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martedì 1 settembre 2015

Hercyn - Dust and Ages

#PER CHI AMA: Post Black/Folk, Agalloch
Non mi nascondo, gli Hercyn li ho osannati in occasione del loro demo cd, 'Magda', un po' meno per lo split album con i There Roya, ma li stavo aspettando al varco. Finalmente esce in questi giorni il loro debut album, 'Dust and Ages' per cui sono assai curioso di saggiare lo stato di forma del quartetto del New Jersey, che tanto mi aveva impressionato per quel sound in stile 'The Mantle' degli Agalloch. Quattro i brani a disposizione, anche se il terzo è in realtà una lunga suite costituita da cinque momenti. Si parte con "Dust", pezzo semi strumentale di quasi quattro minuti che funge più che altro da intro, ove si subodora già la vicinanza ai mostri sacri dell'Oregon. È con "Of Ruin" che inizio a godere: chitarra acustica ed elettrica procedono sincrone, legate da un invisibile filo che serve a donare quell'impercettibile aura magica, di cui avverto 'Dust and Ages' esserne ampiamente avvolto. I suoni po' ovattati sono quasi un must nel genere, le vocals di Ernest Wawiorko sono molto simili a quelle di John Haughm degli Agalloch, ma poco importa. La musica degli Hercyn, pur essendo inevitabilmente derivativa da quella dei ben più famosi colleghi, preserva intatto quello spirito neofolk che avevo saggiato ai loro albori. I quattro musicisti partono poi con le tipiche incursioni malinconiche che si muovono tra il post black e il post rock. Lungo i 14 minuti abbondanti di "Storm Before the Flood" se ne sentono di tutti i colori: si parte da un approccio decisamente brutale, ma poco a poco, la band va in cerca della propria essenza naturistica e la struttura tipicamente black del prologo, lascia spazio ad un mid-tempo più ragionato e onirico, anche se a cadenza puntuale, il sound sfocia in rabbiose galoppate che trovano presto la pace in inebrianti break acustici dal forte sapore rock. A metà brano, e siamo al minuto 7'40" è la splendida abbinata chitarra acustica/basso a solleticare la mia fantasia, consentendomi l'abbandono a soffuse atmosfere rilassante. Ma da li a poco, ecco il rutilante incedere dell'armeria pesante a spezzare ancora una volta l'incantesimo con un riffing epico, che tuttavia non dilapida quello status emotivo che si era fin qui addensato nella mia anima e che troverà peraltro modo di accrescere anche nello spumeggiante assolo di questa lunga song. "Ages" chiude ahimè il debutto degli Hercyn, con 4 minuti e mezzo di delicati arpeggi e il soffice percuotere della batteria. Siamo alla fine di questa prima avventura ufficiale targata Hercyn, ma ne sono certo, sentiremo ben presto parlare di loro. (Francesco Scarci)

(Self - 2015)
Voto: 80

sabato 23 agosto 2014

Thera Roya / Hercyn - All This Suffering Is Not Enough

#PER CHI AMA: Post Black/Sludge, Agalloch
Non più di due mesi fa vi parlai dell'EP di debutto dei ragazzoni del New Jersey, Hercyn. Oggi tornano con uno split album in compagnia dei Thera Roya, compagine di Brooklyn, NY, che si è fatta notare lo scorso anno con un EP omonimo all'insegna dello sludge/post metal. Ed ecco che le due band si mettono insieme e rilasciano 'All This Suffering Is Not Enough', dischetto costituito da due lunghi pezzi che testimoniano l'ottimo stato di salute dei due act statunitensi. Partono sobriamente i Thera Roya, con gli otto minuti di "Gluttony": arpeggio educato, atmosfera soffusa shoegaze, vocals pulite ma sofferenti. Poi finalmente qualche chitarrone fa decollare il pezzo, accompagnato ovviamente da vocals più sgraziate, ma quello che prevale e rimane nell'orecchio è quella ritmica quasi post punk, ammantata da suoni indecifrabili in lontananza che conferiscono quasi un'aura mistica al pezzo del terzetto della Grande Mela, per un risultato finale direi apprezzabile. Solo sul finire del brano, il suono acquisisce anche un vago sapore tra il doom e lo stoner, segno comunque di una certa ecletticità dei nostri. E' il turno degli Hercyn, che tanto avevo adorato con 'Magda' e quel suo feeling "Agallocchiano". "Dusk and Dawn" prosegue su quella strada e i suoi 14 minuti mi convincono appieno, sebbene il sound risulti un po' impastato e ne penalizzi il risultato finale. In questa lunga traccia, si fa più forte l'influenza cascadiana nelle parti tirate, con tanto di blast beat funambolici che per un momento mi fanno pensare ad un indurimento del sound. Dopo cinque minuti di martellamenti vari, le nubi vengono spazzate, l'atmosfera si fa più cupa e la musica accresce in malinconia e inizia il giro nel mutevole mondo degli Hercyn. Il ritmo torna a farsi infernale, ma è solo una breve parentesi perchè una bellissima chitarra prende il sopravvento e pennella una splendida e drammatica melodia. Ma non è finita, come su un roller coaster, i nostri ci riportano giù con ritmi forsennati per poi piano piano risalire il binario con modi più tranquillizzanti. Insomma, uno split piacevole che permette, a chi non li conoscesse, di avvicinarsi a due interessanti realtà del panorama USA. E ora attendo i loro full lenght! (Francesco Scarci)

domenica 29 giugno 2014

Hercyn - Magda

#PER CHI AMA: Post Black/Folk, Agalloch, Arbor, Fen
Visto che in Italia nessuno ha considerato gli statunitensi Hercyn, me ne prendo carico io e vi spiego quanto siano bravi questi quattro ragazzi (3 dei quali sembrano avere origini italiane visti i loro cognomi). La band, di stanza in New Jersey, esiste dal 2011 e 'Magda' rappresenta il loro EP di debutto, uscito sul finire del 2013 (ma contenente materiale scritto tra il 2011 e 2012) e rilasciato tra l'altro, in versione acustica nel 2014. Interessante l'esperimento dei nostri nel coniugare tutte le loro influenze in un'unica song, "Magda" appunto. Ventiquattro minuti di sonorità da brividi che in un climax ascendente emozionale, sapranno scaldarvi il cuore. Il brano inizia in modo assai ispirato, un po' come accadde una decina d'anni fa, per 'The Mantle' degli Agalloch. Atmosfere soffuse, giri di chitarra acustico/elettrici da brividi, e piano piano il suon cresce fino a quando una batteria inizia a martellare in modo forsennato e le vocals di Ernest Wawiorko emergono nel proprio stile, uno screaming al vetriolo. Il sound dei nostri si sviluppa poi in realtà su un mid-tempo ragionato, che qualcuno definisce post-black, qualcun'altro cascadian venato di influenze folk: tutte queste definizioni alla fine calzano a pennello per i nostri. La band non si tira certo indietro quando c'è da pestare sull'acceleratore (la parte centrale della song ne è un esempio), ma il tutto viene edulcorato dall'eccellente lavoro fatto dalle chitarre che dipingono decadenti paesaggi autunnali, con le loro splendide melodie. Ancora una volta ripenso a 'The Mantle' (per me il miglior disco degli Agalloch), ma anche agli inglesi Fen o agli Arbor di Portland. Tuttavia non manca una personale visione da parte degli Hercyn, band dotata di grande carisma e intelligenza, che mi sentirei di suggerire a etichette nostrane (Aural ad esempio). Interessanti poi le visioni psichedeliche, palesate dall'ensemble di Jersey City, sul finire del brano, che mostrano l'ecletticità dei 4 americani. I margini di miglioramento per la band sono assai ampi e il voto ribassato di mezzo punto, rispecchia la fiducia e l'aspettativa che conservo nel sentire un nuovo full lenght dotato di una bellezza infinita. (Francesco Scarci)

(Self - 2013)
Voto: 75

https://www.facebook.com/Hercyn