“Il sonno della ragione genera mostri”, questa è la celebra frase di Goya alla quale probabilmente gli esordienti Necromid si rifanno nel titolo del loro debut. Per quanto riguarda la musica, sicuramente i nostri devono essere grandi estimatori della scena death svedese, peccato che Imperia non sia Stoccolma e che gli Ithil World Studio non siano quelli dei ben più famosi colleghi scandinavi. Ciò che ne viene fuori è un genuino album di swedish death che si rifà a mostri sacri quali Arch Enemy, At the Gates e Dark Tranquillity, tanto per citare i più noti. Però mentre il sound delle band svedesi è molto ben strutturato e ragionato, la pecca dei Necromid sta nel lanciarsi in arrembanti cavalcate dalle melodiche e scandinave linee di chitarra, interrotte da qualche mid-tempos qua e là. Se il primo pezzo mostra un gruppo dalle grandi potenzialità, già il successivo mostra qualche limite della band, che sciorina brani si veloci, aggressivi, ma che bene o male si assomigliano un po’ tutti tra loro. La voce di Antonio dovrebbe dare una mano in tal senso, cercando di conferire maggiore personalità ai pezzi, mentre i brani dovrebbero giocare un po’ meno sul continuo ed eccessivo rincorrersi delle chitarre, perché il risultato può risultare sì piacevole in qualche pezzo, ma quando la cosa risulta reiterata, scade nel già sentito e incomincia ad annoiare pesantemente. Non mi dilungo ulteriormente nella descrizione delle canzoni proprio perché sono tutti molto simili tra loro (tranne la cover di Elvis Presley “Can’t Help Falling In Love” posta in chiusura al cd) e per questo auspico che la band possa lavorare per scrollarsi di dosso quell’alone pesante svedese che pesa sulle loro teste. Insomma, lasciamo fare lo swedish death agli svedesi e noi italiani dedichiamoci all’”italian” death in cui siamo altrettanto bravi. Sufficienza risicatissima, da rivedere (Francesco Scarci)
(UK Division)
Voto: 60
Voto: 60