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martedì 21 maggio 2019

Orso – Paninoteca

#PER CHI AMA: Post Metal strumentale, Pelican
Sono sincero, con una copertina del genere e un titolo così, ho fatto fatica a prendere sul serio la proposta degli Orso. Tuttavia, alla prova del play sono rimasto piacevolmente sorpreso, a riprova del fatto che non va mai giudicato un album dalla sua copertina. La proposta degli Orso è un post metal sludggione strumentale, pregno di ambienti e di dissonanze che penetrano come lame sotto la pelle. Più si prosegue nel disco poi, più i toni oscuri e maligni entrano nel cervello come una colata di petrolio incandescente. L’incipit "Sloppy Joe" riversa lapilli di lava nei timpani dell’ascoltatore, tra bordate di batteria violente, arpeggi in stile Deathspell Omega da far rabbrividire anche il più efferato metallaro. "Choripan" con i suoi otto minuti abbondanti di ambienti, descrive degli scenari da film, senza privarsi di momenti pesanti dove i distorsori prendono il sopravvento sulle scie dei delay. "Horseshoe" dimostra poi come i quattro ragazzi di Losanna siano in grado di scrivere ottimi riff sludge riuscendo ad ottenere quei landscapes alla Pelican, ma anche alla Melvins, fino a sfociare in sfuriate vicine al post hardcore. In generale, ogni pezzo si svolge come una storia a sé e definisce come un racconto, fatto di pieni e vuoti, di rilassamento e di intensità. Un disco non facile 'Paninoteca', dove la sua seconda parte si dimostra assai più ardua da ascoltare, diciamo che avrei apprezzato fosse durato la metà, in ogni caso non è un difetto che disturba più di tanto, quanto la mancanza di significato. Mi spiego meglio, questo disco non manca di tecnica, non di buone canzoni o di arrangiamenti, semmai manca di un messaggio, tutto quello che sta intorno alla musica. Dobbiamo sempre ricordarci che le canzoni sono fatte per essere ascoltate e che l'ascoltatore ha bisogno di un contesto e di un significato per capire in cosa sta investendo, in questo caso quasi un’ora della sua vita. Ecco 'Paninoteca' non mi pare proprio un messaggio adeguato alla proposta musicale degli Orso; se non avessi ricevuto questo disco dal Pozzo dei Dannati, non mi sarei mai e poi mai lanciato nell’ascolto di un lavoro con un titolo del genere. Sarebbe un disco quasi perfetto musicalmente, con personalità, talento e attenzione ai suoni ma ragazzi, siate più seri, la mollica di pane in copertina non si può proprio guardare. Esistono artisti grafici talentuosissimi, per nominarne un paio STRX e Coito Negato che per un investimento esiguo avrebbero potuto rendere graficamente la vostra musica in maniera decisamente migliore; allo stesso modo in cui avete affidato il mix al chitarrista dei Converge e il master a Magnus Lindberg (Cult of Luna), avreste dovuto curare la parte grafica e il messaggio allo stesso modo. Un vero peccato che penalizza pesantemente il mio voto conclusivo. (Matteo Baldi)

(Czar of Crickets - 2019)
Voto: 62

https://orsoband.bandcamp.com/album/paninoteca