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giovedì 12 ottobre 2023

Collapse Under the Empire - Recurring

#PER CHI AMA: Instrumental Post Rock
Eravamo in pieno periodo Covid quando ci siamo soffermati a recensire 'Everything We Will Leave Beyond Us', ottava fatica dei teutonici Collapse Under the Empire (CUTE). Chissà se finalmente quel tutto, menzionato nel titolo ce lo siamo finalmente lasciato alle spalle? Nel mentre ognuno di noi sta pensando alla propria risposta, ecco arrivarci fra le mani il nuovo 'Recurring' e nove nuove tracce che portano i nostri a proseguire nella loro esplorazione musicale di un post rock sofisticato, svolazzante, onirico, data la sua capacità di muoversi su molteplici binari, cosi come già materializzato nell'opener "Genesis", che dal classico post rock strumentale si muove sinuoso in territori più progressive o synthpop, grazie a quelle importanti porzioni orchestrali che tendono ad occupare tutto il suono dei nostri e a palesare i punti di forza e debolezza di un disco che vuole narrare il perpetuo ciclo di vita e morte del nostro pianeta, tema tra i più ricorrenti nelle più recenti release. E cosi, a narrare questa costante ripetizione di distruzione, purificazione, pace e redenzione, i nostri giocano con i molteplici umori, narrazioni strumentali, chiariscuri, saliscendi emozionali che si manifesteranno via via anche nelle successive song, dall'umorale ed estremamente atmosferica (ma soprattutto malinconica) "Revelation", che la indicherò alla fine come uno dei miei pezzi preferiti, alla più ipnotica e cerebrale "Mercy", grazie alle sue doti cinematiche e all'espandersi di delicate atmosfere shoegaze da metà brano in poi. "Absolution" sembra addirittura enfatizzarne i toni attraverso quell'uso (abuso?) di synth che si affiancano alle chitarre riverberate e che sembrano donare al disco evocativi tratti cosmici che mi hanno portato a pensare a band quali God is an Astronaut o Exxasens. Il duo di Amburgo si prende un momento di pausa in "Requiem", una sorta di bridge ambient evocante le vibrazioni cosmiche del film 'Gravity', che ci introduce a "Forgiveness", il più post rock dei brani inclusi in 'Recurring', ma anche quello più dinamico, con quel suo rincorrersi delle chitarre e la quasi soverchiante stratificazione di piano/tastiere in anfratti nebulosi di un cosmo oscuro e gelido. Ma le chitarre tornano fragorose nel finale di un brano turbinoso e affascinante. "Salvation" è invece più spinta verso territori sintetici, con le chitarre qui relegate in secondo piano che tuttavia non perdono la loro forza motrice. A seguire, "Apocalypse" si muove su analoghe linee elettroniche che nella loro iniziale ridondanza, non incontrano appieno il mio gusto, e in realtà, questo sarà anche il brano che ho trovato meno convincente nella proposta dei CUTE, sebbene un finale imponente, figlio di un'ariosa emozionalità cinematica, e all'utilizzo di delicati archi in sottofondo. La conclusiva "Creation" si muove su suadenti note di sintetizzatore a cui faranno da contraltare in più di un'occasione, esaltanti partiture di chitarra che esaltano finalmente il risultato complessivo, per il gradito ritorno di una band davvero competente nel proprio genere. (Francesco Scarci)

mercoledì 11 ottobre 2023

Alea Jacta Est - Ad Augusta

#PER CHI AMA: Hardcore
"Il dado è tratto". Con la locuzione "alea iacta est" i latini erano soliti esclamare per una decisione presa o una sfida lanciata. I francesi Alea Jacta Est lanciano cosi la loro sfida con un nuovo EP, 'Ad Augusta', che sancisce il ritorno sulla scena dopo un bel po' di silenzio (sette anni dall'ultimo 'Dies Irae'). La band di Tolosa rispolvera il proprio hardcore attraverso sette nuove tracce pronte ad incendiare le nostre orecchie. Al via un intro e poi il rombo delle chitarre di "FFWF" (acronimo per "Fight Fire With Fire") che si accende ed esplode tra un rifferama compatto bello carico di groove e le urla del frontman che s'incrociano con quelle di diversi cori (che mi hanno evocato quelli di 'Under the Influence' degli Over Kill). Poi una bella spinta (non eccessiva sia chiaro) da parte delle chitarre che portano una dose di adrenalinica energia che prosegue nella più robusta "Get Revenge", con quel suo vigoroso sound spezzato da continui breakdown metallici, mentre il vocalist continua a vomitare tutta la propria rabbia. Niente di nuovo all'orizzonte, niente di particolarmente tecnico poi (gli assoli sono infatti rigorosamente banditi) e la band continua a macerare strada in "Enough is Enough", con quel blend di hardcore e metalcore, con tanto di riffoni belli pesanti e ultra ritmati, voci tra il graffiante, caustico e growl, senza mai tralasciare gli immancabili chorus, atti a inveire contro il mondo, trademark del mood hardcore tipicamente statunitense. Si continua con "The King is Down" e anche qui non manca una certa ruffianeria nella linea delle chitarre, cosi come nell'utilizzo di parti parlate in francese che fanno da ponte con la successiva "As Fast as I Can", che prosegue nella sua opera distruttiva, qui particolarmente esasperata nella parte finale del brano. Il dischetto si chiude con "Fake Power" che, se vogliamo trovare il pelo nell'uovo, non si discosta di una virgola dai precedenti brani ascoltati, se non per una sezione ritmica un filo più violenta, ma che apporta poco o niente all'intera release. Un lavoro onesto e poco più. (Francesco Scarci)

(Useless Pride Records - 2023)
Voto: 65

https://www.facebook.com/aleajactaest.eu

martedì 10 ottobre 2023

Signs of the Dying Summer - Promenada Ciszy

#PER CHI AMA: Depressive Black
"L'estate sta finendo..." cantavano i Righeira in Italia nel 1985. La band di quest'oggi deve aver preso ispirazione da quel mitico tormentone di quasi 40 anni fa. A parte i miei deliri giornalieri, oggi abbiamo a che fare con i Signs of the Dying Summer (segni di un'estate che sta morendo, tradotto letteralmente) e del loro secondo lavoro 'Promenada Ciszy', edito dalla Putrid Cult, etichetta polacca attiva nel mondo black/death dal 2011. Tornando al terzetto di oggi, posso aggiungere che l'album include sei tracce (più la cover "Stalemate" dei Katatonia), tutte con lo stesso titolo del disco, a parte la progressione numerica accanto al titolo e il genere? Trattasi di black dalle forti tinte malinconico/depressive che mi conquistano sin dal primo tocco tastieristico dell'iniziale "Promenada Ciszy 1", song che parte sparata al fulmicotone, per poi fare una bella inversione di marcia, tra spettrali tastiere blackgaze, cori quasi celestiali ed una marcata linea melodica che smorza la furia bieca dei momenti più violenti. Insomma, pensavo si trattasse del classico album di infernale black old-school, vista anche la cover in bianco e nero, e invece mi sono dovuto ricredere e anzi, apprezzarne i contenuti. Contenuti che si confermano egregiamente curati anche nel secondo capitolo del cd che inizia addirittura con un trittico formato da clean vocals (stile Rammstein), synth e batteria, in un suggestivo e psichedelico impianto sonoro di facile presa, che contribuisce immediatamente a metterci a proprio agio prima della iper melodica spinta black che completa, in modo intrigante, la proposta del trio di Poznań. Coinvolgenti direi, non me lo sarei mai aspettato, devo ammetterlo. E si continua con soffuse melodie anche nel terzo frammento di questo lavoro, una song che sembra lanciarsi in digressioni dark wave interrotte da brevi scorribande black, per un effetto conclusivo davvero interessante. Più violenta e thrash oriented, la quarta traccia che picchia come il classico fabbro, tra nitrogliceriniche ritmiche e rasoiate alla sei corde, prima di abbandonarsi ad una parte più atmosferica a metà brano che ammorbidisce l'approccio qui più nichilistico della band. Risultato positivo, ma in questo modo i nostri sembrano appiattirsi con la moltitudine di band che pullula nella scena. Meglio "Promenada Ciszy 5", dove emerge anche una vena post punk, che confluisce in un sound sempre più strutturato e ricco di sorprese, che in coda va palesemente ad evocare spettri dei Katatonia che furono. E 'Promenada Ciszy', nella sua sesta tappa, propone un pezzo bello acido che chiama in causa con più evidenza, gli amici Shining, sebbene mostri poi atmosferiche infiltrazioni dark post punk. In chiusura dicevo, la cover dei Katatonia è servita. Utile per farmi rivivere emozioni che non provavo da tempo, ma inutile per una rivisitazione non troppo convincente che tuttavia non inficia la mia valutazione finale di questo lavoro. Bravi. (Francesco Scarci)

Dominance - Slaughter of Human Offerings in the New Age of Pan

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Ricordate i deathsters italiani Dominance? Ecco quelli di oggi non c'entrano niente, visto che sono polacchi, 'Slaughter of Human Offerings in the New Age of Pan' è il loro debutto, e questi qui suonano poi black metal. Vi ho disorientati a sufficienza? Allora lascio la parola alla musica del trio originario di Szczecin che si propone con otto tracce, 30 minuti e pochi spiccioli di black thrash old-school, pieno di rabbia e sofferenza che si concretizza attraverso le note abominevoli ed efferate di "Battlefield", dotata di un riffing affilato come un rasoio, screaming vocals super caustiche, velocità vertiginose e giusto una parvenza di melodia a completare un quadro che si confermerà assai similare anche lungo la seconda "Blood Countess", song che sfodera tuttavia un poderoso assolo, qualche ritmica più thrashettona ma comunque un sound schietto e privo di troppi compromessi. Le polveri continuano a bruciare in "Deadly Winter", la traccia più breve del lotto, ma che mette in bella mostra un'interessante linea di basso su un'incessante ritmica che vede qualche sporadico rallentamento. La furia nichilistica del trio della Pomerania dell'ovest si fa ancor più largo in "Ritual", un pezzo in cui si avverte maggiormente la vena scandinava (Marduk e Dark Funeral) nelle taglienti linee di chitarra, sparate costantemente a velocità iper mega sostenute, che si protrarranno anche nelle successive e maligne song, che vedono i nostri affrontare nelle loro liriche, guerra, odio e morte, temi ahimè molto di attualità negli ultimi tempi. La summa di tutto questo si concretizza in "Human Holocaust" e il suo incipit thrash old-school (scuola Sodom), a cui si aggancia poi un riffing marcescente di scuola nordica. Il disco insiste su queste coordinate anche nelle ultime song che vanno a sottolineare quanto la band sia radicata in antichi stilemi musicali di cui apprezzarne comunque la solida coerenza. (Francesco Scarci)

lunedì 9 ottobre 2023

Huginn - The Millennium End

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Epic Black
Lo splendido demo dei Huginn trascina l'ascoltatore, sin dalle prime note, in un clima altamente suggestivo, merito anche della buona qualità della registrazione. Il genere praticato dal polistrumentista piemontese è un black metal di stampo epico-battagliero, un incrocio fra Bathory, Falkenbach, Graveland, dove l'impasto sonoro non è mai caotico. Le canzoni (quattro in tutto) sono varie e ben strutturate. Alla one-man-band italica non interessa, per fortuna, scaraventare addosso all'ascoltatore una cacofonia inintellegibile. L'unico appunto che mi sento di muovere all'autore riguarda le vocals: se maggiormente diversificate, avrebbero accresciuto la già elevata qualità dell'opera. Sarebbe stato bello che a questo musicista fosse stata una proposta da parte di un'etichetta seria e affidabile. Se lo meritavano davvero, ma le cose sono andate diversamente con lo scioglimento della band e la successiva nascita degli Skoll. Intanto, accostatevi 'The Millennium End' senza timore: non ne rimarrete delusi.

(Self/Masked Dead Records - 1999/2016)
Voto: 75

https://maskedeadrecords.bandcamp.com/album/the-millenium-end-1999

Usurper - Cryptobeast

BACK IN TIME:
http://www.secret-face.com/
#FOR FANS OF: Black/Thrash
This release is really awesome! It’s actually the first one I’ve heard from them. It was recommended from a friend and it might be one of their best releases to date. It’s like black/thrash which are two different genres meshed into one. The vocals are really good and they play the music really well. I really enjoyed the guitar riffs. In the production was top-notch. I like the chorus “kill kill kill...kill for the metal.” That’s a classic. These guys put out some pretty cool black/thrash metal. Some fast and slow tempos. But overall pretty original riffs. These guys are Chicago based. They haven’t put out material in a while but at least they’re still together. Some of the members are in a band called Bones. They’re rather different. But still good. They put on a good live show.

This is a catchy album. The riffs are pretty different, but still good. The whole way through it’s good. The yelling and rhythms take their form. I like the actual groove to the songs. Not really familiar with the genres put together. So in that respect, I suppose you can say it’s pretty unique. I wish I would’ve known about this band a long time ago. I like the production quality I believe it’s top-notch as well as I say. Just a lot of songs on here that an are really noteworthy.

All in all definitely well thought out release for a metal band from Chicago. I’m looking forward to hearing more of their music. For now., I’ll keep it at this one. Hopefully they’ll come out with some more new music but I’m sure it’s going to be a probably a different lineup. That’s all right though. They seem to be a growing band.

Glad I got to this CD but not how much it cost! I encourage you to check out this album either on Spotify or YouTube. You might decide on making a purchase for it. Everything about this album rules! The music, the sound, and the overall effort. Don’t wait up on this. Check it out soon if not now! (Death8699)


(Earache Records - 2005)
Score: 75

https://usurper.bandcamp.com/album/cryptobeast

Torture Rack - Primeval Onslaught

#FOR FANS OF: Brutal Death
Talk about brutal death metal, this band has it all. Blast beats, burly vocals, sick guitar riffs and a great production. They don’t let up on the brutality factor either. The riffs are insane. I thoroughly enjoyed this less than 30 minute abomination! I’m not sure about their older material but this one really hits home! Always good to hear some from brutal death metal in the vein of say Suffocation. No holds barred here!

The vocals mix well with the music and the blast beating galore is rampant. This album fluctuates between fast riffs to laid back sort of brutality. The leads are insane and the music is unrelenting. What a great album! I would urge you to buy the CD and show support for the band! They really hit home with their music. The vocals can be insane at times. Really a lot of screaming mixed with deep throat galore. They have it all.

I think this is one of the better releases in 2023 where death metal is concerned. Yes, it is a short release but the music and vocals make it out to be a successful conglomerate of noise terror! It seems as though the leads are pretty successful on here fast and furious. The vocals vary between deep throat to screaming heavily. And the music keeps up with this strain of extreme metal. I like how they change it up all the time. 

They definitely earned a “75” for this album. It’s totally in the vein of Suffocation and Suture. There’s a somewhat strong resemblance to those bands. They just don’t seem to let up in intensity. I thoroughly enjoyed this and the sound quality hit home with me. The mixing did them well and their unique blasting alongside slower tempos did them well too! I think that this one is going to be one of the top notch performance this year. The fact that they were able to weave in sounds so sorrel they showed what the scene can produce in terms of these less well known bands. Own it! (Death8699)


Steel Cage - Visions of Dark Millenium

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Thrash
Ci troviamo di fronte a un gruppo italiano che propone un vecchio thrash in puro stile Whiplash. I tempi delle canzoni sono quasi tutti tirati e infarciti con cambi di tonalità da parte del cantante, che non sempre si dimostra all’altezza nelle clean vocals. Nel thrash proposto in 'Visions of Dark Millenium' c’è posto addirittura per una voce femminile e per le tastiere, che rimangono tuttavia solo un esperimento mal riuscito, perché non si sposano adeguatamente nel contesto musicale degli Steel Cage. La musica del gruppo campano si lascia ben ascoltare e l’unica cosa che i nostri dovevano tener presente all'epoca (era il 1999) era l’essere un po’ più personali, chiarendosi maggiormente le idee su quale proposta musicale mettere in atto (oggi la band propone un death melodico/ndr).