#PER CHI AMA: Cascadian Black Metal/Shoegaze, Wolves in the Throne Room, Alcest |
Tra le tracce di questo primo album uscito per la Dusktone Records nel 2014, troverete qualcosa di magico, un ponte reale tra la vostra anima e lo spirito della natura, quello più battagliero, romantico e misantropo. La one man band si fa chiamare Enisum e arriva dalla Val di Susa nelle Alpi Piemontesi; tutto il suo concept sonoro è ispirato dalla superba potenza e dalla bellezza dell'ambiente che ci circonda. E l'artwork non lascia ombre di dubbio sul connubio esistente fra musica e la forza di quella natura che ha ispirato questi sette brani di ottimo black folk metal, gelido e potente quanto basta per divenire un piccolo gioiello sotterraneo. La qualità assai alta della produzione rende il suono cristallino e vivace, limpido come una cascata di montagna, le parti folk (o meglio cascadiane) emergono senza prevalere intersecandosi alla perfezione con le incursioni più violente e dinamiche. Anche se leggermente meno corrosivi, gli Enisum ricordano il sound dei Wolves in the Throne Room per l'attitudine oscura, riflessiva e mistica che si protrae per tutti i quarantasei minuti circa di atmosfere spettrali e glaciali, ma dalle forti venature malinconiche e depressive. Le due tracce più lunghe del disco, ovvero "Civrari" e "L'Arvoiri du Cüdlit", racchiudono gli intimi segreti della mente che si cela dietro al monicker Enisum, la cui anima è divisa tra il decadente e l'introspettivo che spesso vira verso un black metal più "morbido" e dalle tinte alternative. Un sound che abbandona spesso e volentieri, ma solo in parte, la strada maestra del defender per esplorare un meltin' pot sonoro molto personale, vedi i cori angelici di "Rüvat Rùciaj", ove un suono astratto ed efficace sorprende anche senza reinventare il genere, lo rielabora con gusto e fantasia, sfoderando una buona padronanza a livello strumentale. Le parti vocali poi si fanno apprezzare nel tipico screaming black, che va alternandosi ad un raro cantato pulito e a cori che potrebbero essere migliorati per raggiungere le vette di Alcest o simili. Nel tirare le somme, possiamo affermare che 'Samoht Nara' è un album decisamente riuscito, accessibile ed intenso, omogeneo, diversamente estremo nelle sue sonorità ancestrali, emotivamente tagliente e penetrante, ricco d'atmosfera e pathos ad effetto. Uno splendido disco per sognatori oscuri. (Bob Stoner)
(Dusktone Records - 2014)
Voto: 80