Questa volta non è un
annichilente urlaccio ad aprire le danze ma la seducente voce di una
gentil donzella che si assesta su un disarmonico pezzo dalle forti tinte
shoegaze su cui tornerà a graffiare anche la urticante voce di Jan
Buekers e di una sezione ritmica da incubo, a cavallo tra black e
post-punk, dove vorrei sottolineare la prova disumana alla batteria di
Mr. Kevin Steegmans, un uomo che parrebbe dotato di un paio di arti
addizionali.In chiusura rientra la voce soave della vocalist in una
versione più caustica dei Sylvaine. Con “Under A Lightless
Sky” si torna nelle viscere dell'inferno con un intro di chitarra che
poteva stare tranquillamente su 'Clandestine' degli Entombed ed un
cantato di nuovo tra il possente e l'urlato. Il brano è una convincente
cavalcata black metal corrotta qua e là da parti atmosferiche che ne
assorbono tutta la malvagità. La parte centrale si mostra poi come un
mid-tempo più controllato e melodico, ma io dei Sons of a Wanted Man, ho
capito che non posso certo fidarmi e faccio bene. Appena si abbassa la
guardia infatti, l'ensemble di Beringen,
torna ad assestare mortiferi colpi in stile Deafheaven, sebbene accanto
allo screaming ferale del cantante compaiano anche delle clean vocals. È
il turno della seminale "Absent", che sferza colpi di brutal black che
sconfinano nuovamente nel death metal. 'Kenoma' l'avrete capito non è un
disco leggerino e "Amor Fati" non fa che confermarlo con un'altra
tonante scarica adrenalinica che si muove tra ritmiche infuocate, altre
mid-tempo, contestualmente ad un'alternanza vocale tra laceranti scream e
oscuri growl. A chiudere il cd ecco l'outro ambient affidato a
"Pleroma", finalmente la pace dopo la tempesta perfetta. (Francesco
Scarci)
(LADLO Prod - 2020)
Voto: 70