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sabato 2 febbraio 2019

Morso – Lo Zen e l'Arte del Rigetto

#PER CHI AMA: HC/Punk/Noise Rock
Il posto dell'hardcore nella penisola italiana è sempre stato di prima linea, un laboratorio underground di musiche estreme che spesso e volentieri fu poco considerato, vittima di esterofilia, bistrattato, dimenticato, ma a volte osannato, sicuramente dai fedelissimi tanto amato. I tempi cambiano e si va avanti, ci si evolve. Questo è il caso dei lombardi Morso, che rifacendosi in parte al titolo di un libro assai piacevole, hanno sfoderato un bel disco di musica tesa e moderna, cantato in lingua madre, veloce e convincente. Certo, le derivazioni ci sono ma non eccedono, quindi le mie lodi vanno ad un vocalist (Guido) di tutto rispetto, che si fa notare e che, a discapito di una lingua così difficile da accostare a questo tipo di sonorità, il tutto per farsi capire, adagia un canto così dinamico e potente che, canzone dopo canzone, si ha l'idea di essere davanti ad un disco ben studiato e soprattutto molto ispirato. La formula è un HC di nuova estrazione, con qualche spinta verso il metal, come fecero a loro modo i Negazione, combinata con l'isteria matematica dei The Dillinger Escape Plan sullo sfondo (anche se tecnica e cambi di tempo estremi non sono una priorità della band), il tono polemico tra urla e proclami alla Teatro degli Orrori (anche se qui manca quel lessico spinto, di ardore politicamente scorretto e i Morso inseguono tematiche decisamente più socio/esistenziali), e tutta una serie di richiami in ordine sparso a Marlene Kuntz, Afterhours, Contrasto, perfino i Subsonica, in piccole dosi nelle parti più melodiche (poche e mirate). Così, hardcore, noise e punk alternativo tirato e tosto vanno a braccetto (sarà la buona produzione suggerire un certo richiamo ai Jesus Lizard), suonati al fulmicotone, sparati in faccia all'ascoltatore per far male e toccarlo nelle ferite più vive, evocando un che degli RFT. Il disco vola e diverte, la sua carica esplosiva e il carattere oltraggioso e pessimista dei testi, che hanno la buona virtù di permettere a tutti di potersi rispecchiare (di questi tempi non è poco per la musica italiana in generale), fanno in modo che brani velocissimi come "Liberaci dal Male", "Glamour Suicide", "Il Fine Giustifica i Mezzi" e la favolosa "Ex" (con la sua E meneghina accentuatissima e splendidamente glam!), oppure la conclusiva "Sognavo di Essere Bukowski", diventino inni alla battaglia, inni alla resistenza per la sopravvivenza quotidiana. Alla fine questo album, licenziato via dischi Bervisti (piccola etichetta coraggiosa e piena di buon gusto musicale), è una gran bella sorpresa, un disco sanguigno e intellligente di musica estrema che potrebbe indicare una nuova via percorribile per il futuro della musica alternativa in Italia. (Bob Stoner)

(Dischi Bervisti/Cave Canem DIY - 2019)
Voto: 80

https://dischibervisti.bandcamp.com/album/lo-zen-e-larte-del-rigetto