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giovedì 28 novembre 2019

Obsidian Tongue - Volume III

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
Founded ten years ago in the US, Obsidian Tongue was initially one of those common one-man black metal bands, whose only member was the founder Brendan Hayter, currently involved also in other projects, all of them related to the extreme metal scene. The most notorious one is the excellent Canadian band Thrawsunblat, a folk infused melodic black metal ensemble, which is a quite interesting project. Going back to Obsidian Tongue, the project rapidly became a two-man band with the incorporation of a drummer. With an established line-up, the duo debuted with a decent first album, which was rapidly improved by the subsequent works, like the sophomore ‘A Nest of Ravens in the Throat of Time’ or the split ‘Northeastern Hymns’. This improvement caught the attention of the quite respected label Bindrune Recordings, which took the decision of releasing the Obsidian Tongue´s future works.

2020 will be the year when Obsidian Tongue’s new work will see the light of the day. The new opus is entitled ‘Volume III’ and, as it happens with the third album, this work should confirm whether the band has or not a promising future. Obsidian Tongue plays a guitar based atmospheric black metal with some quiet and intimate interludes, creating an interesting contrast with the most aggressive sections. For instance, the album opener "Anathk" is a pretty clear example of what the band can offer. This track, being the longest one, has indeed enough room to flow quite naturally between the blackest metal parts, with the expected aggressive vocals, being sometimes accompanied by some clean melancholic vocals, and the calmest sections. Those calmer sections have an introspective nature and they are like a bridge between the black metalesque sections. I find these serene sections quite interesting as they are tastefully done with very nice melodies. As for the guitars in the typically black metal parts, they are clearly less melodic as they fluctuate between more dissonant and aggressive chords and a trance inducing riffs, which I think are the most interesting ones. This contrast is clearly perceived in shorter songs like "Poison Greem Dream", which delivers both sorts of riffage. Furthermore, these songs, though being shorter, have also room for the aforementioned clean vocals, which at first didn´t like that much, but which I dig more as I listen to the album more times. Although musically speaking long songs like the album opener or "Empath" let the band introduce more serene and hypnotic parts, which is always nice, the shorter compositions have also interesting elements. Their immediacy and straightforward strength is always a necessary element to create a balanced album.

In conclusion, ‘Volume III’ is a good album and though I couldn´t consider it a groundbreaking record, it has enough interesting elements and quality in the compositions, to make it interesting. Any fan of atmospheric black metal or this sort of modern black metal made in the US will find absorbing elements in this record, which will make them enjoy the album. (Alain González Artola)

(Bindrune Recordings - 2020)
Score: 75

https://www.facebook.com/obsidiantongueband/

venerdì 7 marzo 2014

Obsidian Tongue - A Nest of Ravens in the Throat of Time

#PER CHI AMA: Cascadian Black, Agalloch
L'Hypnotic Dirge Records continua la sua ricerca nel più profondo underground, alla ricerca di band che abbiano qualcosa di interessante da dire in ambito black metal. Oggi mi soffermo a disquisire sul secondo capitolo della discografia degli statunitensi Obsidian Tongue, che fin dalla copertina hanno richiamato in un qualche modo la mia attenzione. Un viso stilizzato in bianco e nero con (credo) delle penne sulla testa e una simbologia ritualistica che ha evocato nella mia mente un qualcosa dell'immaginario indiano (d'America), mi ha indotto a credere di avere per le mani un qualcosa di estremo contaminato in un qualche modo dai canti e musiche dei pellerossa. La mia fantasia viaggia troppo velocemente perchè quando i nove minuti abbondanti di "Brothers in the Stars" fanno la loro comparsa nel mio stereo, vengo aggredito da una bella scarica di puro e cupo metallo nero che non lascia tregua, non fosse altro per qualche intermezzo atmosferico, che il duo del Massachussets ogni tanto si concede. Con la successiva "Black Hole in Human Form", la band statunitense cambia leggermente registro sporcando il proprio feroce sound con un incedere inizialmente doom. Chiaro che quando i nostri pestano sull'acceleratore, i toni si fanno più aspri e taglienti. I martellanti blast beat della song e gli improvvisi rallentamenti/divagazioni, finiscono per delineare la componente post-black dell'ex one man band di Brendan Hayter. Un arpeggio sul finire della traccia mi concede il tempo di rifiatare, prima di essere inglobato dalla suadente melodia di "My Hands Were Made to Hold the Wind", che mi permette di inquadrare i nostri da un punto di vista differente da quello sin qui descritto. La song infatti è decisamente più tranquilla e rilassata, con un più ampio spazio affidato ad una componente ambient e a sconfinamenti pagan (stile Primordial). Questo non fa altro che aumentare il mio interesse, inizialmente non proprio entusiastico. "The Birth of Tragedy" conferma questo trend, abbinando alla ferocia del black cascadiano digressioni progressive (di scuola Enslaved), per un risultato sicuramente più apprezzabile, dettato anche dall'alternarsi di corali voci pulite a quelle sgraziate del vocalist americano. Diciamo che l'album è altalenante nella sua vivacità, offrendo un songwriting non sempre omogeneo o all'altezza, cosi come devo ammettere di preferire l'ensemble nelle parti più ragionate e rallentate, come accade proprio nel break centrale di "The Birth of Tragedy" che si candida ad essere la traccia più riuscita (e varia) di questo 'A Nest of Ravens in the Throat of Time'. Con "Individuation" e la conclusiva title track, i nostri sembrano raddrizzare definitivamente il tiro anche se qualche calo di tensione è riscontrabile a più riprese. Diciamo che l'album palesa ancora dei difetti di fondo in termini di songwriting, screaming vocals non proprio all'altezza o le talvolta sterili furiose accelerazioni, per cui auspico che i nostri possano individuare ciò che non funziona lavorandoci al meglio per le prossime release, da cui a questo punto, mi aspetterò parecchio. Staremo a sentire. (Francesco Scarci)

(Hypnotic Dirge Records - 2013)
Voto: 65

https://www.facebook.com/obsidiantongueband