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martedì 17 dicembre 2019

Blood Ritual - Black Grimoire

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death, Dissection, Nile
Con le orecchie ancora crivellate dai colpi dei Summon metto su l'ultimo platter dei Blood Ritual, ormai datato 2005, sapendo già di dovermi sorbire l’ennesimo scontato massacro death/black. Una montagna di pesanti riff schiacciasassi, con forti echi di derivazione Nile, mi investono già dal primo lunghissimo pezzo (otto minuti di malvagità allo stato puro che trasuda dai solchi di questo “Invocation of Satan”), pezzo che mi stupisce non tanto per la cattiveria, ma per l’uso di chitarre soliste melodiche che mi hanno immediatamente richiamato i Dissection di 'The Somberlain'. Devo ammettere che il mio scetticismo iniziale sia stato presto spazzato via dalla prima traccia, che mi ha permesso di ricredermi sulla qualità dei nostri death metallers statunitensi. Anche i successivi brani si mantengono sulla stessa linea: ritmiche iper-tecniche e opprimenti, registrate su toni di chitarra bassissimi, contrapposte a momenti un po’ più atmosferici, vocals agonizzanti e soprattutto ottimi assoli. Quello che non mi piace granché di quest’album, è il suono della batteria, troppo stile “pentola” nella prima track e troppo ovattata nelle successive; il tutto probabilmente a causa degli studi di registrazione, i famigerati The Autopsy Room che hanno ospitato i 3 Inches of Blood e Drawn & Quartered, band dedite ad un sound abbastanza marciulento. Credo che ciò penalizzi non poco la proposta dei nostri, che se invece, adeguatamente prodotti e limate un po’ d’imperfezioni di troppo, potrebbero aprire la loro proposta ad un pubblico più ampio. Il cd è disponibile anche in un deluxe digipack con tre bonus tracks incluse. Vi segnalo che l’orrida cover è stata concepita da Rex Church degli Acheron. Peccato per alcune “grezzate”, altrimenti quest’album avrebbe meritato di più; ad ogni modo, tutti gli amanti di Dissection, Aborted e Nile diano pure un ascolto a questo oscuro 'Black Grimoire', laddove le porte dell’inferno si spalancano. (Francesco Scarci)