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mercoledì 1 giugno 2022

Jazz-iz-Christ - S/t

#PER CHI AMA: Experimental
Una delle emanazioni più interessanti della tumultuosa creatività di Tankian prende forma in un eterogeneo collettivo di musicisti selezionato mediante asciugazione idrolitica. Scopo: la crocifissione del jazz ortodosso, se ne esiste uno, attraverso un consistente assortimento di sconfinamenti. Etnici (il sitar di "Honeycharmed", l'etno-polleggio-club alla Deep Forest di "Balcony Chats" o il soft-porn-club alla Claude Challe di "Scoth in China", funk (il crescendo funkettoso di "Yerevan to Paris", insolito per il genere, la truzzeria di "Waitomo Caves"), prog (le suggestioni flautistiche static-progressive nella eccellente "Arpeggio Bust" o ancora il tastieronismo di aroma canterburese nel finale di "Honeyharmed"), dub (quello sonnolento anni-novanta, ottimamente stigmatizzato da come la vocalist pronuncia il "comm'ouwn" iniziale), la destrutturazione post-metal (la S-O-A-D-esca "Jinn", oppure la onnicomprensiva "Fish Don't Scream", sorta di "Peaches en Regalia" anni zerodieci). Quanto al Tankian vocalist potete concentrarvi su "Garuna", traditional armeno composto nel 1915 da Komitas Vardapet, musicista e musicologo, testimone e martire del genocidio armeno (E’ primavera e ha nevicato / Vaay le le, vaay le le, vaay le le le le / La mia innamorata è diventata fredda / Akh, vorrei che la lingua del mio nemico si prosciugasse). Ora ascoltate questo disco riflettendo sul fatto che forse questa stupida nebbia non è poi così male. (Alberto Calorosi)

(Serjical Strike Records - 2013)
Voto: 78

https://serjtankian.com/pages/jazz-iz-christ