Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Hell:On. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Hell:On. Mostra tutti i post

martedì 4 marzo 2025

Hell:On - Shaman

#PER CHI AMA: Thrash/Death
Quando il vento gelido delle steppe ucraine si mescola al clangore di un death brutale e primordiale, ecco nascere 'Shaman', settimo sigillo degli Hell:On. Avevo amato il precedente 'Scythian Stamm' e quindi, le mie aspettative per questo nuovo lavoro, devo ammettere fossero piuttosto elevate. Questa nuova fatica del quintetto di Zaporizhia si presenta come un rituale sonoro, un viaggio nelle tenebre che ci ricorda che la musica non è solo una forma d'arte, ma un modo per esplorare i recessi più profondi dell'anima. L'apertura dell'album, "What Steppes Dream About", è un pezzo che evoca immagini di antichi rituali tribali, sostenuta da un riff di chitarra che s'insinua come un serpente venefico. Il growl del frontman solca l'aria, trasmettendo un senso di invocazione, come se stesse chiamando a raccolta le forze oscure dei nostri antenati, mentre le chitarre di Hellion e Anton, costruiscono un muro di suono che crolla in un assalto death metal. "When the Wild Wind and the Soul of Fire Meet" è la classica quiete prima della tempesta: in principio, solo flebili suoni poi sostituiti da riff travolgenti e una batteria martellante che si fondono in un crescendo implacabile, atto a creare un muro sonoro che travolge l'ascoltatore, in un finale sincopato che mi ha evocato i primissimi Septic Flesh. Ma è forse con "Tearing Winds of Innerself", che la tempesta interiore prende forma in un assalto di blast beat e killer riff, un tornado sonoro che squarcia ogni difesa, anche laddove persistono le porzioni tribali, ma che prende il sopravvento quando i nostri ci lasciano cadere in un ubriacante maelstrom sonoro e ci avvolgono in un epico assolo conclusivo che lascia un’atmosfera incandescente. Si prosegue con il misticismo sciamanico di "Preparation for the Ritual", che va a fondersi con una brutalità sonora, creando un incantesimo che non lascia scampo, in una sorta di versione death metal dei Melechesh. Con "He with the Horse’s Head", il galoppo ritmico è un’eco di zoccoli su una pianura arida, mentre le chitarre intrecciano melodie mediorientali a un death metal possente, e in cui va sottolineata, ancora una volta, la performance solistica delle due asce e il dualismo vocale di Olexandr Bayev, abile a muoversi tra growl e vocals strozzate in gola. La caduta si approfondisce in "A New Down". Riff spezzati si uniscono a un ritmo forsennato, in una furente cavalcata che mi ha ricordato i Sepultura di 'Arise' uniti ai Death di 'Human', mentre un assolo vertiginoso squarcia la matrice sonora nella seconda metà del brano. Il drumming è un ruggito continuo, un tuono che non si ferma davanti a nulla, anche nella successiva "I Am the Path". Qui, la batteria di Leshiy colpisce con precisione brutale, alternando raffiche a pause cariche di un silenzio inquietante, mentre le chitarre s'intrecciano in armonie oscure e taglienti, e la voce ruggisce come un oracolo posseduto. A chiudere il disco, ecco la title track, un pezzo che apre con roboanti ritmiche scuola Morbid Angel, per poi cedere il passo a un’atmosfera doomeggiante, che è un misto tra misticismo e nichilismo. Alla fine, 'Shaman' non raggiungereà i livelli eccelsi del suo predecessore ma comunque si dimostra come un album solido, un rito, un cerchio di fiamme e teschi che chiama a sé gli spiriti di un tempo, di un’Ucraina ferita che respira guerra e sopravvivenza. (Francesco Scarci)

(Archivist Records Ukraine - 2025)
Voto: 80

https://hellonband.bandcamp.com/album/shaman

sabato 7 novembre 2020

Hell:On - Scythian Stamm

#PER CHI AMA: Death/Thrash, Nile, Melechesh
Bombaaaa... e non stiamo certo parlando della hit di King Africa, ma del nuovo lavoro degli ucraini Hell:On, il sesto per essere precisi. 'Scythian Stamm' è un attacco frontale di death thrash senza tanti fronzoli ma con un'intensità davvero come pochi. Ragazzi io sono ancora frastornato dalla furia annichilente dell'opener "Spreading Chaos" (e dal suo brillante coro), un pezzo che lanciato alla velocità della luce, ha un effetto frantuma ossa, nonostante il quantitativo esagerato di melodia che sgorga dai suoi riff. Per non parlare poi degli spettacolari arabeschi che qua e là emergono lungo il brano. Pazzeschi. Una sorta di Melechesh del death metal con una minor influenza mediorientale ma con una intelligenza musicale ben superiore a mio avviso. E non è solo legato al primo pezzo perchè il tutto si conferma anche nelle note della seconda "The Architect's Temple", forse anche meglio. La tempesta ritmica che si abbatte sulle nostre teste è granitica ma comunque attenuata dalle melodie onnipresenti, che in fase di assolo assumono le sembianze di un heavy classico da URLOOOOOO. Ragazzi, smettete di ascoltare qualsiasi altra cosa e concentratevi su questo 'Scythian Stamm', mi sa che siamo in odore di top album dell'anno per il genere, almeno per il sottoscritto. Album memorabile di cui ne prescrivo obbligatoriamente l'ascolto. E le cose sembrano migliorare di brano in brano con la terza "Ashes of Gods" che sembra più imbrigliata di sonorità Middle East in una sorta di riproposizione degli Orphaned Land più ispirati. Mi piace il tiro delle chitarre (qui più compassate), l'amalgama con basso e batteria e ovviamente anche il ringhio del vocalist, nonchè il lavoro eccelso dei synth a costruire spettacolari parti atmosferiche. Citavo inizialmente l'eccelso livello dei cori, e "Under The Protection From Beyond" oltre a livello musicale, si conferma accattivante soprattutto a livello corale. Certo che poi quando gli axemen decidono di fare i fenomeni della sei-corde non ce n'è davvero per nessuno. Tutto passa in secondo piano e rimango assorbito dal fascino miracoloso dei cinque musicisti di Zaporizhia che in questa song oltre ad inglobare influenze di Nile, Melechesh, Vader, Morbid Angel, sento anche un che dei Pestilence di 'Testimony of the Ancients'. Ma lo spettacolo non finisce certo qui perchè "Movements of the Godless" sfodera quantitativi esagerati di epiche orchestrazioni scuola Xerath/Dimmu Borgir, fate voi, anche se poi la ritmica somiglia più al suono di un cingolato con il drumming in particolare, vicino alla velocità della classica contraerea, con un suono peraltro frastagliato e detonante. Potrei utilizzare decine di righe per descrivere la qualità eccelsa di questo brano ed in generale dell'intero lavoro, ma ve le risparmio e a questo punto mi limito a darvi gli ultimi consigli per un ascolto accurato. Se "The Denial Of Death" sembra configurarsi come un classico del death metal, beh non fatevi fregare perchè le colate chitarristiche potrebbero ricordarvi gli inglesi Akercocke mentre per la componente sinfonico orchestrale, i richiami potrebbero andare ai nostrani Fleshgod Apocalypse, con la sola differenza che io preferisco gli Hell:On, vi basta questa come referenza? C'è comunque ancora tempo per farsi sorprendere dall'inquientante incedere di "B.S.B" e dall'utilizzo di una strumentazione più mediterranea (mi sembra addirittura di sentire uno scacciapensieri) che sembra ritornare anche nell'effervescente "Whispers Of The Past Yet To Come", un altro pezzone a mio avviso forte sotto ogni aspetto melodico strumentale. Mi ero ripromesso di non fare un track by track, eppure 'Scythian Stamm' sembra non lasciare scampo, indi per cui posso ammettere che se avessi potuto fare a meno di una song, quella sarebbe stata "Roaring Silence", meno avvincente delle altre, che in un qualunque altro album però farebbe la sua porca figura, soprattutto a livello solistico (mostri i due chitarristi). In chiusura la deflagrante "My Testament" che obbliga il sottoscritto ad ascoltare l'intera discografia degli Hell:On e se necessario fare incetta dei loro dischi. Ah, l'obbligo è valido anche per tutti voi, sono stato sufficintemente chiaro? (Francesco Scarci)

(Hell Serpent Music - 2020)
Voto: 88

https://hellonband.bandcamp.com/album/scythian-stamm