#PER CHI AMA: Symph Death |
La scena canadese è viva e vegeta. Se da un lato, quello orientale, pullulano le gelide band black del Quebec, nell'area della British Columbia, sembrano andare più di moda sonorità sinfoniche. Quest'oggi ci approcciamo agli Atavistia e al loro nuovo EP, 'Inane Ducam', il cui sottotitolo è "I Will Lead into Nothingness". Quattro brani più intro quindi per apprezzare le qualità di una band che ha già comunque rilasciato 3 Lp e un Ep, ma di cui francamente ignoravo l'esistenza. La band di Vancouver esce con un lavoro maturo, che sottolinea l'eccellente perizia tecnica di un quartetto potente, estremamente melodico ed epico, da tenere assolutamente sotto la lente di ingrandimento. Dopo la classica intro atmosferica, ecco rimbombare nel nostro stereo "Timeless Despair", che irrompe a gamba tesa con il suo suono bombastico, sostenuto da una ritmica violenta, pesante ma melodica, frutto di sciabolate chitarristiche, sonore pedate nel culo ad opera di uno spaventoso drummer, diaboliche vocals (growl e scream) e un impianto tastieristico, vero responsabile, insieme a quei minimalistici cori orchestrali, della componente sinfonica del disco. Aggiungiamo poi un assolo con i controcoglioni sparato nella seconda parte del brano e avrete idea di cosa sono in grado di fare questi musicisti con il loro apparato strumentale. Un'altra bella staffilata ci arriva in pieno petto con "Dark Isolation", perfetto per tutti coloro che pensano che ascoltare death sinfonico sia per femminucce. Qui c'è sicuramente una grande dose di melodia, ma per far fronte alla robustezza di un sound che in più di un caso, strizza l'occhiolino ai Dimmu Borgir di 'Puritanical Euphoric Misanthropia', serve comunque una bella armatura. Interessante l'evocativo cantato pulito a metà brano e l'assolo mozzafiato conclusivo che precede l'ultima furibonda cavalcata di un pezzo a dir poco esplosivo. Ma le sorprese non finiscono certo qui: "Unattained Creation" ha un che di vampiresco nella sua parte iniziale, con le parti di tastiera che arrivano come stilettate al petto; ad abbassare la tensione, ci pensano le clean vocals di uno dei due cantanti. Ma non temete, perchè una nuova tempesta di chitarre è pronta ad abbattersi sulle nostre teste, coadiuvato da un basso pulsante e dal martellante bombardamento della batteria, chiamata a un lavoro straordinario. A chiudere questo piccolo gioiellino, il cui voto finale sarà penalizzato dalla sua breve durata, arriva la nervosa "The Void", un pezzo all'insegna di un black/death veemente che potrebbe richiamare i Wintersun e una proposta musicale che potrebbe aver molto da dire in un futuro a breve termine. (Francesco Scarci)
(Self - 2024)
Voto: 75