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mercoledì 5 novembre 2025

Ancient Death - Ego Dissolution

#PER CHI AMA: Death Progressivo
Dalle nebbiose profondità di Walpole, Massachusetts, ecco emergere gli Ancient Death, un quartetto che irrompe sulla scena del progressive death metal con il debut 'Ego Dissolution', dopo qualche uscita di EP e split album. Formatisi nel 2021, la band si fa portavoce di un sound che fonde il death old school con sfumature psichedeliche e progressive. Potete immaginare il mio scetticismo davanti a un artwork di copertina che già lascia presagire tutt'altro. Eppure, già con l'iniziale title track, ho dovuto ricredermi in fatto di proposta musicale e qualità del quartetto statunitense, proprio per una capacità intrinseca di bilanciare brutalità, atmosfera e introspezione, posizionando i nostri come una forza fresca e ambiziosa, giusto a ridosso di Blood Incantation e pochi altri; sarà forse per questo che un'etichetta come la Profound Lore, ci avrà voluto puntare. Fatto sta che i nostri sciorinano otto tracce che, di primo acchito, potrebbero anche sembrare brutali, ma che se poi vai a fargli i raggi X, trovi che possiedano una tecnica davvero notevole, con arrangiamenti che sono un mosaico di riff grooveggianti, tecnici ("Breaking the Barriers of Hope") o più atmosferici ("Breathe - Transcend (Into the Glowing Streams of Forever)", dove peraltro fa la sua comparsa anche una quanto mai inattesa voce femminile), e che si chiudono puntualmente con assoli funambolici che mi hanno evocato i Death del buon Chuck. Mamma mia, quante emozioni, e dire che quell'artwork di copertina mi aveva già predisposto a disintegrare questa band eppure, le ulteriori influenze che arrivano da Cynic, Atheist o Nile, ci consegnano una band e un prodotto già maturi. Brani come la strumentale "Journey to the Inner Soul" (con il suo eco ai Death di 'Human'), "Unspoken Oath" o la conclusiva "Violet Light Decays", esaltano l'estetica psichedelica del death metal, pur non avendo inventato nulla di nuovo. Certo, quella copertina continuo a trovarla imbarazzante. Bravi comunque! (Francesco Scarci)

(Profound Lore Records - 2025)
Voto: 75

Ordinul Negro - Dodekatemoria

#PER CHI AMA: Black Atmosferico
È inevitabile che quando si parli di black metal rumeno, il nostro pensiero vada a band come Negură Bunget o Dordeduh, che hanno delineato un sound intriso di folklore e misticismo, influenzando un'intera generazione di musicisti underground. Eppure, appena nelle retrovie ecco scorgere gli Ordinul Negru, una realtà che contiene membri ed ex delle band sopra menzionate e che, attivi dal 2006, vantano una discografia alquanto sostanziosa, fatta di nove album e 10 tra split ed EP. Musicalmente, potrebbero essere un immaginario ibrido tra Negură Bunger e Deathspell Omega. Il loro ultimo lavoro, questo 'Dodekatemoria', che ci eravamo persi esattamente un anno fa, e per cui la loro etichetta ha voluto darci l'opportunità di riparare, consolida il terzetto come custodi di un black atmosferico e occulto, in un momento in cui il genere cerca di rinnovarsi attraverso temi esoterici, senza tuttavia perdere la sua forza primordiale. Il risultato lo potete già scorgere nei solchi dell'opening track, "Aleph", che combina le dissonanze dei francesi D-O, la veemenza del black, la delicatezza di una voce femminile che a metà brano fa la sua comparsa, accompagnando il growling rauco del frontman, e in generale di un suono oscuro che privilegia tanto l'immersività quanto la crudezza di tutte le sue componenti. Il risultato è davvero interessante, per quanto sia tutt'altro semplice godere dei contenuti del disco. 'Dodekatemoria' è infatti un lavoro scorbutico da digerire, non sono sufficienti le due donzelle a prestare le loro delicate e soavi voci per rendere il tutto più accessibile. C'è ben altro nelle note delle sei lunghe tracce ivi incluse. E non basta nemmeno un inizio timido come quello della title track a farci credere che l'album sia cosi semplice da ascoltare: meravigliose certamente le melodie folkloriche, quasi mediorientali, che si srotolano in sottofondo, ma altrettanto telluriche le accelerate ritmiche, direi post black, a cui ci sottopongono routinariamente i tre musicisti di Timișoara. E sono schiaffoni che volano, sebbene un brano come "Judas Goat", nella sua ritualistica ascesa, sembra cogliere qualcosa di più degli insegnamenti dei Blut Aus Nord, in un lungo finale da brividi. "The Decrepitude of Centuries" se la prende forse con troppa calma (circa tre minuti e mezzo) prima di irrompere feroce e ferale, in una song che nel proprio incedere tribale e monolitico, sembra chiamare in causa anche gli Altar of Plagues. Mid-tempo oriented anche "Zahir", che evolve da un black/doom iniziale a un brano ricco di componenti cariche di groove e folk (chi ha detto Melechesh?), davvero degno di nota. In chiusura, "Palladian Rituals" con i suoi dieci minuti di musica, ci offre un altro spaccato della proposta degli Ordinul Negro, tra atmosfere rarefatte, accelerazioni repentine, vocals pulite in sottofondo, ottime voci femminili e splendide melodie, che mi fanno credere a un futuro radioso per la band. (Francesco Scarci)

(Loud Rage Music - 2024)
Voto: 76

domenica 2 novembre 2025

Aduanten - Apocryphal Verse

#PER CHI AMA: Melo Death/Black
Gli Aduanten risultano essere il side project di Obsequiae, Vex, Panopticon e Horrendous, eppure sul rinomato sito Metal Archives, non trovo traccia di membri di Panopticon e Horrendus, ma vedo semmai citati i Ruins of Honor. Comunque, a parte queste sciocchezzuole, 'Apocryphal Verse' è il secondo EP della band texana, che dovrebbe proporre un death black melodico, come testimoniato dalla lenta e graffiante "Cerulean Dream", una song che chiama immediatamente in causa, una band svedese a me cara, che agli esordi, si muoveva nei paraggi di un melo death, sebbene oggi siano decisamente più black oriented. Quindi, andando a delimitare il perimetro degli Aduanten, direi che ci troviamo nei pressi di un death melodico mid-tempo, che troverà tuttavia modo di aumentare la propria ferocia sul finire del brano. Niente di nuovo all'orizzonte ma la prova del batterista, come spesso accade, è sicuramente da premiare. Avrei gradito un bell'assolo in chiusura, ma niente da fare, è già tempo di "Decameron", un altro esempio di death melodico che non ha granché da chiedere, e che trova nello stridulo del cantante e in un ritmo, a un certo punto e per pochi secondi vicino al post black, le soli componenti black, peraltro alquanto innocue. Un arpeggio apre "Grace of Departure", ma quello che mi pare continui a mancare, è un qualcosa che coinvolga l'ascoltatore, un bridge, un assolo (qui solo un accenno), una parte melodica che rimanga impressa nella testa, insomma un qualcosa che mi faccia pensare che questo lavoro abbia realmente un suo perchè, visto che anche con la conclusiva "The Weakening Sovereign", il trio di Austin non riesce a uscire dalla propria zona di comfort e finisce per spegnersi su una banalissima accelerazione black e un giro di chitarra abusatissimo. Insomma, troppo poco per esaltarne la performance. Attenderò impaziente il full length d'esordio per decretare il mio supporto o meno ai nostri. (Francesco Scarci)

(Nameless Grave Records - 2025)
Voto: 60

sabato 1 novembre 2025

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venerdì 31 ottobre 2025

Hulder - A Beacon From Darkened Skies

#PER CHI AMA: Black/Folk
Una semplice cassetta (tra l'altro disponibile anche in una ritual edition) con sole due tracce, per tutti gli amanti dell'oggettistica vintage. Per chi ama il digitale invece, la pagina bandcamp degli statunitensi (ma in realtà originari del Belgio) Hulder, vi darà modo di ascoltare il loro ultimo EP, 'A Beacon From Darkened Skies'. Noi, la one-woman-band l'avevamo già recensita in passato, sottolineando come fosse avvezza a un certo tipo di black atmosferico, piuttosto grezzo. Non posso far altro che confermare le parole del mio collega Alain e sottolineare come la polistrumentista belga, ora basata nello stato di Washington, e qui aiutata da altri due musicisti, Vrolok e Necreon, si muova nell'ambito di un genere estremo che affonda le sue radici nel black scandinavo. Lo dimostra subito la title track, con chitarre ultra tirate e screaming vocals, spezzate da un break più atmosferico. Non posso invece dire altrettanto della seconda "Zonnesteen", una song che richiama sonorità folk in stile Wardruna/Ivar Bjørnson & Einar Selvik, guidate da una chitarra acustica e da un drumming tribale, nonché dalla calda voce pulita di Hulder e dalle oscure backing vocals di Necreon, per un esperimento sicuramente ben riuscito. (Francesco Scarci)

(Self/Medieval Darkness - 2025)
Voto: 66

mercoledì 29 ottobre 2025

Fauna - Ochre & Ash

#FOR FANS OF: Atmospheric Black
With over twenty years of existence, the US-based band Fauna has created a trademark sound with its trance-inducing atmospheric black metal. Long compositions in this genre are not unusual, and this project has repeatedly shown that it is quite comfortable composing these sorts of tracks. Lyrically, the band is strongly influenced by atavism and shamanism, exploring the lost traits of humanity and the broken ties between humans and nature. This particular approach makes the band combine the fury of black metal with acoustic and ambience-inducing sections, creating strongly hypnotic songs.

Fauna’s previous albums, like 'Rain' or 'The Hunt,' are sonic proof of the project’s fondness for this mixture of influences, with a highly recognizable combination of acoustic sections, a good degree of ritual dissonance, and the furious Cascadian atmospheric black metal that is so revered in the scene. Contrary to other projects of the same genre, Fauna’s music is a bit more difficult to digest as it navigates between two worlds, which can confuse some listeners. The new opus, entitled 'Ochre & Ash,' delves deeper into this mixture, combining long and short tracks, where this ritualistic ambience reigns, as, for example, you will find in "Femoral Sun." These tracks are the calmer counterpart, yet their evocative and deeply dark nature makes them unsettling at times. This is explained by the concept behind the music, as Fauna goes a step further and invites the listener to a live ancient ritual where the life of hunters and cavemen is sonically depicted. The album is divided into three main parts, which consist of three long compositions and their ambient counterparts. The three main songs, which last between fifteen and twenty-three minutes, combine occasionally speedy and furious parts with sections whose cadence is less energetic.

The purely black metal parts indeed have these recognizable tremolo picking riffs and cavernous screams with the personal touch that Fauna always has. In any case, the compositions have a long build-up until the most ferocious parts appear. Fauna wants to submerge the listener in the sinister atmosphere of the cave and feel the oppressive atmosphere before the fury erupts. The contrast is sometimes unexpected, as it happens in tracks like "Labyrinths" or the long album-closer "Eternal Return," where the composition’s pace and intensity are suddenly increased. Nevertheless, the pace is usually more mid-tempo even in the pure black metal sections, as Fauna is primarily interested in creating this hypnotic ambiance rather than playing fast. This mid-tempo/slower cadence is clearly the main tool that this project uses to lure the listener and guide them through these ancient rituals, where the occasional speedy parts are the always unexpected violent side of nature that can surprise us.

'Ochre & Ash' by Fauna is another step in this project’s unique sound. Fauna’s music is not for everyone, as the albums are composed to be a one-piece ritual that requires a fully immersed listener. If you allow yourself to be drawn into this worship, this album can be a truly musical experience. (Alain González Artola)

(Prophecy Productions - 2025)
Score: 75

domenica 26 ottobre 2025

The Pit Tips

Francesco Scarci

Sunken - Lykke
Coroner - Dissonant Theory
Contemplations - S/t

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Alain González Artola

Bloodywood - Nu Delhi
Voskresenie - Black Triptych
Sepulchre - Psalms Unto Caesar

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Death8699

Cradle of Filth - The Screaming of the Valkyries
Eleine - Dancing In Hell
Testament - Para Bellum

venerdì 24 ottobre 2025

Zorn - Schwarz Metall

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Dalla Germania, una band che, si è formata nel 2000. Prima uscita ufficiale questo 'Schwarz Metall', un violento black metal, tenebroso e cupo (Darkthrone e vecchi Gorgoroth sono dei chiari punti di riferimento per i nostri), che pesca dal vecchio black metal norvegese. Un ritorno ai primi anni '90, le radici, lo stile è quello. Sembra di ascoltare un cd di quel decennio. Black metal, nessuna sperimentazione progressiva o altre fantasiose idee, semplice e diretto black metal, la rinascita di un sound oscuro e crudele. Queste otto tracce, suonate nell'arco di 30 minuti, sono nella loro semplicità, quello che spesso molti avranno avuto voglia di ascoltare, senza doversi sorbire arrangiamenti barocchi più adatti sicuramente ad altre cose. Nessuna menzione particolare, ogni componente della band fa quello che gli spetta nel modo più onesto possibile; il cantato, in tedesco, è al limite dello stridulo, ma è veramente efficace. Tutto l'odio di questa band è concentrato in queste tracce, il risultato è un' aggressione sonora devastante. Che dirvi di più, per un cd che si intitola Black Metal?

(Last Episode/Asatru Klangwerke - 2001/2012)
Voto: 70