#PER CHI AMA: Deathcore |
La scuola americana deathcore fa proseliti anche in Italia. È il caso dei bolognesi He Comes Later, una band nata nel 2010 e votata inizialmente al metalcore, che ha poi virato il proprio tiro verso il deathcore con l'ingresso in formazione nel 2013 del bravo vocalist Andrea Piro. I punti di riferimento guardano ovviamente agli USA, dove negli ultimi tempi si è visto un pullulare frastornante di una miriade di gruppi dediti a queste sonorità che puntano ad emulare, ahimè senza grossi risultati, i gods Rivers of Nihil e i compari Fallujah. Con i nostrani He Comes Later siamo però un po' più distanti dalle melodie sognanti e un po' ruffiane di quelle due realtà, sebbene un uso massiccio dei synth già a partire dalla malinconica opener di questo 'Cognizance', intitolata "Despondency". Quello che mi sento immediatamente di sottolineare è la potenza di fuoco messa in mostra dal quintetto italico e da quel rifferama ribassato (coadiuvato da martellanti blast beat) che evoca, per forza di cose, i maestri Meshuggah. Il growling di Andrea poi è davvero notevole nella rabbia profusa e nella profondità della sua timbrica. Il disco avanza attraverso tracce quali la sincopata e djentleliana "Execution" e la più atmosferica "Detachment", detonando ritmiche possenti su cui s'installano i synth cibernetici (a tratti psichedelici) dei nostri, che per certi versi richiamano gli americani Honour Crest. In "Torment" il gruppo sperimenta soluzioni alternative, miscelando un urticante death metal (con tanto di pig squeal vocali) con la musica classica, rallentamenti paurosi ed una onnipresente dose di melodie, peccato solo che la traccia sfumi in modo brutale sul finire. Ancora atmosfere e ritmiche incendiare con la brutale "Healing", dove accanto ad ubriacanti sterzate ritmiche e vocalizzi animaleschi, la band trova ancora il modo di coniugare ottime melodie con stop'n go da cavare il fiato. Cosi come convincente è l'arrembante "Guidance", tra riffoni serrati, una buona sezione solistica ed ottime keys, quasi a evidenziare che di cali fisiologici la band emiliana non ne vuole sapere. Lo stesso dicasi di "Atonement", song assai ispirata a livello atmosferico, con keys spettrali davvero convincenti che non rappresentano un semplice corollario alla sezione ritmica ma che assumono invece un ruolo da assolute protagoniste. "Quiescence" è un breve brano strumentale che funge da bridging con la dinamitarda "Resurgence", song dalla ritmica a tratti compassata che mi ha ricordato un che degli statunitensi Kardashev. A chiudere ecco la furibonda title track ed i suoi quasi quattro minuti di killer riff, rallentamenti da paura, vocals belluine, synth di "tesseractiana" memoria e quanto di meglio possa offrire oggi il panorama deathcore. Interessante anche il concept che si cela dietro al disco, ossia la vicenda di un ragazzo depresso, voglioso di suicidarsi che tuttavia, nell'attimo di compiere l'atto fatale, fallisce entrando in uno stato cognitivo di pre-morte che lo porterà a vivere varie esperienze che lo arricchiranno di una nuova consapevolezza verso la vita. Insomma, 'Cognizance' è un buon debutto sulla lunga distanza dal quale iniziare la scalata verso le vette del deathcore mondiale. (Francesco Scarci)
(Self - 2018)
Voto: 74