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lunedì 2 settembre 2019

Frost - Out in the Cold

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Heavy Metal
Ci sono musicisti che proprio non riescono a stare fermi, neppure per un attimo: Jack Frost è uno di quelli. Oltre ad essere stato membro di Savatage e Metalium (e diverse altre band), essere il fondatore dei Seven Witches, Jack ebbe il tempo e la voglia di rilasciare anche questo solo album nel 2005 (il secondo da solista), dove avvalendosi di una serie di ospiti illustri, diede vita a questo 'Out in the Cold'. Io, che mi aspettavo un cd prevedibilmente costituito da esibizioni solistiche di Jack, sono rimasto parzialmente deluso, perchè in realtà, come già successo in passato, ci si trova davanti un platter di musica classic metal al 100%, con ritmiche rocciose, tanta tecnica e buone melodie che si fissano istantaneamente nelle nostre testoline, il che placa per lo meno la mia parziale delusione. Jack è bravo nell’alternare brani potenti ad altri più catchy e maggiormente immediati evitando, come già detto, ogni raffinatezza stilistica. Il disco si apre con l’alternativa “Wating Your Luv”, brano che sembra esser stato preso in prestito da 'St. Anger' dei Metallica, per un uso abbastanza simile della batteria; da segnalare qui l’ottima prova alle voci di Ted Poley dei Danger Danger. Si prosegue con la sabbatiana “Hell or High Water”, brano che francamente non mi ha convinto più di tanto. Ben altri sono i pezzi che meritano invece una certa attenzione, dovuta anche alle guest star che suonano o cantano nei vari pezzi, e quindi è abbastanza interessante notare come artisti diversi conferiscano un diverso appeal alle varie song. Vi ricordo infatti, che questo lavoro di Mr. Frost, ospitò artisti provenienti da Anthrax, Symphony X, Racer X, Malmsteen, gli stessi Seven Witches, WASP e molti altri, band peraltro inserite in diversi contesti musicali e che quindi hanno in un qualche modo influenzato in una direzione o nell'altra la proposta di Mr. Frost, con il proprio stile musicale. Alla fine il risultato che ne viene fuori è buono, anche se c’è qualche pezzo che suona troppo morbido o fuori dal coro, come “Passage to the Classical Side”, ballad dal forte sapore ottantiano. Ottime invece, le aggressive e mai noiose “Crucifixion”, “Sign of the Gipsy Queen” e “Covered in Blood”, senza dimenticare la triste e melodica “Cold as Ice”. Insomma, un buon lavoro da parte di Mr. Frost, piacevole da ascoltare, ma non completamente ispirato, complici brani non proprio originalissimi. Tuttavia un ascolto, l’album lo merita sicuramente. (Francesco Scarci)