#PER CHI AMA: Brutal Death, Impiety |
La storia di questo disco è alquanto tortuosa: uscito originariamente nel 2010 ma in edizione limitatissima per l'etichetta giapponese Deathrash Armageddon, 'Demonic Incursion' è stato poi più volte riproposto nel corso degli anni, prima in cassetta, poi in vinile nel 2013 e finalmente ripreso in cd nel 2018 dalla label colombiana Trauma Records, includendo come bonus track, le cover di "Satanas" dei Sarcófago e "Blasphemous Attack" dei Blasphemy. Citandovi queste due band, potrete immaginare verso quale direzione, quello che è nel frattempo divenuto un oggetto di culto nel più profondo underground, viri la proposta del terzetto di Singapore. Siamo nei paraggi infatti di un death brutale e non fatevi certo ingannare dalla melodia seducente dell'intro di turno, perchè quando "Necrophilic Damnation" (anche i titoli dei brani lasciano poco spazio alla fantasia) esplode nel mio stereo, la prima reazione che ho è quella di indossare elmetto e relativa armatura, vista la ritmica deflagrante e annientante messa in moto da questi sovversivi asiatici. Preparatevi quindi al dilagare di un death thrash dinamitardo che lascia ben poco spazio alla melodia, se non in alcuni assoli o sporadici frangenti lungo il disco. Per il resto, è un sound corrosivo, veloce, con la batteria che esplode come la più classica contraerea e le vocals di Hades si propongono come vetriolica risposta ai conterranei Impiety. Il disco è un susseguirsi di tremebonde mitragliate: "Supersonic Devastations", "Lust, War, Vengeance" e la title track, si susseguono in una vorticosa e lacerante devastazione, lasciando solo polvere dopo il loro passaggio. È poi il turno di "Celestial Perversion", la più ritmata, melodica e raffinata "Serpentine Curse", la martellante "Despotic Archdaemon Reign" e la conclusiva ed arrembante "Savage Incarnate", che fondamentalmente non spostano di una virgola il loro range di azione se non proprio per un leggero tocco di melodia aggiuntiva. Dalle cover che aspettarsi poi se non una devastazione nuda e cruda. Bene, l'unico full length dei Battlestorm è un chiaro esempio di come vadano le cose nel sud est asiatico, sempre più spesso affascinato dalla furia distruttiva del brutal death, da cui nemmeno il terzetto di Singapore ne esce immune. (Francesco Scarci)