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mercoledì 28 agosto 2024

Bloodshed - Inhabitants of Dis

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Black/Death
Avevo espresso un giudizio positivo in merito al loro mcd 'Skullkrusher', e ora, in occasione dell’uscita di questo full length, torno a spendere parole di apprezzamento nei confronti della death metal band svedese. Sì, perché questo album ha almeno due pregi: pur essendo parecchio violento, non lo è in modo caotico; inoltre, nel suo insieme riesce a non essere tedioso, ciò grazie al fatto che i Bloodshed hanno saputo diversificare i brani, anziché sfornare un blocco monolitico. Le prime tre canzoni sono delle belle mazzate, veloci (anche nella durata) e spietate, poi, per fortuna, l’arpeggio di chitarra di "Release" restituisce un filo d’ossigeno all’ascoltatore stremato. Con "Dark Trace" la furia devastatrice riprende il sopravvento. "Kiss of Cruelty" è un brano potente e articolato, con indovinati cambi di velocità. "Blood Music" è un efficace mid-tempo che contribuisce a variare il menù. La strumentale "Deceit" lascia spazio alla cupa "City of Dis", introdotta da un riff granitico. Chiude degnamente l’album l’ottima "Psychosomatic Revelation". Accade di frequente di imbattersi in cd black brutali dal profilo musicale desolatamente piatto. Non è il caso di 'Inhabitants of Dis', un album che vi consiglio di non trascurare.

martedì 27 agosto 2024

Still Wave – A Broken Heart Makes an Inner Constellation

#PER CHI AMA: Shoegaze/Dark/Gothic
I romani Still Wave, sono una super band, formata da membri di Aetheris, Aborym, Rome in Monochrome e Blackosphere, che si presentano all'esordio con un album uscito sotto le ali protettive dell'etichetta italiana These Hands Melt. Il progetto nasce chiaramente con l'intento di partorire musica sulla scia di band cardine, come i Katatonia, e quindi con la tipica malinconia dilagante tra le tracce, lasciandosi tentare anche da vie decisamente più morbide e melodiche, cosa che a suo tempo, mise in luce ma anche in difficoltà artistica, band blasonate come i Paradise Lost. Unire doom, black metal e gothic, non è certo una novità, ma quando il cantato esce dal seminato e in parte, fa pensare ai primi Editors, presumo che un attimo di sconcerto sia d'obbligo. La cosa potrebbe anche spaventare al primo ascolto, ma in un album dove la ricerca della melodia è prioritaria, a un ascolto più approfondito, ci si accorge invece che la scelta stilistica in questione non è poi così fuori luogo e che la presenza dei pochi cantati violenti, non avrebbe fatto la differenza anche se fossero stati in numero maggiore. Certo, la voce di Valerio Graneri, che milita nei Rome in Monochrome, è caratterizzante e orbita attorno ai circuiti più darkwave/neofolk, e mostra una tonalità che si pone a metà strada tra Tom Smith epoca 'Munich', e uno stile personale che lo contraddistingue chiaramente, da ricercare a mio parere, nel cantato dei primi due album degli In the Woods, con un'interpretazione vocale sempre sopra le righe, raffinata e ricercata. La sua presenza fa roteare il suono della band attorno alle atmosfere della sua prima band d'appartenenza, anche se gli Still Wave ne ampliano la rosa di suoni e mostrano più varietà compositiva. Ad esempio in "Near Distant" (canzone simbolo del disco per il sottoscritto), la voce nella sua veste pulita si presenta in termini tanto squisiti, da renderla, nel ritornello, un brano praticamente perfetto, un pezzo che al quinto minuto circa, subisce un'amputazione netta da uno scream in chiave depressive black, che lo lacera senza via di uscita, per poi chiudere con un finale assai romantico e decadente. Ecco, il segreto di questo album sta tutto qui, nell'unione di suoni che fanno parte di certa new wave, dark e cold wave, con sonorità metalliche, buie e profonde, sempre pacate e controllate, a offrire uno spettro ampio di suoni che si rintana anche in ombre e colori grigi, ma che induce anche un senso di estrazione dalla realtà, come il ponte del brano 11, che mi ricorda in chiave più mediterranea, le splendide sonorità contenute in 'Damnation' degli Opeth. 'A Broken Heart Makes an Inner Constellation' è un album che opera in mezzo a un contesto musicale che si espande tra gli ultimi Katatonia e quell'idea di spostare il gothic/doom, verso sonorità più sofisticate e allo stesso tempo più accessibili, come fu 'Believe in Nothing' o 'Symbol of Life' per i Paradise Lost. L'ottima caratura dei musicisti rende l'opera matura, e la costruzione dei brani intensa e credibile, con riferimenti ad altri artisti ma sempre omogenea ed effettivamente personale. Una buona produzione li accompagna alla ricerca di un sound perennemente in equilibrio, con un lavoro egregio delle tastiere e delle calde chitarre che negli assoli, aumentano il contrasto con il suono profondo e cupo delle composizioni, sostenendo a dovere, l'ottica riflessiva e lo sguardo rivolto all'infinito, di una certa scuola post-black metal/shoegaze, alla Alcest per intenderci, che finisce per avvolgere l'intero disco. Un disco comunque, da assaporare lentamente e a fondo. (Bob Stoner)

Master - Saints Dispelled

http://www.secret-face.com/

#FOR FANS OF: Death Metal
Well, this was an immersion here because I didn't take note of this band until recently! I got this album as well as 'Vindictive Miscreant' (2018) and I didn't like it nearly as much as their latest! The vocals are all right, just if Paul got higher pitched, it would be annoying! They're a 3-piece, of which they originally began being based in Chicago and now in Uherské Hradiště, Zlín Region (Czech Republic). They've been pretty active with their current location emitting death/thrashing music on/off since their first origin (1983) more on than off since 1989, however. They've gone through many members since their first few recordings. However, they've done a great deed and conducted this album, and it was mixed/recorded at Studio Shaark.
 
I really like the riffs here, especially the structures of the songs and their originality, being composed just like they sufficed here to say "what a creative storm!".
 
Since I haven't the experience in the decades of Master's releases (full-length albums & compilation/best of disc). It seems as though they've managed to have quite an impact on extreme metal as it is! I know Mick Harris mentioned Master on Napalm Death's immonsterrible 'Live Corruption' 1990 release! Perhaps they're different from other extreme metal bands in the fact that they have a unique style & the vocals aren't full-throttle death metal, they're more raspy than anything else! Maybe a bit like the Michigan based band Plague Years (as an example).
 
There's much else to say about 'Saints Dispelled', mainly the better recording quality than the rest! I think that that's what's also to say here is if you listen to older LP's, you'll find a flaw in not the compositions, but the overall sound of each instrument! The bass and drums are well mixed on here, the guitars don't overpower the rest of the songs! Check out 'Saints Dispelled' if you want to hear a great release of fresh, invigorating metal in 2024! (Death8699)
 
(Hammerheart Records - 2024)
Score: 75
 

martedì 20 agosto 2024

Tunguska - A Truth of Fear

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Black Metal
Se ne uscivano dall’underground parmense per portare avanti la loro filosofia di temi alieni. Loro stessi giudicavano la loro musica "extreme alien metal" e dopo aver ascoltato il loro mini Cd, sono d’accordo su come la descrivono. Il tema portante è quindi quello extraterrestre e viene manifestato nel lavoro sia musicalmente, soprattutto a livello delle tastiere, che nelle liriche, molto interessanti, che inglobano anche temi archeologici e religiosi. In pratica, vi troverete di fronte a un black molto particolare riarrangiato secondo le loro passioni. Le cinque canzoni che costituiscono questo CD-R rilasciato in 202 copie, sono poi registrate discretamente bene e meritevoli di una vostra considerazione, se solo ne trovaste traccia sul web. Peccato poi che se ne siano perse le tracce negli anni a venire.

domenica 18 agosto 2024

Nightspell - Darkwoods Enchantment

#PER CHI AMA: Raw Black
Prendete questo disco (fortunatamente un EP), confrontatelo con un altro centinaio che propongono un genere similare e a livello di contenuti, noterete che non c'è nulla che possa differenziare tutte queste release. Insomma, la musica deve progredire, non può stare ancorata a vecchi stilemi del passato e 'Darkwoods Enchantment' degli ucraini Nightspell, finisce per inabissarsi in quel sempre più profondo calderone di band tutte identiche che non hanno un diavolo da dire. Si affidano alla classica chitarra zanzarosa, quella raw black norvegese, ci costruiscono attorno un sound glaciale, propinano uno screaming efferato e quattro brani che potrebbero stare in questo lavoro cosi come in mille altri. Ma quante volte mi avete ormai letto scrivere queste stesse cose? Troppe, rispondo io. In questo EP, oltre a trovare una proposta uscita fuori tempo massimo rispetto ai vecchi dischi black di metà anni '90, troverete ben poco altro, a meno che non siate maniacali collezionisti di release black metal inutili. Il corso di questo genere è stato compiuto, è tempo di andare avanti e smetterla di vivere di ricordi (ancora il face painting, ma siamo seri?), ormai sbiaditi. (Francesco Scarci)

giovedì 15 agosto 2024

Legion - Feelings Of Repulsion

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Death
I Legion erano una band milanese, formatasi nel 1998; hanno autoprodotto questo demo-CD dal titolo 'Feelings of Repulsion', composto da cinque tracce di death metal melodico, di influenza svedese. I quattro ragazzi italiani cercavano però di miscelare questo tipo di metal con qualcosa di più brutale e violento, di stampo americano, e infatti, è possibile ritrovare all’interno delle loro canzoni alcuni richiami al brutal death. Devo dire che le tre canzoni “effettive” del CD (le altre due sono un’intro e una bella strumentale in chiusura) hanno stili differenti tra loro, forse perché composte in momenti diversi: la prima, "Full of Hate", ha riff abbastanza melodici (anche se alcuni sono un po’ scontati). La seconda, "Obsession", è la più veloce e aggressiva, mentre la terza, "Generation’s Crime" è quella che più si avvicina alle produzioni statunitensi (e personalmente è quella che preferisco). Dal punto di vista tecnico i risultati sono molto buoni, sia nelle ritmiche più veloci che nelle parti soliste; mi è piaciuto anche l’uso della voce black, graffiante e sofferta, mentre il growl a volte risulta forzato. Della serie bene ma non benissimo.

lunedì 12 agosto 2024

Marduk - Infernal Eternal

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Black Metal
L’intro di questo secondo live dei Marduk è un frammento di brano di musica classica, ma potete stare certi che questa è l’unica concessione alla melodia presente in 'Infernal Eternal', che per il resto delle sue 18 tracce racchiude tutta la potenza e la cattiveria che i Marduk sanno tirare fuori nelle loro esibizioni live. La track-list spazia attraverso i primi sei album della band, ovviamente con un occhio di riguardo per l’ultimo album antecedente questo live, ossia 'Panzer Division Marduk'. I suoni sono ottimi, ogni strumento è facilmente distinguibile dagli altri e devo dire che sentire le canzoni di 'Dark Endless' con il sound dei più recenti Marduk, fa un piacevole effetto. La confezione comprende due CD, e oltre alle tracce sonore, include tre filmati con le versioni video di "Panzer Division Marduk" e "Burn My Coffin". Ultima ma importantissima nota per gli appassionati: nel booklet sono presenti i testi delle canzoni, compresi quelli di 'Dark Endless' e 'Panzer Division Marduk' (manca quello di 'Departure from the Mortals', chissà perché). Insomma, un’uscita veramente curata della band svedese, che può offrire addirittura piacevoli momenti di esaltazione (Legion che annuncia le canzoni è spettacolare), anche per chi non ha mai "frequentato" la band svedese.

(Blooddawn Productions - 2000/2023)
Voto: 75

https://www.facebook.com/Mardukofficial

sabato 10 agosto 2024

Profanation - Skull Crushing Violence

#PER CHI AMA: Death/Grind
Ecco a voi il side project dei transalpini Regarde Les Hommes Tomber in compagnia di Deströyer 666 e Venefixion che, forse annoiati delle loro forme estreme musicali, hanno pensato di mettersi insieme e far uscire un qualcosa di ancor più violento. Ecco presentati a lor signori e signore i Profanation e il loro debut EP 'Skull Crushing Violence', edito dalla Iron Bonehead Productions. E quando c'è di mezzo l'etichetta tedesca, state sicuri che davanti ci troveremo un concentrato dinamitardo di black/death/thrash. Eccomi infatti accontentato con sei pezzi a cui non mancano certo le capacità di prenderci a scarpate nel culo (e qui anche parecchio nelle palle), con una prepotenza e arroganza degna dei maledettissimi primi Napalm Death e i loro soci Terrorizer, che ci sparano appunto in faccia un suono brutale, caustico, devastante. Il tutto potrebbe evocare anche gli albori degli Entombed, quando ancora si chiamavano Nihilist, e quindi coniugare ai suoni grind death, anche un feroce e selvaggio hardcore minimalista che si srotola attraverso tonnellate di violenza gratuita di cui "Profanation" e "Global Terror" ne sono gli esempi più simbolici. "Modern Sickness" (cosi come l'oscura chiusura strumentale affidata alla title track) partono più mid-tempo, per poi orientarsi verso una parata di devastanti deflagrazioni estreme, che riescono a trovare un certo mordente grooveggiante laddove srotolano ottimi assoli che rendono il tutto più gradevole e orecchiabile, in stile 'Clandestine' degli Entombed. Insomma, un altro bel tuffo nel passato, a riscoprire suoni che andavano di moda sul finire degli anni '80, qui riletti in una chiave più al passo con i tempi.