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sabato 2 maggio 2020

Nudist - Incomplete

#PER CHI AMA: Post Metal/Sludge
Parto con il commentare l'ottimo artwork di copertina, curato da Coito Negato, per la nuova opera dei fiorentini Nudist. L'album, mixato e masterizzato da Eralbo Bernocchi, è da ascoltare con massima attenzione, per assaporarne tutte le sfumature e le variegate contorsioni compositive. Siamo all'interno dello sludge e del postcore, quello più viscerale e abrasivo, essenza che potevamo trovare già nelle atmosfere del seminale 'Aggravation' dei Treponem Pal, unito alla drammaticità nevrotica e decadente dei lavori micidiali dei Forgotten Tomb, di cui la voce dei Nudist, Lorenzo Picchi (anche al basso), ne ricorda non poco lo stile vocale. Originali nel loro sopravvivere nella sfera del genere, uniscono ritmi claustrofobici (ottimo il drumming Francesco Caprotti) e coloratissime sfumature di nero, sottolineate dai taglienti riff al vetriolo di Gabriele Fabbri (c' è anche lo zampino magico di Xabier Iriondo - chitarrista degli Afterhours - in questo bel disco), che penetrano nella carne (l'opener "Roped and Tied" ad esempio) come lame affilate, per un totale di una quarantina di minuti tutti da gustare con vorace desiderio di musica nera e avvolgente, uno sfogo di rabbia palpabile, meditato, finemente realizzato e niente meno che registrato al teatro Fabbrichino di Prato. Si sente, traccia dopo traccia, l'esperienza maturata di una band navigata, che fa valere le sue qualità musicali acquisite. Sferzate soniche e rallentamenti in slow motion per un film in bianco e nero dagli accentuati chiaroscuri, dove le parti 1 e 2 del brano "River", rivelano un'ottima vena sperimentale, con variazioni nel canto (con l'aiuto vocale di RYF) che si elevano dalle usuali vocals in screaming, aprendo il suono della band ad ulteriori frontiere ipnotiche e psichedeliche. Il terzo brano, "Demolition", si erge nella sua sofferta cronaca lisergica, con un'escalation di drammaticità a dir poco epica, in una sensazione di sospensione avvenuta in uno spazio senza tempo, marcato dall'oscurità incombente. "Crawl in Me", si muove a passo lento in un ambito fumoso e cupo, per uno scenario filmico e d'ambiente noir, un sound originale, vicino al depressive black, con voce salmodiante, straziante e lacera per una marcia funebre, maligna e lugubre che non fa prigionieri. I pregi artistici dei Nudist vengono messi in bella mostra da una eccelsa qualità di registrazione per l'intero percorso del disco ed anche nel lungo brano conclusivo, che porta il titolo dell'opera, "Incomplete" appunto. Una lunga soffertissima interpretazione acida, dall'incedere progressivo ed ossessivo, che si abbatte sull'ascoltatore come un macigno, per porre fine ad un set di canzoni che rapiscono per coinvolgimento emotivo ed un'atmosfera ammaliante virata al nero cosmico. Un album da mettere forzatamente tra le vostre collezioni migliori. Ascolto obbligato ed intensificato. (Bob Stoner)