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sabato 8 febbraio 2020

Pray For Sound - Waves

#PER CHI AMA: Post Rock strumentale, Sleepmakeswaves
Li avevamo accolti nel Pozzo dei Dannati in occasione del loro EP di debutto, 'Monophonic'. Era il 2012. Dopo otto anni, riabbracciamo i bostoniani Pray for Sound in occasione della release del loro quarto album, 'Waves', che conferma la tempra post-rock del quartetto strumentale americano. La musica, a distanza di anni, è la solita, semplicemente più matura e con obiettivi, a detta della band, leggermente differenti, ma andiamo con ordine. Detto che la presenza di un vocalist per il sottoscritto sia imprescindibile, la sua assenza è tamponata qui dalle eccelse capacità dei musicisti, dalla loro carismatica personalità e dalla loro verve. I brani scivolano infatti lisci come l'olio, da "All the Days", opener dinamica, ariosa e propositiva, a seguire con la più introversa "Julia" (ove compare in veste di guest star Chris LaRoque), cosi ricca in riverberi e parti riflessive da lasciarmi sospeso in compagnia dei miei soli pensieri. 'Waves', stando al messaggio della compagine, dovrebbe recare speranza e felicità, quindi il mood malinconico della seconda traccia mi lascia alquanto perplesso per quanto la canzone sia comunque apprezzabile. "Spiral" prova a riportare pensieri positivi con la sua vivace e contagiosa ritmica iniziale, che vede ottimi giochi di chitarre e percussioni a farla da padrone. Che volete che vi dica però, io continuo a percepire sentori di una certa nostalgia romantica, una caratteristica che, se intrinseca ai quattro ragazzi, immagino sia un po' complicato rimuovere. Tuttavia apprezzo la proposta dell'ensemble del Massachusetts, lasciandomi guidare dall'estaticità delle sue melodie e dalle struggenti parti atmosferiche, per cui sfido voi e chiunque altro a dire che percepite felicità in queste note. Ma non importa, perchè "The Mountain" nelle sue parti acustiche ci sbatte in faccia riferimenti pink floydiani e ancora una volta non posso che ringraziare. Con la title track si gioca con i synth attraverso lo srotolare di scale musicali su cui si installano i delicati arpeggi di chitarra. E la breve "Wren" non fa altro che confermare il carattere adombrato della nuova release dei Pray For Sound, con un ambient cupo e rarefatto, che ci introduce a "The Canyon", un'altra song che sembra seguire un po' troppo il canovaccio del genere e quindi mostrare un'aria affannata alla release. La band ci prova con "Talus" e i tremolo picking della conclusiva "Ezra" a risollevare le sorti di un cd che era partito bene ma che poi si è un po' perso nell'universo del "già sentito", in un genere ove portare qualcosa di innovati è ormai diventata impresa titanica. (Francesco Scarci)

(A Thousand Arms/Dunk! Records/Post. Recordings - 2019)
Voto: 72

https://music.prayforsound.com/album/waves

sabato 16 febbraio 2013

Pray for Sound - Stereophonic

#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale, Mogway
Pray for Sound, un nome una garanzia: musica in preghiera che penetra nell'animo attraverso quell'orecchio, quel timpano che mi guarda sornione dalla copertina dell' EP, ricordandomi che la musica fatta di solo ascolto, quello vero e profondo che ti entra e ti pervade i sensi. Mi accorgo che da alcuni anni sento musica ma non ascolto ed allora chiudo gli occhi e mi concentro su "Stereophonic". La tastiera mi guida e mi trasporta lontano, in un oceano di sensazioni che mi agitano lentamente, sembra davvero di sentire in sottofondo il mare dietro una chitarra che impervia e mi risveglia da questo momento di magica preghiera. Inizia "Tympanoplasty" con la sua lentezza proverbiale, interiorizzo i suoni, ancora acqua che scorre lontana e che depura il mio animo contaminato da canzonette stile sanremese. Ecco la batteria che mi riporta alla realtà con dolcezza iniziale che poi si trasforma in agitazione interiore e mi trascina in modo sempre più vorticoso sino alla fine del pezzo. "Retrogression" mi accompagna in un'atmosfera ancora di preghiera, davvero mi culla e mi conduce in una sorta di limbo tra il sacro ed il profano anche se verso la fine diviene un pochino ripetitiva. Allora cerco di concentrarmi maggiormente, cerco di utilizzare al meglio quel senso che la copertina dell'EP mi sprona ad attivare e rientro quasi per magia nell'universo della musica, nella purezza del suono trascinato da un mix strumentale e al contempo melodico ed esplosivo. Insomma un disco da ascoltare con la mente, il cuore ma soprattutto l'anima, adatto anche a tutti coloro che come me non sono grandi intenditori ma apprezzano la buona musica quando permette di lasciarsi alle spalle una giornata faticosa e navigare senza mete precise. (Renata Palmieri)