#PER CHI AMA: Melo Death, The Project Hate, primi Scar Symmetry |
Mi piacerebbe davvero sapere come Ettore Rigotti, mastermind dei Disarmonia Mundi, nonché produttore, sia venuto a contatto con questi Godsire, band melo death di Singapore, per la quale si è occupato del mastering di questo 'Progenitus'. Della serie il mondo è assai piccolo. Poco importa se le mie curiosità non possano venire soddisfatte, mi lancio all'ascolto di questo EP di 4 pezzi davvero avvincente ma dalla durata un pochino risicata, sedici minuti. Tanto basta infatti al trio formato da Ishaan Kumar (basso), Ty (chitarre e tastiere) e Clarence Chong (vocals), per convincermi della bontà del loro esplosivo sound che irrompe con la furia bestiale di "Panoptic Universe", in cui una bocca da fuoco sostituisce un drummer in carne ed ossa, mentre le chitarre incendiano l'aria che è un piacere. Come un bel panzer i nostri avanzano monolitici, tra un riffing serrato, growling vocals e tiepide melodie di sottofondo. Diciamo che è con la successiva "Cybernetic Wyvern" che mi esalto maggiormente della proposta di questi ragazzi. Vuoi per le tiratissime e gradasse chitarre, per un'effettistica di sottofondo affidata a flebili tastiere che guidano la linea melodica della canzone, o forse semplicemente per le vocals super aggressive di Clarence, ma il pezzo mi piace davvero molto. La carica energetica che emana, quella voglia di headbanging sfrenato che sonorità dell'ultima ora non ispirano più, mi mandano in visibilio. "The Crossed Out God" continua a pestare dannatamento, senza mai perdere però il senso della melodia, seppur qui la drum machine tocchi vette di robotica alienazione, con il pezzo che risente in un certo verso anche di influenze industrial, che già si erano comunque palesate nei pezzi precedenti. La song trova anche modo di interrompere per alcuni secondi il proprio ritmo incandescente, per poi riprendere con i bombardamenti finali che ci introducono a "Android Psycho Shocker", la traccia più folle e carica di groove del lotto, in cui maggiormente si sollevano le influenze elettroniche del trio asiatico, in definitiva la mia preferita. Non un momento di stanca, non un passaggio sbagliato, chiaro che con 16 minuti a disposizione, sia decisamente più facile non sbagliare. 'Progenitus' si conferma un ottimo antipasto a qualcosa di più succulento che non tarderà (lo auspico) ad arrivare. Bravi. (Francesco Scarci)
(Self - 2014)
Voto: 75