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sabato 4 febbraio 2012

Rumors of Gehenna - Ten Hated Degrees

#PER CHI AMA: Thrashcore
Ok, ok, Franz, è vero ho fatto il Godot ma purtroppo sono un istintivo e come tale solo nel momento in cui l’ispirazione si impadronisce di me riattacco a scrivere… Finalmente mi decido e riparto da dove mi ero fermato e cioè all’ascolto dei Rumors of Gehenna. Schiaccio play ed ecco una pioggia di fuoco e fiamme uscire dalle casse, sparata a tutto volume da questi ragazzi friulani. Presi singolarmente, batterista e cantate uber alles, ci sanno fare, veloci, cattivi e cazzutissimi all’inverosimile: riffoni, bei solos, bei suoni, un’ottima produzione, ritmica eccelsa (il batterista è un vero killer) ma le prime quattro tracce sono piuttosto monotone (con la prima traccia, strumentale, sarebbero cinque, ma voglio essere buono) come il resto dell’album nel suo complesso. Per fortuna a risollevare le sorti di questo “Ten Hated Degrees” ci pensano “Human” (la mia favorita) e “My Hourglass Never Fails”, ma a mio modestissimo (e poco tecnico) parere purtroppo rimane poco altro degno di nota. Detto ciò, a chi non ha altro dio al di fuori di un metal fuoco e fiamme, a chi piace svitarsi il collo a furia di headbanging, questa release potrà certamente piacere. Bisogna fare un paio di doverose considerazioni: il genere in questione ha dato e ridato a più non posso e l’album è un po’ datato (2008); sembra però che ci sia una nuova release in cantiere con un nuovo cantante (fonte groovebox.it, notizia di settembre 2011) e i ragazzi sono piuttosto attivi nei live (pagina facebook per i social-utenti). Tutto questo lascia ben sperare che la line-up del combo del nord est riesca, almeno ai miei occhi di censore/recensore, a risollevare le proprie sorti e quelle del genere in questione. (Matteo del Fiacco)

(Worm Hole Death)
Voto: 60

martedì 6 settembre 2011

Dead Return - Scars of Time

#PER CHI AMA: Hardcore/Metalcore
Il primo week end di settembre è perfetto per cominciare l’accolto di questo full lenght (il primo) dei 5 ragazzi di Bolzano: la intro è in perfetto mood con il primo assaggio di pioggia autunnale, un tuono, uno scroscio di pioggia fanno da sottofondo infatti al riff di apertura dell’album, accompagnato da un delicato giro di pianoforte. Subito dopo il quintetto apre le danze con un pezzo hardcore-punk al fulmicotone, corredato da una bella voce potente, molto metal, con un bel bridge e con cori in controcanto; il ritmo è incalzante e la canzone molto coinvolgente, mediamente lunga ma molto varia con passaggi per lo più metalcore, per poi tornare a bomba su velocità hardcore, stupenda la chiusura con un ritornello tutto da cantare. "Awakening", "Like a Snake" e "Devil’s Embrace" sono un bel trittico dove i nostri mettono in mostra tutto il loro repertorio: sfuriate hardcore ("Devil’s Embrace"), riffoni metal ("Like a Snake") e un gusto per i ritornelli in coro (su tutte "Awakening"): da brividi il “one reality” sul finire di "Devil Embrace": senza che te ne accorgi ti ritrovi a cantarlo con loro a squarciagola con buona pace dei vicini di casa. Con "Salvation" (e "A Last Good Bye"), le sonorità si fanno più intime e a tratti melodiche e il ritonello “this is my serenade/you are the one for me” forse ci fa capire il perché… Ma niente paura, "Lust for Blood" rimette tutto a posto ridandoci i suoni e le velocità che (speriamo per loro) renderanno famosi i Dead Return. "Engraved", la traccia che chiude l’album prima della struggente outro, è la più metal di tutto il lavoro, forse presagio di dove ci porteranno i ragazzi di Bolzano con il loro prossimo album. Nel complesso si tratta di un bel disco, una trentina di minuti da farsi tutti in un fiato, ben registrato, con suoni puliti che esaltano le abilità del gruppo. Nonostante con il loro genere sia facile finire in tormentose ripetizioni, il quintetto bolzanino confeziona un album energico e straripante, non per niente sono finiti al Rock Im Ring (non il rock am ring) del 2009, kermesse bolzanina che ha visto i Soulfly come gruppo di punta! In attesa di un loro futuro lavoro (sarebbe ora son passati due anni da questo "Scars of Time"), il mio voto conferma la bontà dell'ensemble! (Matteo del Fiacco)

(Graves Records)
Voto: 75 
 

mercoledì 31 agosto 2011

Endthisday - Sleeping Beneath the Ashes of Creation

#PER CHI AMA: Thrash, Metalcore, Heaven Shall Burn, Caliban
Caricato l’album su iTunes, vengo investito dalla violenza disarmante di questi 5 ragazzi di Milwaukee che, cattivi e determinati, alzano un muro di suono dai tratti thrash, per “tirare il fiato” piazzano qualche bel bridge di puro metalcore, con il cantato che si alterna tra uno screaming da far sanguinare le corde vocali e qualche profondo growl, supportato da un controcanto nello stesso stile, basti ascoltare le canzoni "Lily White and Blood Red" o "Cursed Be the Blessed". Le prime 2 tracce sono benzina sul fuoco per gli amanti dei gruppi che non concedono nulla al melodico e fedeli al metallo più bruciante, il quintetto rallenta verso il terzo pezzo, dove si comincia a vedere una piccola variante melodica con una chitarra più dolce, che viene spazzata via immediatamente dallo screaming del vocalist che riporta i tempi a velocità supersoniche, per poi chiudere con un campionamento che sembra condurci verso un riposo dopo questa scarica di sana violenza, ma il brano successivo non perdona e si ricomincia laddove ci eravamo lasciati poco prima: la quarta canzone è il climax di tutto l’album dove tutto viene portato all’estremo, la song più complessa dove i nsotri concedono ancora un'alternanza di thrash superveloce ad un bridge solenne e potente con tanto di campionatura di sottofondo e con una finta fine di canzone e ripresa delle ostilità…quasi illudendoci che il martellamento possa aver fine per riprendere con rinnovata ferocia. A questo punto i nostri eroi si concedono il meritato riposo con un interludio più di riempimento che di grande significato, ma che serve a loro per rifiatare e all’ascoltatore per raffreddare timpani e i muscoli già indolenziti del collo. Ma non c’è tregua, la mattanza riprende più veloce che mai con un altro pezzo abbondantemente sopra i 6 minuti, dalla costruzione simile alla quarta traccia. Gli ultimi due brani, prima della chiusura non si discostano da quanto fatto sentire finora e scorrono via abbastanza anonimi senza lasciare nulla se non un senso di distruzione totale. L’album si chiude con una traccia strumentale interessante, un breve motivo melodico di scuola “svedese” prima di staccare il plug e accarezzare le orecchie dell’ascoltatore con un arpeggio delicato ed emozionante. I ragazzi ci sanno fare nulla da dire, tecnici grintosi e integerrimi nel loro sound, senza voler strizzare l’occhio a correnti mainstream, ma è dall’ultima traccia che avrebbero dovuto rielaborare il loro sound, introducendo maggiori variazioni nelle canzoni, osare di più e possibilmente accorciare i tempi…peccato si siano sciolti…La loro grande sfortuna potrebbe essere stata quella di essere capitati nel mezzo dell’esplosione del genere in questione (2001-2002) e anche se suonato con grande intensità, l’album ha la pecca di rimanere un po’ troppo anonimo. (Matteo Del Fiacco)

(Lifeforce Records)
Voto: 60