#PER CHI AMA: Cosmic Black, Mesarthim, Darkspace |
I Darkspace devono rappresentare un grande punto di riferimento nell'ambito cosmic black a tal punto che nel loro stesso paese le band crescono come funghi. L'ultima con cui sono venuto fortuitamente a contatto, è rappresentata dagli Astral Silence, una one-man-band a dire il vero, capitanata dal misterioso Quaoar (qui supportato però da altri sei musicisti) che è stato in passato il bassista live dei conterranei Borgne per sei anni. Insomma, il nostro mastermind di quest'oggi è uno che di gavetta ne deve aver fatta parecchia e lo testimoniano anche lo split album e i tre full length che ha alle spalle con gli Astral Silence, di cui quest'ultimo 'Sagittarius A*'. Questo terzo lavoro, uscito in 333 copie per la Transcendance, arriva a cinque anni di distanza dal precedente 'Open Cold Dark Matter' che avevo avuto modo di apprezzare a quel tempo, al pari del debut 'Astral Journey' (che ho recensito su queste stesse pagine). Partendo da quelle premesse, 'Sagittarius A*' (nome peraltro ultimamente passato alla cronaca per identificare una sorgente di onde radio molto compatta e luminosa, situata nel centro della Via Lattea che ospita quel buco nero supermassiccio di cui abbiamo visto recentissimamente le immagini) propone quattro lunghi pezzi che iniziano con le dilatate sonorità di "achernaR", quasi dieci minuti dove convogliano suoni black che arrivano da un spazio intergalattico freddo e distante, buio come solo il nostro sistema solare potrebbe apparire dall'ultimo pianeta nano, Plutone. E forse per questo che il black collide con una forma sonora che potrebbe essere inizialmente accostabile al funeral doom, con una ritmica asfittica e angosciante, e il growling profondo del polistrumentista elvetico a prendersi la scena al fianco delle spettrali melodie di tastiera. In "canopuS" (dimenticavo che i quattro brani hanno il nome di quattro stelle alfa delle loro rispettive costellazioni, Eridano, Canopo, Canis Major e Pavone) la componente atmosferica va acuendosi, riuscendo a trasmettere tutto quel senso di desolazione e vuoto che solo lo spazio infinito sembra offrire. Il cosmic black dei nostri si prende definitivamente la scena e non solo a livello grafico (vedasi l'artwork di copertina) o a livello lirico, con le classiche tematiche spaziali-astronomiche. I riff si presentano glaciali, con la drum machine di supporto e i synth a creare quel tappeto di sottofondo che rappresenta ormai la peculiarità del genere. A completamento del tutto, intermezzi ambient e rumori che sembrano provenire da un'astronave alla deriva nello spazio profondo. Più etereo l'inizio di "siriuS", una sorta di risveglio con la luce lontana di una stella ad innondare il nostro viso che la contempla dal piccolo oblò della cabina della nostra navicella spaziale. Poi è un suono marziale che prende il sopravvento, corredato da altri suoni elettronici e voci raggelanti di sottofondo, e da una melodia che permea il lento incedere di una traccia dai tratti marcatamente doomish che prosegue anche nell'ultima "alphA pavoniS", gli ultimi dieci desolanti minuti di questo inquietante lavoro, che potrebbe segnare un importante passo nella carriera degli Astral Silence per acquisire una maggior visibilità. Per ora, tutti gli amanti di simili sonorità si facciano avanti, in 'Sagittarius A*' troverete certamente un sound sufficientemente lento e freddo con il quale cibarvi negli angoli più reconditi della galassia. (Francesco Scarci)
(Transcendance - 2019)