|
#PER CHI AMA: Death/Doom |
Fresco fresco di stampa giunge tra le mie mani questo dischetto, prodotto di una band polacca attiva dal 2010 e dedita a una sorta di bel mix tra death, doom e metal classico. Gli Spatial, lo dico subito, riescono a farsi amare già dal primo ascolto. Ne serviranno diversi però di ascolti, per apprezzare appieno il lavoro del “nostro” quintetto, ma quello in questione è un cd che già al primo dimostra essere di ottimo livello. Questo cd ha il pregio, notevolissimo, di districarsi agevolmente tra le varie sfumature del metal più moderno, con un occhio sempre attento a non lasciarsi sfuggire quello che di buono il passato ha saputo offrirci; e ne ha un altro di pregio, quello di essere di difficile etichettatura. Mi spiego meglio: siamo di fronte ad un gran bel disco metal, ma sarebbe troppo riduttivo parlare di death, oppure di doom, di thrash, di power o di classic addirittura...perché tutti questi “sottogeneri” vengono toccati dalla musica degli Spatial, che si dimostreranno essere assai versatili, sempre misurati e mai eccessivi. In poche parole, siamo di fronte ad una band matura, sotto tutti i punti di vista. C'è una buonissima preparazione tecnica agli strumenti e c'è un'ottima capacità di comporre; quindi, c'è quasi tutto. Spiegherò più avanti il motivo di questo mio “quasi”. Addentrandosi poi nei meandri della musica, scopriamo 11 tracce (di cui l'undicesima in lingua madre) che potrei provare a catalogare come doom metal (come caratteristica principale) miscelato più che sapientemente con voci tipicamente death, sebbene le clean si distinguano per la loro bellezza. Le chitarre sparano riffoni che colpiscono duro, ma sono capaci anche di arpeggi celestiali; la batteria non tocca mai velocità supersoniche ma è in grado di far viaggiare le canzoni su binari ben definiti. Si ondeggia la testa, e pure parecchio; il suono del disco, freddo il giusto e ben definito, aiuta gli Spatial nell'impresa di produrre canzoni in cui si sentono bene e distintamente tutti gli strumenti, tanto da far venire voglia di girare la manopola del volume verso la tacca “max”. Le quattro canzoni con cui si apre il disco, quindi i primi 20 minuti di ascolto, sono quasi perfette: "Arka Chaotis", "Silence", "Nightrage" e "Knights of the Forgotten Realm" sono devastanti, per bellezza e precisione. Eccoci arrivati alla spiegazione di quel mio “quasi” precedente: quelle che vi ho elencato rimangono, ovviamente per chi scrive, le migliori del lotto; poi il disco si assesta su livelli sempre piuttosto alti, ma senza grossi scossoni, si arriva alla fine. Secondo me, una migliore ridistribuzione della playlist, avrebbe giovato ancora di più alla qualità di un prodotto, che ripeto, rimane più che buono. Una bellissima sorpresa, un bel disco che si fa ascoltare e riascoltare volentieri; per questa ragione, aspetterò' con ansia una nuova release degli Spatial. Complimenti ragazzi, ottimo lavoro. (Claudio Catena)
(Metal Scrap Records - 2014)
Voto: 80