Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Deleting Soul Records. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Deleting Soul Records. Mostra tutti i post

domenica 25 marzo 2012

Frozen Ocean - Likegyldig Raseri

#PER CHI AMA: Black Ambient, Burzum
Se non si conoscesse la storia della “Ildjam Recorded Music” - etichetta norvegese che ruotava intorno alla figura di Vidar Vaaer e che tra il 1991 e il 1997, diede vita ad una serie di collaborazioni con musicisti metal norvegesi creando una nuova costola del black metal che fondeva impulso hardcore, drum patters minimali e lo-fi, screaming tesissimi e sound da headbanger furente, monolotico e ripetitivo all'ossessione - non si potrebbe capire questo cd. I moscoviti Frozen Ocean (in realtà one man band guidata da Vaarwel e già recensiti su queste stesse pagine) hanno all'attivo numerosi lavori e sono dichiarati fan di Burzum. Questo cd ha un tiro notevole e riflette pienamente il genere che l'ha ispirato. Non possiamo dare giudizio sul fatto che su 13 canzoni, ben undici portino praticamente quasi lo stesso pattern di batteria minimale e che più di un brano non abbia ne inizi ne finali, senza assoli e molti senza un cantato. “Likegyldig Raseri” è stato costruito come un concept di nicchia con i canoni ferrei del genere in questione. Tenedo conto che i 13 brani portano tutti lo stesso titolo più la numerazione progressiva, consideriamo quest'opera come un libro occulto, qualcosa da tener custodito in segreto e musica di culto per soli illuminati del black. (Bob Stoner)

(Deleting Soul Records)
Voto: 70
 

sabato 4 febbraio 2012

Frozen Ocean - Vestigial Existence

#PER CHI AMA: Black Ambient Electro, Burzum
Vi dirò, recensire per primo in Italia la release di una band, mi fa sempre un certo effetto; che si tratti dei Cradle of Filth o degli sconosciuti russi Frozen Ocean, poco importa, anzi trovo molto più eccitante scrivere qualcosa di qualcuno che nessuno conosce. Pertanto per me è quindi un privilegio descrivervi le emozioni suscitate dall’ascolto di “Vestigial Existence”, che rappresenta il primo vero full lenght (datato 2009, ma uscito solo nel 2011) della one man band moscovita, guidata da Vaarwel. Un eco lontano accompagnato da voci spettrali introducono questo cd, come se una nave con ancora i suoi passeggeri a bordo, si stesse inabissando nel mare. Poi, ecco le chitarre e le ruvide vocals di “Winter – Aelean Being” a condurci nell’esplorazione della profonda creatura di ferro ormai immersa nelle tenebre del più profondo degli abissi. Echi dei Burzum più ipnotici emergono forti, oscuri e ossessivi, dalle tracce di questo lp, che pur non proponendo nulla di originale, ha il forte pregio di proporre delle melodie che, pericolose e striscianti, penetrano prima nei nostri anfratti per poi radicarsi ben presto negli angoli più remoti del nostro cervello. Ma è solo il debito di ossigeno e l’accumulo di azoto nel mio sangue e da qui al mio encefalo, a crearmi dei profondi scompensi cerebrali, quando in “Lurker” fa la sua comparsa anche una componente elettronica. Seppur i suoni si presentino ridondanti e ripetitivi, accompagnati dalle solite deboli e timide chitarre, poste addirittura in terzo piano e dalle urla lancinanti di Vaarwel, la musica dei Frozen Ocean, inizia pian piano a salirmi anche dalle vene delle braccia, penetrandomi l’epidermide come un blob mortale. Sarà anche un sound semplice quanto mai banale, che fa della ripetitività di due accordi messi in croce, uniti a dei semplici samples di sintetizzatore, il proprio substrato, quel che conta è che il risultato alla fine sia valido ed in questo l’act russo coglie in pieno il proprio obiettivo. Chiaro, non abbiamo dei mostri di tecnica di fronte, la batteria è affidata al drumming sintetico del programmatore, la maggior parte sono suoni costruiti davanti ad un computer, ma se proprio la volete sapere tutta, non me ne frega nulla, la musica mi piace. Mi piace anche l’intro della malinconica “Steps Above the Silence”, che sembra più un pezzo di black doom nella vena degli ucraini Raventale, tuttavia contaminato da richiami post rock. La produzione è ancora abbastanza scarna e grezza, ma si ci può lavorare sopra: “Soil Pillows” nel suo incedere completamente strumentale ne gioverebbe notevolmente, cosi come pure la successiva “Human Magnet”, la mia song preferita, in cui è ancora la voce del sintetizzatore a sentirsi forte e nella sua totale semplicità, arrivare a toccarmi il cuore con le sue eteree, depressive e sospese melodie. L’underground brulica, pullula di migliaia di band, date loro la voce, date loro una piccola possibilità, ascoltateli solo un momento, non lasciateli inabissare sul fondo di un gelido oceano infinito, da cui non potranno mai più riemergere. Ascoltate quindi anche la voce dei Frozen Ocean! (Francesco Scarci)

(Deleting Soul Records)
Voto: 75