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giovedì 1 novembre 2018

Inhibitions - La Danse Macabre

#PER CHI AMA: Symph Black, primi Dimmu Borgir
Dall'antica regione dell'Attica, ecco arrivare i greci Inhibitions e il loro secondo album in dieci anni di gavetta, un lavoro orientato a suoni symph black che tanto andavano di moda in Norvegia (ma non solo) a metà anni '90. 'La Danse Macabre' è il titolo scelto per queste dieci tracce che sembrano vivere di ricordi per un passato che ormai non c'è più. Citavo la Norvegia, pensando a mostri sacri quali Emperor, primi Dimmu Borgir o Limbonic Art, ma infilerei tra le influenze del duo ateniese, anche altre band quali Agathodaimon, i Marduk più "sinfonici" o giusto per rimanere in casa loro, un che dei Rotting Christ, dei Kawir o dei Necromantia. Insomma c'è un po' di tutto in questo disco di cui mi limiterei a citare esclusivamente i pezzi forti: di certo la seconda traccia "Toxic Rain" che incarna il vecchio spirito ellenico in una song che tra death e black sinfonico, fa riaffiorare assopiti ricordi per un passato a dir poco glorioso. Ho potuto poi apprezzare anche la forza dirompente delle chitarre in "Back to the Dust", accompagnate dagli ottimi arrangiamenti di keys che sembrano provenire direttamente da un masterpiece quale è stato 'Stormblast'. Quello che non mi convince appieno è la componente vocale, uno screaming un po' troppo old school che certamente va a braccetto con delle ritmiche ormai troppo obsolete. Buono invece l'assolo (per quanto elementare esso sia) che chiude la song con quella sua forte componente di epicità. Il disco prosegue però su una sufficienza striminzita (grazie soprattutto alla più melodica "Harsh Awakening") fino alla fine, dove i nostri hanno pensato bene di proporre la cover dei Satyricon, "K.I.N.G.", e dove ho pensato che volessero schiantarsi del tutto. Le premesse non troppo brillanti infatti non agevolano il duo greco che nonostante provi a mettere del proprio nella rilettura della traccia di Satyr e soci, non riesce in realtà a raggiungere le vette artistiche dei ben più famosi colleghi norvegesi. Un peccato, c'è ancora molto da lavorare, l'obiettivo minimo è quello di emergere dalla massa ma ascoltando 'La Danse Macabre', mi sembra che gli Inhibitions siano invece ancora impantanati nel desiderio di riproporre quel passato che ribadisco non esistere più. (Francesco Scarci)

sabato 29 settembre 2018

Aornos - The Great Scorn

#PER CHI AMA: Cosmic Black, Darkspace, Deathspell Omega
Nella cittadina di Miskolc, ho trascorso qualche giorno lo scorso anno, per motivi lavorativi. Mai mi sarei immaginato che potesse essere la casa di questo progetto oscuro a nome Aornos. Trattasi di una one-man-band, con 'The Great Scorn' a rappresentare il quarto album per il mastermind ungherese. Il suono proposto da Tátrai Csaba (in arte Algras, peraltro, ex membro di Carcharoth e Bornholm) include elementi black e progressive, dalle forti venature cosmiche che chiamano immediatamente in causa gli svizzeri Darkspace. La musica è originale, combinando in modo inusuale, flussi disarmonici con sprazzi di grande atmosfera, come dimostrato dalla seconda "From a Higher Reality" che segue a ruota l'intro iniziale. Accanto allo screaming efferato del vocalist, si affianca poi un cantato più epico, sorretto tra l'altro da delle chitarre che per certi versi mi hanno ricordato i Windir. Sto parlando della terza traccia, "The Kingdom of Nemesis", in cui i vocalismi al vetriolo di Algras, sono sorretti da delle chitarre old school nella vena della tradizione black norvegese (Emperor e Satyricon) e da synth a tratti davvero ispirati. Più thrash oriented invece "Trace to Beckoning Fade", anche se nella seconda parte emergono influenze più vicine ad un epic in stile Bathory. Ma sono soltanto lontane reminiscenze che s'intersecano con il chitarrismo più tradizionale del musicista ungherese, che comunque si conferma abile nel creare ritmiche cupissime inserite in un contesto a tratti claustrofobico. Algras però affonda le sue influenze non solo nella fiamma nera che bruciava negli anni '90 in Norvegia, sento infatti dell'altro nelle linee sghembe della sua chitarra: suggestioni oblique dei Deathspell Omega così come l'aura maligna dei Dødsengel o la carica mistica dei Nightbringer. C'è tanto nelle note contorte di 'The Great Scorn': il mid tempo della title track vive ad esempio di interessanti cambi di tempo, mentre "Funeral March for the Death of the Earth" sembra mostrare una vena più sinfonica vicina ai Limbonic Art e vocalmente, ai primissimi Arcturus. Insomma, l'avrete capito, Algras ha voluto omaggiare i grandi maestri del passato nordico, tributando altre grandi band black del presente, il tutto peraltro trattando temi noetici, ossia relativi alle correlazioni tra mondo fisico e la mente umana, e come essa possa influenzare determinati avvenimenti o processi fisici. La fiamma nera brucia anche nelle campagne dell'Ungheria grazie agli Aornos. (Francesco Scarci)

(Symbol of Domination/Ira Aeterna/The True Plague/Black Metal Records - 2018)
Voto: 70

https://symbolofdomination.bandcamp.com/album/sodp108-aornos-the-great-scorn-2018