#PER CHI AMA: Epic/Pagan Black, Moonsorrow, Summoning |
La mia ricerca spasmodica di musica mi ha portato questa volta a spingermi fino al Canada, a Calgary per l'esattezza, a scoprire questi Maglor, combo formatosi nel 2002 ma con soli due album fino ad oggi all'attivo. L'ultimo uscito è 'Asunder', che a distanza di cinque anni dal debut 'Call of the Forest', torna con le sue tematiche "tolkieniane" e con un sound atmosferico fortemente votato ad un folk metal di stampo pagano, che per tematiche e suggestioni cinematiche, potrebbe evocare gli austriaci Summoning, ma che in realtà ha uno stile tutto suo che evolve sin dalla lunga opener, "Fog in the Hills of Anor". L'inizio è affidato a tastiere e spoken-words, poi ad una leggiadra chitarra acustica a creare un'atmosfera in cui si respirano inevitabilmente magia e poesia, in cui l'unica cosa che suggerisco di fare, è chiudere gli occhi ed immaginare. Immaginare distese infinite di prati, colline e montagne impervie, viste con gli occhi del falco che sorvola queste zone, respirando la natura pungente e fredda dell'aria. Sarà l'incontaminato paesaggio che sovrasta la band o la loro sconfinata passione per Tolkien, ma tutto ciò si traduce nelle note di questa song iniziale, ove non è difficile percepire queste sensazioni. La susseguente title track si muove invece su una matrice sonora più elettrica rispetto all'opening track, laddove anche le vocals abbandonano il più evocativo stile narrativo per lanciarsi in uno screaming comunque controllato che già era emerso nella prima traccia. La musica, sempre impostata su un metal mid-tempo, trova maggiore ispirazione nella seconda metà del brano dove convogliano ben più forti le componenti mistico-folkloriche dell'act canadese e dove si colgono maggiormente le influenze del trio, che conducono in primis ai norvegesi Wardruna e poi ai finlandesi Moonsorrow. I Maglor a mio avviso rappresentano la sintesi perfetta di queste due band, abbinando sapientemente l'ambient folk dei primi, con l'epica e pagana irruenza dei secondi. "Woodfall" ha delle ariose linee di chitarra elettrica che s'intrecciano con la melodica acustica della sei corde, in un brano che mostra una progressione più metallica, pur non perdendo quel feeling magico che contraddistingue il sound dei nostri, soprattutto là dove un'eterea voce femminile canta in sottofondo in uno stile vicino alla Myrkur più magnetica ed evocativa. Notevole comunque il finale della traccia, cosi avvinghiato da un'aurea ancestrale in grado di ispirare soltanto pensieri di libertà. Con "Northern Clans" proseguiamo su queste sonorità, forti di una produzione equilibrata e cristallina che esalta i suoni di questa release. Aggiungete poi un altro sognante break nella prima parte del brano, delle melodie che chiamano in causa l'epica dei Bathory di 'Twilight of the Gods' ed un finale folkish ed il gioco è fatto, difficile alla fine non perdere la testa per un disco del genere. "The Mountain Grave" è l'ultima sog che lascia al suono delle cornamuse il compito di suggellare uno splendido album proveniente da meravigliose e ispiratrici terre lontane. (Francesco Scarci)
(Sounds of the Land Records - 2017)
Voto: 80