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lunedì 21 gennaio 2019

Ivan - Memory

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Nella definizione di mattone, accanto a quella di materiale laterizio o di cose o persone pesanti e noiose, dovremo aggiungere anche gli Ivan, un duo proveniente dall'Australia che ha rilasciato questo terzo lavoro, 'Memory', sottoforma di due brani davvero ostici da digerire. E non solo per una lunghezza estenuante, oltre 48 minuti, più che altro per un andamento davvero lento ed inesorabile. Come immaginerete, siamo nell'ambito del doom estremo, peraltro ben suonato, però a questi ritmi, davvero sfiancante. Si apre con il decadente suono di "Visions" e quello che preme innanzitutto sottolineare, è la performance (apparentemente) meravigliosa al violino, di Jess Randall, session man della band accanto ai due virgulti che portano avanti il progetto. Il violino di Jess si prende infatti la scena per quasi quattro minuti di strazianti melodie su cui poggeranno le vocals e la ritmica dei due musicisti di Melbourne. Tuttavia, il violino persiste nell'essere il vero driver del flusso sonoro degli Ivan, occupando per la maggior parte del tempo, il ruolo di indiscusso protagonista del cd, da un lato edulcorando la proposta del duo, dall'altro, mi verrebbe da dire che dopo un po', l'espressività, la poesia e l'effetto sorpresa legate al suono di quel magnifico strumento, vengono meno. Ed ecco, dopo una decina di minuti trovarmi a lamentarmi dell'ingombranza del violino stesso che alla fine si prende tutta l'attenzione, onori ed oneri, di un sound si claustrofobico, ma che alla lunga risulta troppo monolitico. Dura sorbirsi gli oltre 22 minuti dell'opener, privi di un vero spunto vincente, non parliamo poi dei 26 di "Time is Lost". La song apre con un'abbinata pianoforte/violino, che preannuncia quanto dovremo attenderci in quest'infinita suite, che vede proporre le classiche ritmiche funeral, abbinate a lamentose linee melodiche di chitarra e al growling da orco cattivo del vocalist, questo però propagato all'infinito. Certo, aspettatevi ancora qualche break affidato al solito strumento a corde, ma nessun altro particolare sussulto teso ad interrompere lo scorrere struggente di un disco che dire impegnativo è poco. Si, insomma un buon mattone da cui partire per costruire le basi future di un suono auspichiamo più dinamico. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions - 2018)
Voto: 65

https://ivanbandau.bandcamp.com/album/memory