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sabato 23 febbraio 2013

Exxasens - Polaris

#PER CHI AMA: Post Rock/Space Rock strumentale
Ritornano gli spagnoli Exxasens e se il precedente album non mi aveva particolarmente colpito, noto subito con piacere che qualcosa è cambiato. I tempi sono maturi e "Polaris" sembra quasi essere l'album dell'età adulta (anche se uscito prima di “Eleven Miles”) con un ottimo lavoro di registrazione e post produzione, accompagnato dal mastodontico impegno per la parte musicale (arrangiamenti e suoni). Nessun cambio di genere, il post rock rimane il pilastro su cui gli Exxasens poggiano il loro credo musicale con degli ottimi excursus elettronici/prog e campionamenti che riempiono il vuoto del cantato totalmente assente. Quello che si nota subito è la totale assenza di arrangiamenti malinconici a favore di molta grinta e slancio verso l'alto, in particolare verso lo spazio. Questo è confermato non solo dalla quarta di copertina (uno shuttle che lascia l'atmosfera terrestre), ma dai vari titoli delle tracce e dai numerosi campionamenti che riprendono comunicazioni radio riferiti alle missioni spaziali. "Blue Space" è il sunto di tutto questo, intro con synt ritmico e countdown dell'accensione motori di un non definito veicolo spaziale. Poi le chitarre (tre nel gruppo) creano una struttura che gioca molto bene con gli altri strumenti, utilizzando le solite sonorità nutrite di riverbero e delay, ma graffianti con l'inserimento di stacchi prog che esplodono e trasportano la mente verso l'infinito. Anche l'utilizzo della chitarra acustica in "Milk Stars" da eterogeneità e spessore alla composizione degli Exxasens che come tutti, arrivando dopo dei pionieri del genere, non possono che sentire il peso del confronto. Ma i nostri catalani possono esibirsi a testa alta, come hanno fatto nel loro ultimo tour in Russia, consapevoli del fatto che stanno lavorando duro per confermare il rispetto dei loro fan e guadagnarne di nuovi in giro per il mondo. Una traccia che continuo ad ascoltare è "Gamma Channel", l'atmosfera in generale e ogni singola nota creano uno stato mentale a cui è difficile sottrarsi. Se un viaggio nello spazio avesse bisogno di una colonna sonora (ovvero una bella stazione radio su cui sintonizzare lo stereo dello Shuttle), questo pezzo sarebbe l'ideale. Ogni fase del viaggio è intuibile, dall'ansia del decollo alla stasi del viaggio nel vuoto fino all'esplosione di emozioni quando si entra in contatto con un nuovo mondo. Pezzo di pregiata fattura, veramente. Il viaggio di "Polaris" si chiude con la decima traccia "Exxasens", breve ma intensa che racchiude tutto il verbo dei nostri spagnoli. Suoni delicati e spaziali corteggiano il riff potente che domina incontrastato e piega tutte le teste a ritmo forsennato, per poi tornare alla calma in assenza di gravità. Quello che si apprezza degli Exxasens è la durate delle tracce che non diviene mai troppo esasperata come per i soliti gruppi post rock, si resta tranquillamente sui quattro minuti in puro standard rock/metal e si focalizza meglio quello che si sta suonando. In questo modo si evita anche di annoiare chi ascolta, obbligandolo spesso a otto/dieci minuti di voli pindarici. Se gli Exxasens passeranno in zona, io prenoto un posto. Fatelo pure voi, intanto cerco di organizzare un festival post rock/shoegaze/math rock in Italia. Non possiamo essere tagliati fuori dal mondo, a quello ci pensano i nostri dipendenti che si fanno chiamare onorevoli. (Michele Montanari)

(ConSouling Sounds)
Voto: 85

http://www.exxasens.com/

sabato 25 febbraio 2012

Exxasens - Eleven Miles

#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale, Russian Circle, Mogway
Freschezza. Ecco la prima parola che mi viene in mente dopo aver messo il nuovo album degli spagnoli Exxasens nel mio lettore cd. Sottolineo che questa sensazione si ferma al tipo di sonorità, non alla composizione strumentale del LP. Questo forse è il più grande difetto del movimento post rock, ascolti un discreto cd che va poi puntualmente a finire in fondo allo scaffale, e difficilmente ti viene in mente di ripescarlo. Al contrario succede per quei dischi che ti segnano nel profondo e il nome dell' artista ti resta stampato sulla pelle come un tatuaggio. Ti ritrovi a cercarlo disperatamente in un particolare momento emotivo o solo perché del nuovo buon rock tarda ad arrivare. I catalani Exxasens dimostrano le loro doti nell' accuratezza del suono, in alcuni arrangiamenti, nella tecnica, ma purtroppo la linea melodica è il solito cambio malinconia-riscatto che si ripete nel classic post-rock. Alcuni riff sono veramente pregevoli, come l'attacco di "Constellation" o di "Rise up" che richiamano sonorità alla Kings of Leon e Killers dei vecchi tempi, ma a mio avviso potrebbero esplodere e crescere se non fossero stretti tra le catene degli schemi. Cavolo, l'ascoltatore, sia live che da cd, vuole anche essere sorpreso dall' evoluzione, altrimenti diventa il solito film americano dove puoi prevedere tutte le scene. Al momento non me la sento di dare più di questo, considerando che è la media di un sette per la tecnica e un cinque per la creatività/innovazione. Da risentire. (Michele Montanari)

(Aloud Music)
Voto: 60