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lunedì 1 novembre 2021

Seims - Four

#PER CHI AMA: Post/Math Rock
Era il 2020 quando raccontavamo nel Pozzo di '3 + 3.1', proposta alquanto originale, a cavallo tra post e math rock, a cura degli australiani Seims. Oggi il quartetto di Sydney ritorna con un nuovo capitolo intitolato 'Four' (continuando la storia con la numerologia nei suoi titoli). Dieci nuovi brani che aprono con i tocchi fiabeschi di "The Mountain's Lullaby", song che funge da intro per la successiva "The Pursuit of Intermediate Happiness", in cui a fare la comparsa è una deliziosa sezione di archi (violoncello e violino) ed un crescendo che mantiene un'analogia strumentale nei suoi suoni, in un filo conduttore che sembra voler narrare una storia. Una storia che tuttavia non trova una continuità stilistica con la successiva "Showdown Without a Victim", che cambiando registro, mostra una visione psichedelica dei nostri sorretta comunque da una roboante sezione ritmica dove ci sembra di immaginare un soggetto in fuga da un intricato dedalo di suoni, con un'alternanza ritmica che comunque riconduce sempre all'iniziale emozione generata. Da un punto di vista strumentale, il brano restituisce una serenità emotiva che stempera l'incalzante emozionalità del brano. "Shouting at a Brick Wall" crea invece un senso di attesa con quel suo iniziale giro di chitarra, che non tarda comunque ad arrivare, esplodendo infatti in una ritmica dall'elegante sapore punk math rock, in una proposta musicale che spinge al continuo movimento (grazie anche ad un splendido assolo di violino) fino al suo improvviso ed inatteso arresto. L'inizio ipnotico "Stranded. Isolated" potrebbe tranquillamente collocarsi nella colonna sonora di 'Blade Runner' grazie ai suoi synth che cederanno presto il passo ad un avanzare cibernetico che trova un punto di svolta a metà brano, laddove troviamo un cambio quasi radicale della proposta iniziale. Il brano però non sembra filare nel modo corretto e alla fine dell'ascolto, il risultato sembrerà quasi inconcludente, non catturando completamente l'attenzione dell'ascoltatore, forse per un eccesso di stili e cambi di registro. "Elegance Over Confidence" ha un esordio decisamente più convincente, evocando un che degli Archive, in uno stralunato climax ascendente sottolineato da un'esplosiva prova della batteria (qui molto jazzy) e da una melodia guidata da nevrotici giri di chitarra in grado di tenere costante quel senso galvanizzante innescato. Ancora un muro di synth per "Biting Tongues", l'unica song insieme a "The Mountain's Scream", dove fa la comparsa la voce (tuttavia un po' sottotono) di Simeon Bartholomew accanto ad un riverberato ed esplosivo giro di chitarre. Intro cinematografico per "Nuance Lost in Translation", dai tratti un po' burberi nella parte iniziale prima di sfociare in un sound dai lineamenti orchestrali e orientaleggianti davvero entusiasmanti. "Understatement" è un pezzo arpeggiato che sembra fungere da ponte per la conclusiva "The Mountain's Scream". Dopo un inizio marziale, la traccia evolve grazie ad un tremolo picking sorretto da uno stravagante apporto corale, in una caleidoscopica alternanza di stili ed emozioni che chiudono degnamente questo quarto capitolo targato Seims. (Francesco Scarci/Ilaria de Ruggiero)

(Art As Catharsis/Bird's Robe Records - 2021)
Voto: 75

https://store.seims.net/album/four

domenica 31 ottobre 2021

Solkyri - No House

#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale
Già recensiti su queste stesse pagine con il loro ultimo 'Mount Pleasant', riscopriamo attraverso la Bird's Robe Records, quello che fu il debut EP degli australiani Solkyri. 'No House' uscì infatti nel febbraio 2011 e l'etichetta australiana, per celebrarne i 10 anni di vita, ripropone quest'uscita in collaborazione con la Dunk Records in un vinile da 180g. Il dischetto consta di sei tracce con le danze che si aprono con le note soffuse di "Zee Germans", un pezzo in cui a mettersi in evidenza è una malinconica tromba che porta però ad un crescendo inconcludente del brano. Si passa quindi a "Court-A", dotata di una melodia che potrebbe costituire più un blando sottofondo musicale. Le atmosfere si presentano sognanti per l'assolo di un flauto che guida l'ascolto per buona parte del brano e che lentamente va a crescere di portata ritmica e in misura direttamente proporzionale anche di interesse, fino a creare una bolla caotica, disinnescata dalla tenue presenza di pianoforte e flauto che vanno a chiudere il pezzo. Con "This Can't Wait" si parte meglio con suoni più accattivanti e un crescendo più rapido rispetto alla traccia precedente. Lo stile si mantiene comunque morbido nei pressi di un arioso post-rock, tuttavia manca sempre qualcosa, indovinate un po' voi? Eh già, una voce avrebbe enfatizzato l'aspetto emozionale dell'ascolto, anche nei momenti più aggressivi del brano. Un nostalgico pianoforte apre "Strangers", a cui si accompagna l'onnipresente (e spesso fastidioso) flauto e anche degli archi che conferiscono una cinematicità all'intero lunghissimo pezzo, ma di contro anche una certa monoliticità che rende pertanto statico l'ascolto. I dieci minuti del pezzo rischiano alla fine di tediare, visto che la proposta del quartetto di Sydney fatica a prendere il volo almeno fino al settimo minuto, quando con una ritmica più movimentata (e pure intricata), rompe finalmente gli indugi di quella quasi esasperante staticità iniziale del brano. Arriviamo nel frattempo a "Young Man, You Will Die of this Company", una song che potrebbe evocare gli *Shels di 'Plains of the Purple Buffalo', che sembra preparatoria ad un qualcosa che in realtà non arriverà mai. Con la conclusiva "Slowly, We Take Steps (Astronauts)", si torna a percorrere la strada della malinconia con un sound cinematico quasi volto a richiamare le soavi note del Maestro Morricone, in un ultimo atto che chiude quest'opera prima, forse ancora un po' acerba, degli australiani Solkyri. (Francesco Scarci/Ilaria de Ruggiero)

(Bird's Robe Records/Dunk Records! - 2011/2021)
Voto: 63

https://solkyri.bandcamp.com/album/no-house